Passione. Sacrificio. Impegno. Anni di viaggi lunghi, scarpette consumate, sudate, felici.

Bloccata in un sogno di plastica, finto, irraggiungibile. Di étoile ce n’é solo una, eppure ti convincono che proprio tu diventerai quell’unica che sopravvive. Alcuni sogni si spezzano, oscurati dalle ombre di qualcun altro, altri vanno avanti grazie alla convinzione. È tutta finzione. Balli per qualcun altro, ti devi adeguare. Le ballerine sono tante, ammucchiate le une sulle altre, chiuse in una struttura per anni, tutte uguali. Non importa se hai altri sogni, passioni, interessi... non ha importanza neanche più la famiglia, gli amori, la casa: tu devi esserci. Anche quando non stai bene, anche quando non ne hai voglia. Per fare la ballerina devi sacrificare il resto, ti svendi alla danza. Però la danza non è questo. Non dovrebbe esserlo.

La danza crea identità, è una cosa ancestrale, quasi istintiva; la danza è arte. Questo sacrificio in nome della forma che un corpo deve assumere... questo non è danza.
Ho sempre amato il movimento, poter sentire il corpo muoversi, in un modo inusuale, che non è solo camminare o correre. La velocità, la musica, le parole che puoi interpretare, tutta l’energia che un solo corpo può sprigionare, tutta la gioia che può scaturire da un accento, da una mano che si muove.

Il viaggio ti da  la possibilità di pensare, guardare i luoghi passare, prendere distanza.
Alcuni luoghi li impari ad amare, altri iniziano a starti stretti.
Un paio di cuffie, uno zaino, il finestrino verso sud-est, la nebbia, la pioggia, le montagne. La scoperta di qualcosa di nuovo. Nonostante ci si possa sentire come buttati allo sbaraglio, si impara a vedere che non succede nulla. Si può cambiare.

“Inizi a sentire le pareti che sbriciolano e cadono”. Le convinzioni, i sogni, le utopie che avevi prima... vengono inghiottite da una canzone ascoltata alle sette del mattino, mentre vai a scuola e sei contenta della vita che fai.
Poi arriva il mare che con le sue onde ti porta novità, una possibilità che tanto ti avevano fatto agognare. L’hai guardata da vicino, quasi assaporata, ma tanto

le cose importanti, gli “assoli”, le occasioni... quelle non toccano a te. Perché tu quando non stai bene torni a casa, mentre altri stanno lì.
Le piadine di quella cena non sono mai state più buone.
Dopo quasi due anni. Nuove persone. Nuove musiche. Finalmente sono io. Ballo come voglio perché tanto sono a casa mia, ma nel mentre c’è qualcuno che mi dice che sono una ragazza speciale, non per ciò che vede, ma per la passione che ancora esplode e che arriva fino alla riva del mare.

Posso esprimere ciò che sono, iniziate a godere di tutto ciò che ho imparato prima, una gamba lanciata in aria e subito mi riconosco: sì, sono ancora la stessa di quando ho iniziato, entusiasta prima di ogni lezione e non stanca prima ancora di cominciare. Qualcuno è stato capace di guardarmi dentro, ha “frugato dentro le mie tasche” senza paura o aspettative su ciò che vi poteva essere dentro.

Disegnare mi è sempre appartenuto e nessuna parte di me voleva sacrificarlo in alcun modo.
Un assolo verso la libertà. Ora sono diversa. E su quel tavolo di legno su cui tanto ho disegnato ora convivono la me artista, ragazza, donna, libera dall’oppressione del non avere un’identità e la me che, rimarginata la ferita del non essere riconosciuta a uno stage come non fossi mai stata lì, ha trovato un modo diverso di danzare.

Ora sono diversa. Ora danzo per me.
Ora disegno la danza e danzo pensando al disegno.
Mi sono riconosciuta in un’identità che non mi apparteneva: Semplicemente cambiando il punto di vista.

Di Giada Muzzi

classe 3° G , indirizzo Arti Figurative. Liceo Artistico Adolfo Venturi di Modena

Insegnante di riferimento Tiziana Natilla

Descrizione sintetica dell’iniziativa:

L’evento nasce all’interno dei progetti di MSF per la scuola e in continuità alla ricorrenza del 50° anniversario dalla fondazione di MSF (1971-2021). In questa attività di coinvolgimento degli alunni dell’Istituto d’Arte Venturi sotto il tutoraggio dell’insegnante, attraverso incontri con Operatori Umanitari di MSF e Professionisti esterni, si stimoleranno gli studenti ad affrontare il tema del Diritto Internazionale Umanitario attraverso chi da 50 anni si adopera a portare soccorso Medico Umanitario dove non c’è. Utilizzando le tecniche comunicative dell’arte si cercherà di valorizzare questo concetto, privilegiando i valori di Umanità, Imparzialità e Neutralità, accompagnando i ragazzi nella propria emotività a produrre gli elaborati oggetto dell’esposizione finale. Interessante sarà leggere e contemplare questo Tema visto ed interpretato dai ragazzi non ancora contaminati dal fare e pensare degli adulti. Nella giornata di inaugurazione i Volontari MSF del gruppo di Bologna con la presenza di Op.Umanitari di MSF presenteranno il Libro “Le Ferite”