Negli ultimi giorni abbiamo notizie di decine di migliaia di migranti che spingono alle porte dell’Europa, lungo il confine fra Grecia e Turchia, la maggior parte dei quali provenienti dalla Siria, dove sono ripresi i bombardamenti su Idlib.

Il confine Turchia-Grecia è rappresentato per la maggior parte dal corso nel fiume Evros, le cui acque fredde e torbide rendono difficile l’attraversamento.
Ricordiamo che nel 2016 l’Unione Europea fece un accordo con la Turchia: il governo turco era tenuto a impedire le partenze dei migranti verso la Grecia in cambio di un versamento di 6 miliardi di euro da parte dell’Europa. Questo non è stato certo saggio: aver delegato al governo turco la gestione dei migranti ha reso più debole e ricattabile la UE nei confronti della Turchia. Di fatto, l’accordo è stato rispettato fino al 27 febbraio 2020, quando il presidente turco ha deciso di aprire la frontiera ai migranti desiderosi di raggiungere la Grecia e quindi l’Unione Europea. Questo è accaduto subito dopo l’uccisione di una trentina di soldati turchi a Idlib, probabilmente la ragione vera della decisione del presidente turco.
La situazione al confine è oggi drammatica: diversamente da quello turco, il governo greco ha deciso di non aprire i confini, rifiutandosi persino di esaminare le richieste d’asilo.
Questo significa violare l’articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE: “Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del trattato sull’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.”
La Grecia ha usato a questo scopo tutte le armi non letali a sua disposizione (cannoni ad acqua, proiettili di gomma, granate stordenti, gas lacrimogeni). L’1 marzo, al porto di Thermi, Lesbo, i cittadini greci, una volta conosciuti per la loro accoglienza, hanno respinto in mare i gommoni carichi di profughi, urlando: “Tornate indietro!”.
Per capire meglio questi comportamenti disumani ho provato a mettermi nei panni dei greci: la Grecia da sola non può riuscire a gestire l’enorme flusso di migranti, non ha gli spazi né i soldi. Ritengo quindi che l’UE dovrebbe dare dei contributi concreti per ridistribuire i migranti in Europa e in tutto il mondo in luoghi sicuri.
A tutto questo, però, si aggiunge oggi il pericolo rappresentato dall’epidemia di Covid-19, che rende la stessa Europa un luogo poco sicuro per la salute di chiunque, a partire dai campi profughi e dai centri di prima accoglienza.
Credo che in una situazione come questa sia allora indispensabile un aiuto reciproco globale, che vada ben al di là dei confini dell’Europa (coinvolgendo ad esempio paesi che, come la Cina, hanno in parte bloccato l’epidemia), e che faccia appello all’umanità, senza confini e senza distinzioni.

Di Vittoria De Vito, Educandato Statale Setti Carraro Milano

Fonti:

A coalition to "shield" migrants and refugees against violence at the borders

We will hold Greece and the EU accountable for the violations of the rights of migrants and refugees fleeing Turkey Over the last days, violations of the rights of migrants and refugees seeking to access EU territory via Greece have escalated to a new extreme.

La crisi dei migranti fra Turchia e Grecia, spiegata bene - Il Post

Negli ultimi giorni da alcune zone di confine fra Turchia e Grecia arrivano notizie e immagini di migliaia di migranti che cercano di entrare in territorio greco per chiedere una qualche forma di protezione ufficiale. A molti hanno ricordato il flusso di circa un milione di richiedenti asilo che nel 2015 partì dalla Turchia e risalì l'Europa orientale attraverso la cosiddetta "rotta balcanica".

Time to immediately act and to address humanitarian and protection needs of people trapped between Turkey and Greece

Strasbourg Diminuer la taille du texte Augmenter la taille du texte Imprimer la page Imprimer en PDF Migrants and asylum seekers gather on the Turkish side of the closed Kastanies/Pazarkule border crossing, on the borderline between Greece and Turkey on 02 March 2020.

Abdicazione d'Europa?. Profughi e fine della compassione

Samo proprio alla "fine della compassione", per citare Alejandro Portes, uno dei massimi esperti di fenomeni migratori. Lui si riferisce però agli Stati Uniti d'America, mentre noi vediamo finire la compassione ai confini d'Europa.