Il trattato di Shengen. La Convenzione di Schengen è un trattato dell’Unione Europea, firmato il 19 giugno 1990 tra più di 20 paesi il quale dichiara l’abolizione dei controlli alle frontiere.

Alcuni tra questi paesi hanno in seguito rimesso i controlli: la Germania con l’Austria, l’Austria con l’Ungheria, la Slovacchia con l’Austria e l’Ungheria, la Repubblica Ceca con l’Austria, i Paesi Bassi con tutti i confini, la Francia con l’Italia, la Danimarca con la Germania e la Svezia.

Accordo Italia Libia 2017.
E ‘un accordo che riguarda il flusso di migranti che da anni cerca di raggiungere l’Italia dalle coste libiche previste Aiuti dal governo italiano alle autorità libiche nel tentativo di controllare il tasso di immigrazione legale via mare.

Il grande viaggio.
La rotta del Mediterraneo non è più trafficata dal 2015, oggi gli immigranti provenienti dal Nord Africa tentano di arrivare in Europa attraverso i Balcani. Così facendo, partendo dalla costa della Turchia, arrivano in Grecia. La seconda tappa fondamentale del loro viaggio è l’Ungheria, pagando pur di ottenere un posto nei voli o nei camion. Come ultima cosa, una volta arrivati, gli immigranti chiedono asilo politico.

Testimonianze
Najm ha un segreto. Non dorme la notte, si allontana dalla sua casa di plastica nel campo rifugiati e cammina sonnambulo nella sabbia del deserto. Najm ha sei anni e dicono che a scuola non riesce a concentrarsi ed è aggressivo con i compagni. La madre dice che ama i colori ma i suoi disegni sono spogli. Per intere giornate non parla e nella notte grida. Spesso si rifiuta di mangiare. Qualcuno dice che sia matto. Najm è fuggito con sua madre dal Sudan quando gli hanno incendiato la casa nel loro villaggio nel Darfur; il padre è morto per via delle milizie armate e lui stesso ha riportato gravi ustioni sul corpo. Najm e la madre si sono rifugiati in Libia e passato sei mesi di sequestro nelle mani di una banda criminale, sei mesi di puro terrore. La madre ha subito ogni tipi di abuso e violenza davanti agli occhi di suo figlio. Poi una via d’uscita: l’unica fuga possibile, verso il Niger. Najm ora è al sicuro nel campo rifugiati ad Agadez ma continua ad avere paura e lo fa capire con il suo sguardo. La sua storia non è un’eccezione, sono tanti i bambini e ragazzi che vivono nel campo rifugiati. La loro vulnerabilità è altissima poiché hanno sperimentato i traumi più estremi nel periodo più delicato della loro vita. « Ci prenderemo cura di te, Najm » dicono i Medici senza frontiere con la speranza di rivedere il ragazzo disegnare serenamente.

21 gennaio 2019 

Un cargo sta riportando in Libia 100 migranti soccorsi alla deriva e in pericolo di vita a largo di Misurata. Cosa li aspetti nei centri di detenzione e tortura libici nessuno può più ignorarlo.
“Sono stato in Libia per 2 lunghi anni. Quando sono entrato in Libia ero già in viaggio da 1 anno, dall’Eritrea sono andato in Etiopia e poi in Sudan. In Libia sono stato detenuto in 3 centri di detenzione diversi. Uno di questi è conosciuto e famoso perché fece scandalo sui social network, un detenuto era riuscito ad inviare un video dove mostrava le pessime condizioni in cui ci obbligavano a vivere. Lo hanno chiamato codice 403. Non avevamo acqua né cibo. Ci costringevano a stare al buio, io sono stato al buio per 3 mesi. I miei occhi adesso sono ammalati, non riesco più a vedere bene. Della salute nessuno se ne curava, non c’era la possibilità di vedere un medico. Questo valeva anche per le donne. Ho visto partorire 17 donne. Partorivano lì, in mezzo a noi. La metà dei bambini non sono sopravvissuti.”

Medici senza frontiere
Cosa fa in generale Medici senza frontiere?
CONFLITTI
Durante i conflitti tante persone restano ferite senza la disponibilità di ricevere cure. Senza schierarsi da nessuna fazione i medici senza frontiere danno assistenza medica a chi ne ha bisogno.
SFOLLATI
Troppe sono le persone che scappano dai propri paesi per motivi politici, economici, di guerre e violenze. I medici senza frontiere offrono cure, cibo ed assistenza ai migranti e richiedenti d’asilo.
CURE NECESSARIE
Tante persone per motivi di povertà o di epidemia non possono ricevere assistenza medica. I medici senza frontiere intervengono in queste situazioni.
Che cosa fanno i Medici senza frontiere in tutta Italia nel tema dell’immigrazione?
Negli ultimi 3 anni si conta una grande diminuzione di migranti provenienti da tutto il mondo che arrivano nelle coste italiane affrontando scioccanti viaggi: nel 2017 se ne contavano oltre 100.000, nel 2018 poco più di 20.000 e nel 2019 quasi 10.000.
I Medici senza frontiere danno assistenza, cure e cibo a coloro che viene negata la residenza in Italia. Ecco qui di seguito come intervengono nelle varie città italiane.
Le varie équipe dei medici senza frontiere si sono recate nei vari insediamenti di Roma per assistere i migranti che vivono in pessime condizioni, soprattutto al livello igienico. Si registra che nel 2018 le varie équipe hanno effettuato più di 1500 visite per offrire supporto e cure soprattutto ai molti bambini non accompagnati, in questo caso anche supporto psicologico. A Roma è presente un centro appositamente per ospitare e assistere alle varie persone che hanno subito torture e maltrattamenti.
Con l’aiuto dei vari gruppi di volontari locali e di mediatori culturali, i medici senza frontiere sono riusciti a supportare più di 800 persone tramite anche la distribuzione di coperte, tende e articoli di primo soccorso.
Nel Sud Italia, le équipe dei medici senza frontiere danno assistenza psicologica ai rifugiati e migranti. A seguito di un viaggio in bilico tra la vita e la morte i migranti ricevono cure post-acute dai MSC anche dopo essere stati dimessi dagli ospedali in condizioni precarie. A fine 2019 si riscontrò però un grande calo di questo tipo di assistenza tanto da chiudere la clinica e il raggiungimento degli obbiettivi preimpostati.

di Daniele Gambelli, Tommaso Pasqualini, Giulia Cingolani, Simone Solazzo, scuola: Istituto di istruzione superiore Savoia Benincasa, classe: 2Es