Come una palla al rimbalzo

Ti sei mai chiesto cosa succede alle persone che per vivere una vita dignitosa hanno bisogno di attraversare Paesi e continenti? Noi sì. Abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo cercato di approfondire come nei Paesi dei Balcani viene gestito il tema “migranti”.
Oggi, trascorso ormai un anno dalla “chiusura della Strada dei Balcani” e dall’accordo tra UE e Turchia, lo Stato che si trova in una posizione centrale tra Est e Ovest è la Bosnia ed Erzegovina. Medici Senza Frontiere ogni giorno manda équipe mediche nei campi dei richiedenti asilo per curare i feriti in difficoltà la cui età è compresa tra i 15 e i 25 anni.

Il Gioco
Così viene soprannominato il ciclo infinito di attraversamento delle frontiere compiuto dai migranti allontanati violentemente dai confini dell’UE.
Perché lo chiamiamo gioco?
Perché sembra di vedere una pallina da ping pong che rimbalza nel territorio bosniaco e poi in quello europeo all’infinito. I migranti avanzano verso la libertà e poi si trovano improvvisamente fagocitati dalla disperazione della sconfitta, in un Paese libero, spinti dal desiderio fortissimo di vivere una vita tutelata dai diritti, di trovare dignità e sperare nella salvezza.
Il viaggio dalla Turchia all’Italia è caratterizzato da valichi di frontiera irregolari. I migranti, spinti dalla necessità di condurre una vita migliore, devono resistere ad un susseguirsi di eventi violenti, aggressioni e abusi, prima di giungere al confine. Il costo di un viaggio di un individuo per entrare nell’Unione Europea può arrivare fino a migliaia di euro, nonostante il prezzo reale sia molto più basso. Lo Stato impone ai migranti un prezzo maggiore rispetto a quello che dovrebbero pagare, per arricchirsi.
Ad ogni attraversamento, invece di essere accolti, i migranti vengono respinti, derubati, picchiati, umiliati e aggrediti dai cani. I contrabbandieri e i trafficanti sono gli autori dell’8% degli atti di violenza perpetrati a loro danno, mentre la maggior parte degli individui affiancati da MSF ha dichiarato, nelle testimonianze raccolte, che i più accaniti aggressori sono le autorità statali con un tasso di violenza pari al 76%.
Oltre alle violenze fisiche e psicologiche, i migranti devono resistere anche ai danni degli agenti atmosferici (piogge, terremoti, uragani…) e ad avvenimenti inaspettati. Ricordiamo per esempio l’incendio avvenuto al campo di Lipa in Bosnia ed Erzegovina, scoppiato intorno a metà Dicembre nel 2018. L’incendio ha portato via la casa a circa 900 persone che dopo mesi erano riuscite a trovare un alloggio. In seguito, sono stati sfrattati e condotti in dei bus poiché il governo bosniaco ha cambiato i piani decidendo di trasferire tutti i migranti nel centro d’accoglienza di Bira.

La storia del campo di Lipa
Il campo di Lipa si trova ai confini con l’UE ed è attraverso la Croazia che i migranti sono soliti passare nel territorio europeo. Le autorità hanno chiuso il passaggio il 23 Dicembre del 2018 rendendo così impossibile l’accesso dei migranti. Alcuni di loro, disperati dall’idea di aver fatto sacrifici per nulla, spinti dalla voglia di raggiungere la loro meta e di cambiare vita, sono tornati nel campo di Lipa e lo hanno incendiato come gesto di protesta.
Nonostante ciò, dopo due anni, il campo resta chiuso.

I migranti di Lipa abbandonati nel gelo in Bosnia

Le testimonianze
“Quando camminiamo nella foresta non ci laviamo, per entrare in Italia cerchiamo di renderci presentabili”.
– Mali Akhbar, 32 anni
“Per quattro giorni non abbiamo mangiato potevamo essere considerati quasi morti”.
– Jasmine Tekastay, 18 anni
“Fossi rimasto in Pakistan sarei morto di certo, il rischio di questo viaggio è il male minore”
– Mali Akhbar, 32 anni
Queste sono alcune delle testimonianze raccolte da MSF ai confini con la Bosnia.
I migranti si nascondono sui monti del Carso, al confine con la Slovenia, per non passare dal territorio bosniaco. Nel bosco si trovano abiti, scarpe, pettini, documenti falsi dei migranti che cercano di arrivare in Italia. Giunti al confine, stravolti, chiedono cibo e acqua agli abitanti delle città di passaggio.

Nonostante tutto speriamo in un futuro dove i migranti possano accedere più facilmente ai territori europei senza essere denigrati o addirittura aggrediti.
Abbiamo deciso di trattare questo tema trascurato a causa dell’emergenza Covid-19 e confidiamo in un intervento immediato da parte dello stato e anche dei singoli cittadini nei confronti dei migranti.

di Cloe Floccari e Vittoria Pantaleone, IC Guglielmo Marconi classe 2^E

Fonti: larepubblica.it, la7.it, medicisenzafrontiere.com, ilfattoquotidiano.it, internazionale.com, Rai3