Toccano terra dopo un lungo viaggio, altri non ce la fanno. 
Scappano dalla guerra, dai campi profughi, da una vita piena di povertà e violenza.
 Ci troviamo sul confine tra Grecia e Turchia, di fronte al fiume Evros, qui migliaia di persone in attesa di oltrepassare il confine.

Nel 2016 questa frontiera era stata chiusa da un accordo tra il Consiglio europeo e Ankara, accordo per il quale la Turchia avrebbe dovuto impedire nuovi arrivi in cambio di sei milioni di euro e di una relazione più stretta con l’Unione Europea.
 Questo accordo fino a pochi mesi fa aveva funzionato benissimo, ma poi l’uccisione di 33 soldati turchi ad Idlib, regione siriana abitata da ribelli antigovernativi, ha cambiato tutto.
Il 27 Febbraio il presidente turco Erdogan ha aperto i confini riaccendendo per tutte le popolazioni di siriani, afgani, pakistani, iraniani e palestinesi la speranza di oltrepassare quel confine. Scacco matto per la Turchia, che con questa mossa esprime chiaramente le sue due intenzioni: la prima, essere appoggiata dalla NATO per occupare il territorio di Idlib, dove poter ricollocare i profughi; e la seconda, richiedere all’Unione europea nuovi finanziamenti, che finiscano però direttamente nelle casse del suo governo e non in progetti umanitari.
La Grecia di fronte a questa ondata di migranti ha fermato la registrazione delle richieste di asilo e ha schierato il suo esercito alle frontiere. Ogni giorno che passa scene di violenza di ogni tipo da parte dell’esercito greco e da gruppi di attivisti nei confronti di questi popoli.
 Migliaia di persone sono così intrappolate, la Turchia li spinge a partire e la Grecia li ferma.
 Il campo profughi di Moria, a Lesbo, pensato per poche persone che dovevano rimanere per un breve periodo di tempo, ora è diventato l’hot spot più grande di Europa. 
Lo scenario è terribile: baracche, cumuli di immondizia, tende e condizioni igieniche sanitarie inesistenti. Ventimila disperati provano a sopravvivere in questa situazione, molti di loro sono bambini. Hanno occhi grandi e visi segnati da sofferenza e paura. Dormono sulle spiagge e sui moli. Il cibo è poco, a volte manca. Molti di loro sono ammalati.
Rimanere lì è molto pericoloso, non solo per le disumane condizioni a cui sono costretti a vivere, ma anche per i continui attacchi degli isolani che appiccano il fuoco ovunque, distruggendo quel poco che rimane.
 Pochi giorni fa all’interno del campus anche un caso di coronavirus, caso che però non crea nessun allarme, sembra che queste persone non nutrano più alcuna speranza.
 Siamo di fronte all’ennesima tragedia umana, moltissime vite sono in pericolo.
È importante tenere sempre vivo nelle nostre menti l’art.1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Ogni essere umano che scappa da una situazione di guerra ha il diritto di essere accolto e aiutato per uscire dalla miseria in cui ha vissuto fin’ora. Sarebbe bene che l’Europa lo ricordasse, in momenti storici come questo.

di Ginevra D'Amico, Educandato Statale Setti Carraro Milano, Secondaria di I grado, IIA

Fonti:

La crisi umanitaria in Grecia e il collasso del diritto d'asilo europeo erano annunciati

Dopo la decisione di Ankara di riaprire la frontiera con la Grecia, si sono verificati violenti respingimenti dei migranti che cercavano di lasciare la Turchia. Le violazioni dei diritti hanno interessato anche le isole nell'Egeo orientale, dove in migliaia sono ristretti negli hotspot.

A Lesbo finisce l'Europa

Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale È il "lunedì puro" a Lesbo, la fine del carnevale per gli ortodossi: è festa, non si lavora, si organizzano dei picnic con la famiglia, si mangia pane azzimo e si fanno volare degli aquiloni colorati.

La Grecia nega cure essenziali a bambini gravemente malati - Medici Senza Frontiere Italia

Nel campo di Moria, sull'isola di Lesbo, il governo greco sta deliberatamente negando ad almeno 140 bambini con malattie croniche, complesse e potenzialmente mortali la possibilità di ricevere cure mediche adeguate. Chiediamo alle autorità greche di intervenire, evacuando tutti i bambini gravemente malati sulla terraferma, in Grecia o all'interno dell'Unione europea, dove possono ricevere le cure necessarie.

"Noi, cittadini d'Europa. Senza diritto d'asilo non c'è più l'Unione"

Noi, cittadini e cittadine dell'Unione Europea, sosteniamo gli appelli già lanciati da numerose associazioni della società civile, perché sia accordata una protezione immediata e temporanea alle persone che si trovano in pericolo al confine tra Grecia e Turchia, nostra comune frontiera esterna : nei campi del mare Egeo, i fuggitivi vengono parcheggiati in condizioni indicibili.

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Bisognerebbe inventarsi nuove parole per raccontare cosa accade su quella maledetta collina intorno al campo di Moria a Lesbo. Bisognerebbe ...