«Tutto questo significa che la morte di chi è morto non ha valore, che la tortura di quelli che sono stati torturati non merita considerazione e che non ci sarà nessun risarcimento per la distruzione della vita di milioni di persone. Ci stanno dicendo che il sangue non è il prezzo della libertà e che le vittime non sono il sacrificio per la salvezza» - Yassin al-Haj Saleh, scrittore ed intellettuale siriano

 

 

Negli ultimi anni la Siria è stata colpita da molteplici guerre e scontri armati, i quali hanno portato come inevitabile conseguenza numerose fratture interne. Ne è un esempio quella nella società, separata a causa della guerra civile, raccontata anche da diverse voci di testimoni sopravvissuti al regime Assad. Anche quest’ultimo è stato un fattore di separazione, che solo di recente si sta cercando di “normalizzare” sempre di più. 

Una guerra locale con molti attori internazionali 

La guerra civile in Siria è un devastante conflitto che coinvolge diverse nazioni, gruppi ribelli e organizzazioni terroristiche. È uno dei peggiori conflitti nella storia moderna, con centinaia di migliaia di morti, milioni di feriti e sfollati. Scaturita dalle proteste delle primavere arabe nel 2011, la situazione si è trasformata in una guerra civile e poi in un conflitto internazionale. Il governo siriano è sostenuto da Russia, Iran e Hezbollah, mentre gli Stati Uniti e altri paesi occidentali appoggiano i gruppi ribelli moderati. Al-Qaida e ISIS hanno approfittato dell’instabilità del paese per diffondere la propria ideologia e ampliare il loro controllo territoriale. Nonostante i negoziati di pace, la Siria rimane divisa e la pace sembra lontana.

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Fatti recenti della Siria e  la normalizzazione del regime Assad 

 

Negli ultimi anni la Siria è stata caratterizzata dalla presenza del regime Assad, che nel

2012 era stato protagonista della nascita di molteplici disordini, a causa di repressioni violente contri i manifestanti. Si sta quindi cercando di andare verso una normalizzazione di questo regime, partendo da un incontro tra Bashar al-Assad e il primo ministro degli Emirati Arabi Uniti ad Abu Dhabi, proprio qualche giorno dopo l’anniversario della Rivoluzione siriana, una visita decisiva per normalizzare i rapporti con la Siria da parte di diversi Stati arabi.

Sono molteplici i fattori che stanno contribuendo ad una normalizzazione del regime siriano, come la riconferma del potere di Assad in seguito alle elezioni presidenziali, vincendo con un 95% dei voti, svolte nel maggio del 2021.

Analizzando anche l’aspetto militare, i lealisti di Assad sembrano continuare ad avere il controllo della situazione.

Nel futuro, dunque, i Paesi arabi potrebbero approfondire il loro riavvicinamento verso Damasco. Non a caso la Siria è stata anche designata per ospitare la Conferenza Araba sull’energia del 2024. Se da una parte l’Unione Europea continua a mostrarsi decisamente inflessibile verso Assad, dall’altra l’amministrazione  Biden, formalmente contraria alla normalizzazione dei rapporti con Damasco, nei fatti ha dimostrato di avere una minore determinazione nell’uso di sanzioni internazionali e di essere anche più tollerante verso l’attivismo diplomatico dei suoi alleati mediorientali.

 

Shadi, siriano, Amsterdam 

Alcuni sopravvissuti al regime Assad raccontano della crudeltà che hanno visto e vissuto, come Shadi; a soli 6 anni suo padre fu ucciso durante una protesta e trent’anni dopo, anche lui scese in piazza nella città di Hama. Venne arrestato e portato in una piccola cella dove fu torturato con scosse elettriche ogni giorno. Quello è il carcere di Palmyra, una realtà da cui pochi escono vivi; solamente grazie alla corruzione di un alto ufficiale delle forze armate da parte della sua famiglia Shadi è riuscito a uscirne vivo.

Per un breve periodo lavorò con la Free Syrian Army, ma dovette fuggire in Olanda a causa di una nuova minaccia che ancora oggi incombe: L’Isis. Oggi Shadi vive ad Amsterdam e afferma: “Non so come finirà, ma so che l’esodo è il mio destino”.

 

Aya, 15 anni, Libano 

Aya è una bambina siriana di 15 anni che per causa della guerra è stata costretta a trasferirsi con la sua famiglia in Libano. Qui, la difficoltà della vita è molto elevata e Aya, per riuscire a salvarsi, dovrebbe sposarsi con un uomo che ha promesso di aiutare anche il resto della famiglia, nonostante la sua ancora troppo giovane età.

 

Demografia del conflitto 

La Siria è scossa da ormai 12 anni da un conflitto interno nel quale è coinvolta la maggior parte della popolazione e che presto si è trasformato in una sanguinosa guerra civile.

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La maggior parte della popolazione si trova sulla costa mediterranea e nelle principali città, tra cui Damasco, Hama, Hams e Aleppo. A livello etnico, più di tre quarti della popolazione è di origine araba mentre a livello religioso il 75% è musulmana sunnita. Queste maggioranze però devono convivere con delle minoranze di vario genere e questo incide pesantemente sulle sorti del conflitto.

 

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I Curdi

I curdi costituiscono il 10% della popolazione e sono la più numerosa minoranza presente nel territorio siriano. In generale, I curdi sono un popolo senza stato che da anni lotta per far sì che vengano riconosciuti come un’unica nazione, ma vengono costantemente ostacolati dalle potenze della zona mediorientale. All’infiammarsi degli scontri nel paese, i curdi hanno deciso di prendere parte al conflitto imponendo il loro dominio in una zona denominata Rojava. Nel 2014, questa zona è stata invasa dalle forze militari dello Stato Islamico, che hanno sterminato la fazione nemica e distrutto tutto ciò che trovavano. Perciò, grazie ad una collaborazione peshmerga del KRG (ossia le forze militari della zona curda dell’ Iraq) oggi le zone d’influenza dello Stato Islamico sono decisamente ridimensionate.

 

Crisi siriana: tra droga e potere

Dopo dodici anni dalla Primavera araba, l’economia siriana è stata devastata, portando le forze leali ad Assad a dedicarsi alla produzione di droghe come il captagon. La Siria è ora il principale esportatore di questa sostanza nella regione, con un’ampia diffusione tra combattenti e giovani. Il controllo territoriale di Assad ha facilitato la creazione di una rete di produzione e distribuzione. L’importazione legale di materiali  provenienti da paesi come Russia, Cina e India, e il trasferimento della produzione in impianti industriali hanno aumentato la quantità e la qualità del prodotto. 

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Aiuti umanitari in Siria

Nel nord-ovest della Siria, centinaia di migliaia di persone sono state sfollate in seguito all’offensiva delle forze del governo; queste persone hanno problemi ad accedere a beni di prima necessità e le loro strutture mediche sono state distrutte. Medici Senza Frontiere ha fornito assistenza in diverse cliniche e ambulatori, ma anche reparti di emergenza, maternità, sale operatorie e unità per le ustioni. Hanno collaborato con i direttori degli ospedali per coprire i costi delle operazioni e delle nuove forniture come medicinali e attrezzature.

Organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere si impegnano sempre a fornire il sostegno necessario alle persone colpite dalla crisi causata dai conflitti in corso, come hanno fatto e continueranno a fare in Siria. 

 

Sitografia 

  • Reportage di F. Mannocchi e A. Romenzi (da “Reportage”, Rizzoli Education, 2020) 
  • Siria: demografia del conflitto di Eleonora Copparoni (Lo Spiegone)
  • Verso la normalizzazione del regime di Assad di Francesco Tosone (Lo Spiegone)
  • Le vie degli stupefacenti di Enrico La Forgia (Lo Spiegone)
  • Medici Senza Frontiere: il lavoro in Siria

Autori: Davide Battistini, Alessandro Coccolini, Beatrice Mazzoni e Francesca Menozzi

Classe e scuola: 3A, Liceo IESS, Reggio Emilia

Insegnante di riferimento:  Federica Marzi