Identità e sensibilizzazione

La Nigeria del nord è caratterizzata per un alto tasso di natalità, forse tra i più alti al mondo.
Fino a tempi relativamente recenti, molte donne nigeriane avevano la prima gravidanza all’inizio della pubertà e proseguivano ad avere figli quasi ogni due o tre anni fino alla menopausa. Era proprio del contesto sociale e culturale nigeriano avere molti figli perché l’economia della famiglia era basata sulla disponibilità di manodopera dei componenti della famiglia sia in paese che in città che nella famiglia stessa. Nonostante l’economia sia cambiata, restano molti retaggi di questo modo di concepire l’importanza della fertilità. L’età del matrimonio e del primo parto è cresciuta in ambiente urbano, ma non sempre in ambito rurale.
Molte donne sono solite partorire nell’intimità della propria casa, in qualsiasi condizione si trovi. Questo vale non solo per le donne che vivono nelle zone rurali e non hanno accesso agli ospedali, ma anche in molti casi in ambiente urbano, perché molte donne considerano il parto cesareo quasi una vergogna, un indice di debolezza. Probabilmente si sentono più al sicuro in casa e forse la presenza delle altre donne familiari permette loro di sentirsi più forti e di affrontare questo momento importante della loro vita in maniera più serena.

Relativamente ai temi della gravidanza e del parto, nella Nigeria del nord si possono evidenziare tre problematiche principali di tipo sanitario:
• la giovane età alla prima maternità,
• la pressione alta in gravidanza e durante il parto,
• le gravidanze numerose e molto ravvicinate negli anni.
Al momento del parto le donne, se troppo giovani, arrivano spesso impreparate perché non hanno la maturità psicologica, fisica ed emotiva per attraversare un momento così delicato. Questo spiega perché anche fisicamente le ragazze possono riportare lacerazioni difficilmente curabili. Il problema oggi si è ridotto perché si è presa consapevolezza ed è diventato un tema discusso. Oggi sono sempre meno le mamme bambine grazie a numerose campagne di sensibilizzazione promosse dal governo o da organizzazioni scientifiche.
Le donne in gravidanza dovrebbero monitorare la loro salute costantemente, ciò potrebbe significare andare in ospedale per essere seguite. Molte donne però non lo fanno, probabilmente per paura del parto cesareo, e quindi capita che arrivino al momento del parto non pienamente in salute rischiando crisi epilettiche e talvolta anche la morte. L’improvviso innalzamento della pressione, per esempio, è una delle cause più comuni di morte delle donne durante il parto. Non si può escludere che il timore della donna di andare in ospedale e dunque gli scarsi controlli medici a cui si sottopone durante la gravidanza siano all’origine di probabili malattie o di morte.
Inoltre, dopo avere partorito numerose volte, l’utero rischia di perdere la sua elasticità, quindi, al momento del parto non è più in grado di contrarsi correttamente. Dopo aver espulso il bambino, la donna può continuare a perdere sangue fino a morire di emorragia.
Fortunatamente queste problematiche sono ormai riconosciute e affrontate, sebbene non risolte ancora definitivamente.
Medici Senza Frontiere aiuta molte donne. I medici fanno interventi di chirurgia vescico-vaginale e assistono molte donne in difficoltà nel momento del parto o durante la gravidanza offrendo assistenza sia ostetrica prenatale sia post-parto, eseguendo visite regolari, esami di controllo e, se necessario, interventi preventivi a situazioni gravi.

C’è tuttavia una forte differenza tra le condizioni culturali del nord della Nigeria e il sud. I tre problemi identificati precedentemente sono presenti al sud in misura minore poiché l’influenza culturale occidentale lì è più evidente, meno al nord.

Cosa è possibile fare, quindi, per ridurre il numero dei decessi delle donne in gravidanza in Nigeria?
Sensibilizzare le donne e raccontare loro quali siano i rischi a cui vanno incontro, rispettare la loro cultura e la loro sensibilità che certamente va ascoltata.
Le donne dovrebbero avere la possibilità e l’opportunità di ricevere più informazioni possibili in modo tale da ottenere l’aiuto necessario nei momenti difficili.
La cultura nigeriana è differente dalla cultura dei Paesi occidentali dove prevale la fiducia nella medicina e negli ospedali. Sarebbe semplicistico credere che la nostra cultura sia superiore alla loro e sarebbe grave avere la presunzione che la cultura nigeriana debba omologarsi alla nostra.
Credo che in realtà sarebbe più utile trovare un modo per confrontarsi e rispettare la necessità della donna di considerare il parto un momento di intimità familiare dando la possibilità di ricevere una corretta assistenza domiciliare.
Anche nei nostri Paesi occidentali la cultura del parto in casa e di una minore ospedalizzazione sta cercando di diffondersi in certi contesti culturali, pur non rinunciando ad un continuo monitoraggio medico.
La soluzione, secondo me, non semplice perché richiede tempo e impegno, si può trovare nella condivisione delle due culture, stando sempre attenti a non imporre la cultura che ai nostri occhi sembra migliore perché nessuna delle due è quella “giusta”.
Condivisione vuol dire rispetto degli altri e del loro pensiero, accettazione delle diverse culture e delle singole identità.

di Irene Puccio, IC Guglielmo Marconi classe 2^E

Credit: foto Identity con scarabeo di Irene Puccio
Fonti: Sito di MSF, intervista ad Andrea Brigaglia