Noi non conosciamo che cosa sia la sete e la fame perché abbiamo tutto ciò che ci serve.

Credit: rappresentazione grafica dell’autrice

Qualcuno  di noi, però, ha mai provato a non mangiare o a non bere per un solo giorno? Quanti, all’inizio della pandemia, hanno riempito le proprie dispense nella paura di restare senza cibo? Quando nutriamo tali timori i nostri desideri cambiano e vengono popolati da immagini di cibo e acqua. Questi sono esattamente i desideri di tanti bambini africani e ci aiutano a capire quanto sia crudele limitare a qualcuno l’accesso ai beni fondamentali.

Ogni tre secondi un bambino muore di fame

Secondo le notizie fornite dal Guardian, ogni tre secondi nel mondo muore un bambino per mancanza di cibo. In altre parole, ogni giorno muoiono di fame 10.000 bambini.

E tutti questi valori, purtroppo, non sembrano diminuire. Anzi, ogni anno aumentano. Forse mi direte: “Ancora?!  Com’è possibile che nel 2021 si muoia ancora di fame?”

Una delle cause principali è legata a questioni storiche. L’Africa, infatti, è stata impoverita mediante un lungo processo iniziato con il periodo coloniale e continuato fino ad oggi. Nel processo coloniale, mentre le risorse terrestri e umane venivano trasportate nelle metropoli occidentali con uno spirito di rapina e di sfruttamento, l’Occidente si arricchiva e l’Africa diventava sempre più povera. Dopo l’indipendenza dei paesi africani, la tradizione di  sfruttamento è rimasta inalterata, tenuta viva e garantita dalle élite locali, che amministrano le poche risorse rimaste e lasciano ai margini masse di poveri.

Credit: rappresentazione grafica dell’autrice

Il continente africano, come dicevo, è sfruttato da secoli.

Sfruttato da qualcuno che vuole possedere tutto, senza porsi un limite. Qualcuno che vuole aggiungere un’altra borsa, un’altra macchina alla sua collezione. E forse l’avidità è la vera assassina.

Si dice che si può cambiare il destino, ma come possono crearsi un futuro coloro ai quali sono state sottratte  tutte le possibilità? Se dovessi descrivere la situazione di un africano con un’immagine, lo farei in questo modo: degli africani si trovano su un’isola deserta, non hanno niente da mangiare, hanno molta fame e per fortuna riescono a pigliare un pesce. Ma, all’improvviso, giunge una grande mano e prende il pesce per metterlo nel suo acquario.

L’esempio simboleggia quello che succede oggi: si prende la vita di qualcuno per la soddisfazione di un altro. Ebbene, per quanto tempo ancora potremo assistere inerti a questi ‘’munera gladiatoria‘’ in cui il più debole viene schiacciato? Non riusciamo a pensare che un giorno potremmo trovarci proprio noi nella veste di chi lotta?

 di Selin Denizöz, classe IIB, Liceo Scientifico Italiano Galileo Galilei di Istanbul, Turchia

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