“L’ultimo anno è stato difficilissimo per la nostra comunità e, soprattutto, per le donne sole come me. Negli ultimi mesi abbiamo affrontato un’estrema carenza di cibo, le scorte erano finite e i miei figli erano malnutriti. Vedere i miei cinque bambini affamati e sofferenti è stato il più grande fallimento della mia vita e soffro molto per questo.”

 

Testimonianza di una mamma sola, indifesa e impotente davanti alle conseguenze della guerra.

Vivere in una bolla

Un giorno mi sveglio, sbadiglio, stropiccio gli occhi, e vado in cucina. Sento voci ridere e metto a fuoco i miei genitori seduti a bere caffè. Sento altri suoni e metto a fuoco la televisione. Leggo titoli strazianti, ma realmente non li sto leggendo; o almeno lo faccio ma non capisco. Ciò perché attivo quasi involontariamente un meccanismo automatico di difesa che mi impedisce di preoccuparmi o spaventarmi più di quanto io abbia già fatto. Ma posso definire le situazioni che vivo spaventose? Tristi? Beh, ormai non credo. Finalmente apro gli occhi sul serio e la verità mi sommerge: è il momento in cui quella bolla in cui mi trovo scoppia e mi lascia libera, cosciente. Da quell’istante ripercorro la storia umana e osservo lo sfondo fatto di conflitti e incomprensioni: guerra. Lo stesso errore che si ripete soffocando più vite di quante ne abbiamo mai sentite.

Vivere in una guerra costante

Oggi la guerra è un effetto di tante cause che si riversano su un popolo, sull’umanità. Qui in Italia le guerre quasi “non ci toccano” ma è proprio questa la verità? Direi di no: ci toccano eccome e per questo esistono persone che fanno qualcosa che non è “un qualcosa” di piccolo e insignificante, ma in realtà corrisponde a tantissimo.

Parlando di guerra si pensa agli eserciti, alla corsa agli armamenti, alle macerie. Ma cosa c’è dietro? Chi ne è colpevole? Chi subisce? Subiscono i soldati, i civili, ma siamo sicuri che ormai questi ultimi non siano la stessa cosa? La guerra causa disequilibrio dovunque, eppure oggi si inizia a sottovalutare tutto: “piccolo paese, piccola rivolta”. Basti pensare allo Yemen, al Tibet. Luoghi in cui il conflitto sembra dimenticato o quantomeno interessare solo pochi.

Nello Yemen, per esempio, siamo all’ottavo anno di una guerra spregevole. Nel 2017 le Nazioni Unite parlavano del conflitto in Yemen definendolo la “peggiore crisi umanitaria nel mondo”. Per non parlare del 2019, quando con lo scoppio dell’epidemia “SARS-CoV-2” il Paese venne ridotto allo sfinimento e adesso ancora ne sta pagando le conseguenze. Per fortuna esistono delle persone che, a parer mio, sono la personificazione della Speranza, associazioni come Medici Senza Frontiere che fanno un lavoro immenso. MSF è nello Yemen dal 1986 e continua a sostenere gli abitanti distribuendo medicine e altri tipi di cure. Il loro lavoro è importantissimo, ma nonostante i morti siano già praticamente 400.000, sono sicura che 5 persone su 10 (tra cui anche me fino a poco tempo fa) non ne sapevano niente. Forse perché queste persone sono ancora bloccate nella bolla di cui vi parlavo prima: sentono ma non ascoltano, vedono ma non osservano.

Vivere a pezzi

Chi vive la guerra non vive una vera vita, ma nemmeno chi vive in una bolla. Bambini, adulti, con sogni e ambizioni bloccati tra le macerie e bambini, adulti, rinchiusi nella loro bolla, ignorando quelli che sono i problemi del nostro mondo. La verità è che non si può aspettare. Aspettare un ago che faccia scoppiare la bolla e aspettare che quegli aerei smettano di bombardare. Bisogna fare qualcosa. Agire, fare quello che possiamo. E grazie a MSF, noi stiamo finalmente agendo.

E con questo chiudo. Mi aspetta ancora molto da conoscere a proposito della guerra e sono avida di verità e di informazioni.

Auguro a tutti noi una sana fuoriuscita da questa bolla.

Fidatevi di me, ne vale la pena!

 

Autori: Micol Tosini

Classe e scuola: 3E IC Guglielmo Marconi - Palermo

Insegnante di riferimento: Daniela Conte