Mio nonno Giuliano abita in una grande casa in campagna e l’anno scorso ha affittato un appartamento a una famiglia di profughi afghani. Sono in cinque: mamma e papà giovanissimi con tre figli di 5, 7 e 9 anni, tutti maschi.
Il più piccolo si chiama Zaki. La scorsa estate ho ascoltato i loro racconti tristi e toccanti. Il papà è scappato in Italia, per restare vivo, dopo aver perso due fratelli. La mamma non sa né leggere né scrivere e non parla l’italiano. I tre bambini appena arrivati erano smarriti e quando giocavano in cortile fuggivano di corsa terrorizzati ogni volta che c’era un rumore, anche se era solo mio nonno che spostava la carriola. Dopo averli conosciuti mi sono posta molte domande e la scrittura di questo articolo per Scuole senza Frontiere mi aiuterà a trovare alcune risposte.
1. Cosa vuol dire essere profughi?
Un profugo, anche se noi pensiamo che significhi solo “qualcuno che fugge”, in realtà è una persona che fugge verso qualcosa non da qualcosa. Essi cercano un posto in cui vivere: un futuro, un lavoro, una speranza, una nuova vita. I profughi hanno negli occhi la luce della speranza, che a volte viene fatta sparire dalle onde del mare o dall’indifferenza. Quando muore un profugo le persone purtroppo pensano a un “povero disgraziato” e non ad un sogno spezzato.
2. Cosa vuole dire essere in guerra oggi? I bambini stanno sempre chiusi in casa o continuano ad andare a scuola?
Per i bambini è pericoloso andare fuori di casa per recarsi a scuola: chi vive in Afghanistan sa che ogni passo fuori lo espone al pericolo di un attacco. La mattina quando si esce di casa ci si saluta come se fosse l’ultima volta. I bambini hanno paura ad andare a scuola, in palestra, a comprare una bottiglia di acqua nella bottega vicino a casa. Hanno paura delle bombe che fanno crollare i muri, hanno paura dei proiettili vaganti che possono arrivare dalle montagne dove si combatte incessantemente, sono terrorizzati dalla possibilità di pestare una mina mentre passeggiano in un prato fiorito. Le guerre sono sempre state incivili e hanno sempre rovinato la vita delle persone e causato sofferenze. Le guerre di oggi sono per lo più guerre civili, guerre interne, cioè fra due fazioni dello stesso paese. Le guerre civili durano, per la maggior parte delle volte, di più rispetto alle altre guerre, lasciano molto più devastata la popolazione e causano molti più traumi.
3. Quando e perché è scoppiata la guerra in Afghanistan?
L’ultimo conflitto è scoppiato il 7 ottobre del 2001 ma l’Afghanistan è un Paese in guerra ormai da più di trent’anni. Con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e di catturare o uccidere Osama Bin Laden l’amministrazione Bush ha giustificato l’invasione dell’Afghanistan, nell’ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell’11 settembre 2001. Anche se tutti pensano alla lotta al terrorismo quando si parla dell’Afghanistan, in realtà il motivo della sofferenza di questo popolo sono le ricchezze energetiche. È stato calcolato che il potenziale economico dell’Afghanistan riguardante le risorse naturali (petrolio, oro, minerale di ferro, rame, litio e altri minerali) è di un trilione di dollari.
4. Come era l’Afghanistan prima che scoppiasse la guerra?
Alla fine degli anni ’60 era una terra liberale con uno stile di vita occidentalizzato; soltanto un decennio più tardi quelle persone hanno iniziato a vivere un incubo senza fine, che si protrae tutt’oggi. L’Afghanistan negli anni ‘70 era una meta turistica per tanti europei. Il pericolo allora era di rimanere senza benzina, non di venire sgozzati. Oggi è tutto cambiato; si legge sul sito della Farnesina viaggiaresicuri.it: «Si sconsigliano vivamente viaggi a qualsiasi titolo in Afghanistan in considerazione della gravità della sicurezza interna al Paese, dell’elevato rischio di sequestri e attentati a danno di stranieri in tutto il territorio nazionale».
5. Medici Senza Frontiere ha portato aiuti umanitari in Afghanistan? Quali sono le condizioni sanitarie?
Sul sito di MSF si legge che oltre il 50% degli afgani vive attualmente al di sotto della soglia di povertà e circa 10 milioni di abitanti hanno accesso limitato o non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali. Con l’intensificarsi del conflitto in Afghanistan nel 2018, MSF ha rafforzato le attività in tutto il Paese, in particolare nell’ambito delle cure di emergenza e dell’assistenza sanitaria pediatrica e materna. Nel 2018 si è osservato un aumento costante del numero di pazienti in cerca di assistenza medica nelle loro strutture, in quanto la popolazione si è trovata ad affrontare una situazione di instabilità, un sistema sanitario al collasso e migrazioni interne causate da violenze o disastri naturali, come la siccità. Dal 2012 esiste un ospedale dedicato alla maternità a Khost, nell’Afghanistan orientale, che fornisce un ambiente sicuro per le donne 24 ore su 24. Il numero di parti continua a crescere e sono stati assistiti quasi 23.500 parti nel 2018. Si stima che le équipe di MSF aiutino circa la metà dei parti totali nella provincia di Khost.
Supportano inoltre cinque centri sanitari nei distretti periferici della provincia, incrementandone la capacità di gestire parti normali in modo che il loro ospedale possa concentrarsi su pazienti con complicanze. Questo sostegno comprende inoltre forniture mediche, formazione del personale, assistenza finanziaria per assumere più ostetriche e nuovi edifici per i servizi di maternità in due delle strutture.
MSF è attiva in Afghanistan dal 1980. I programmi di MSF sono destinati agli sfollati e ai residenti e includono i centri nutrizionali terapeutici e supplementari; i programmi di vaccinazioni; l’assistenza sanitaria di base; i programmi di assistenza sanitaria materna e infantile; le cliniche mobili nelle zone isolate; i rifornimenti idrici e il risanamento, oltre a programmi specializzati per malattie come la tubercolosi e la leishmaniosi.
6. Cosa si può fare per far finire una guerra?
Mi farebbe piacere poter dare una risposta a questa domanda… Chi la troverà si meriterà il Nobel per la pace!
Di Ilaria Descrovi, Scuola Secondaria di I grado "F. De Pisis", Ferrara (sezione di Porotto) classe 1L