Alfabetizzazione femminile: ecco perché dobbiamo vincere la sfida

La battaglia di Malala ha inizio nel 2009, nel suo Paese, il Pakistan, quando all’età di 11 anni comincia a scrivere un piccolo diario con appunti sulla realtà quotidiana che la circonda, sui crimini e le violenze commesse dai talebani nei confronti delle bambine, alle quali viene negato il diritto di andare a scuola ed istruirsi.
Il diario si trasforma in un blog pubblicato dalla BBC e raggiunge ben presto una popolarità mondiale, fino ai talebani stessi, che nel 2012 aggrediscono Malala mentre sta andando a scuola, sparandole alla testa.
La giovane viene curata in Gran Bretagna, a Birmingham, e nonostante le gravi condizioni si salva, diventando il simbolo di una battaglia umanitaria che coinvolge l’ONU e tutte le principali Associazioni e Organizzazioni mondiali.
«Per noi ragazze quella porta era come una magica soglia che portava al nostro mondo speciale ». Così Malala Yousafzai, che nel 2014 è diventata il più giovane Premio Nobel per la Pace della storia, inizia a raccontare i suoi giorni di scuola nel libro “Io sono Malala” e rivolge il suo appello alle Nazioni Unite affinché milioni di bambine nel mondo possano avere la sua stessa possibilità. «Questo premio non è solo per me. È per i bambini dimenticati che vogliono un’istruzione. È per i bambini spaventati che vogliono la pace. È per i bambini senza voce che vogliono il cambiamento. Sono qui per i loro diritti, per dare loro voce… Non è il momento di averne compassione. È il momento di agire, per fare in modo che sia l’ultima volta che a dei bambini sia sottratta l’istruzione».
Nei Paesi a basso reddito dell’Asia meridionale, come il Pakistan in cui è nata Malala, e nell’Africa Subsahariana è concentrato circa il 75% dei bambini analfabeti di tutto il mondo; il 53% sono bambine.
Secondo l’Unesco, in tutto il mondo ci sono ancora 493 milioni di donne analfabete, il 60% dell’analfabetismo mondiale.
Questi dati ci restituiscono la dimensione della sfida per l’alfabetizzazione femminile, una sfida che oggi conviene a tutti vincere.
Quei 60 milioni di bambine che oggi non possono accedere alla scuola, infatti, rappresentano uno svantaggio dal punto di vista economico per il mondo intero. Conviene vincere questa sfida perché il tasso d’istruzione di donne e bambine è promotore dello sviluppo economico per qualsiasi Paese, e le ragioni sono molteplici: una donna con un adeguato livello d’istruzione ha maggiori capacità nell’educare i propri bambini che saranno a loro volta più propensi a ricevere un’istruzione;tutta la famiglia godrà di una salute migliore, con un conseguente abbassamento della mortalità infantile e una donna che ha ricevuto un’adeguata istruzione dà una spinta alla produttività economica, donando forza e vigore a tutta la sua comunità.
Il processo di alfabetizzazione universale è quindi una straordinaria base dalla quale far partire lo sviluppo economico e culturale per i paesi a basso reddito. Diversi progetti ci raccontano le storie di bambini e bambine che grazie all’istruzione cambiano la visione della propria vita, della comunità in cui crescono e del mondo che li circonda.
Grazie ad un’istruzione adeguata, milioni di bambine potranno avere quella possibilità di cui parla Malala: l’opportunità di conoscere e di studiare. L’educazione rappresenta l’unica strada attraverso la quale potranno avere la possibilità di “mettere in gioco” il loro pieno potenziale, a beneficio dell’intera società.

Anna Paola Selvi, Rachele Zanga, Anna Zonzini, Elisa Zorzi.
Classe 3^CL- Liceo Linguistico Scipione Maffei Verona – a.s. 2018-2019