Grande difficoltà per gli sbarchi. Le navi da soccorso operano ogni giorno per salvare migliaia di vite nella tratta migratoria nel Mediterraneo.

A bordo di ogni nave quattro medici, un logista, un mediatore culturale, un coordinatore per affari umanitari, un responsabile per la comunicazione e un capoprogetto; inoltre, dodici persone di SOS MEDITERRANEE, che da sempre collabora con MSF, per attività di ricerca e soccorso.
“Torniamo in mare per salvare vite”, la situazione peggiora ogni volta, molte persone e altre ancora, tra cui donne e bambini, sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa, “faremo sempre il possibile per continuare a salvare vite in mare”, sostengono gli operatori di MSF: “Salvare vite è un obbligo di tutti gli Stati”, che talvolta ignorano le proprie responsabilità e i propri obblighi di ricerca e soccorso, per vari motivi, anche politici. Come dichiara K. Kleijer, responsabile per le emergenze: “Gli Stati membri dell’UE stanno abdicando alla loro responsabilità di salvare vite e deliberatamente stanno condannando le persone ad essere intrappolate nei loro paesi di origine o a morire in mare”.
Il ritorno in mare avviene dopo due anni in seguito a una sostenuta campagna per bloccare ogni tipo di azione umanitaria causando morti e terribili sofferenze ai sopravvissuti.
Con pochissime navi umanitarie rimaste nel Mediterraneo centrale, questa rimane la rotta più pericolosa del mondo: lo scorso anno il rischio di annegare è raddoppiato rispetto all’anno precedente.
Nei disperati viaggi per scappare dalle guerre nei loro paesi, dalle violenze, dalla estrema povertà, da epidemie e da catastrofi naturali, i soccorritori assistono chi è costretto a lasciare tutto nei paesi da cui partono; non fanno nessuna distinzione, “per noi ogni persona che rischia la vita è una persona da salvare” dichiara il Direttore Generale MSF Italia.
In tutti questi anni sono state soccorse milioni di persone da barconi affollati e ulteriori milioni di persone trasferendole in modo sicuro e offrendo le prime cure mediche a bordo, dove si evidenziano casi di disidratazione, sindrome da raffreddamento, problemi gastrointestinali, dolori muscolari, problemi dermatologici spesso conseguenza delle dure condizioni del viaggio e anche più gravi: denutrizione, malati cronici, tante persone sotto shock per la traversata, garantendo così un primo ingresso nei centri di accoglienza, dove si trovano minori non accompagnati e vittime di violenze e torture.
Vengono indicati, tramite accurate procedure, i porti sicuri più vicini dove poter far sbarcare i sopravvissuti, medici presenti in centri di accoglienza dove forniscono altre e più mirate cure mediche e psicologiche; inoltre: acqua potabile, cibo caldo, coperte, abiti, spazi adeguati, servizi igienici, riscaldamento.
Successivamente si effettuerà un colloquio con ulteriore visita medica generale e pianificazione, percorsi sanitari, in particolare per le donne, invio al consultorio familiare per la valutazione finalizzate alla diagnosi di eventuali problematiche.

10 Gennaio 2020: Sono 119 i migranti soccorsi in tre distinte operazioni di salvataggio. La nave della Ong è in mare dopo essere stata per sei mesi sotto sequestro. Altre 44 persone sono ferme in mare e da due giorni aspettano i soccorsi… Continuano gli sbarchi autonomi: sbarcano in 70 dopo il trasbordo delle motovedette della Guardia Costiera.
Sono tre i soccorsi portati a termine dalla nave che, dopo essere stata sotto sequestro per sei mesi, è tornata da una settimana in acque internazionali a nord delle acque libiche per salvare vite umane in mare. Il totale delle persone a bordo è ora di 119, tra cui donne e bambini che ora sono in attesa dell’assegnazione di un porto sicuro di sbarco.
I 119 migranti e rifugiati a bordo della nave della Ong sono stati soccorsi in tre distinte operazioni di salvataggio grazie anche alla segnalazione dell’aereo di ricognizione dell’omonima Ong che continua a segnalare diverse imbarcazioni in pericolo.
Sono stati 60 i migranti, tra cui 31 minori, soccorsi nella giornata di giovedì, successivamente attraverso la segnalazione la nave ha salvato altre 17 persone che viaggiavano su una imbarcazione in difficoltà. L’ultimo soccorso è avvenuto questa mattina nei confronti di altre 42 persone, alcune a rischio di ipotermia.
La nave in questa prima missione del 2020 è stata inoltre testimone del “respingimento” di circa 150 persone da parte della guardia costiera che ha riportato i migranti nel loro paese in guerra dove sono ormai ampiamente documentate le atroci violenze nei loro confronti.
«Se queste 119 persone oggi sono ancora vive è grazie allo sforzo delle navi della società civile. Non perché l’Europa l’ha voluto, ma perché nonostante le politiche europee e il comportamento violento della guardia costiera, noi come altre navi delle Ong, siamo ancora qui», ha commentato Johannes Bayer, capo missione.
Anche un’altra nave da pochissimo in acque territoriali internazionali ha portato a termine un altro soccorso nei confronti di 44 persone che, secondo quanto riferisce la Ong, erano ferme in mare da due giorni e senza più carburante.
Alle 13.00 circa di oggi sono invece sbarcati 70 migranti, quasi tutti provenienti dall’Africa Subsahariana che erano a bordo di un barchino intercettato dalla Guardia di Finanza in acque internazionali italiane.
MSF opera da più di 45 anni in diversi paesi nel mondo, specie dove il diritto alla cura non è garantito, si occupa di attività di reclutamento degli operatori umanitari, non ha scopi di lucro: si finanzia con donazioni volontarie che vengono sollecitate continuamente con campagne di informazione, manifestazioni, pubblicità e sensibilizzazioni da destinare ai progetti, dal 1971.
Questi progetti secondo me sono molto importanti e servono a salvare vite umane.

Di Andrea Giannone, Scuola Secondaria di I grado "F. De Pisis", Ferrara (sezione di Porotto), classe 1L