Mumbai, città indiana affacciata sul Mar Arabico, è punto di riferimento commerciale, finanziario e per l’industria dell’intrattenimento. La sua area metropolitana conta 20 milioni di abitanti, è la città più popolosa dell’India e una delle prime al mondo per densità di popolazione. Quest’ultimo dato, insieme alla scarsità di misure igieniche di alcune aree urbane, ha facilitato la diffusione di malattie epidemiche come la tubercolosi, che oggi sta colpendo buona parte dei suoi cittadini.

Cos’è la tubercolosi?
La tubercolosi (o TB) è l’epidemia più diffusa in India, basti pensare che un quarto dei casi del mondo si trova in questo stato. Si tratta di una malattia infettiva provocata da un batterio chiamato “Bacillo di Koch”, dal nome dello scienziato tedesco che lo scoprì nel 1882.
Fino alla metà del XX secolo questa malattia fu considerata molto grave anche in Occidente. Oggi la tubercolosi è tra le prime dieci cause di morte nel mondo, ma colpisce soprattutto i Paesi in via di sviluppo o in cui vi è una forte disuguaglianza tra ricchi e poveri, come l’India.
Secondo il *Report mondiale della tubercolosi 2019 dell’OMS*, nel 2018 questa epidemia provocò 1,5 milioni di decessi, in calo rispetto al 2017, quando morirono 1,6 milioni di persone. I numeri stanno diminuendo, ma l’epidemia non è ancora stata sconfitta.
La TB attacca i polmoni ma in alcuni casi colpisce anche altre parti del corpo, ad esempio lo scheletro e il sistema immunitario. Non tutte le persone che contraggono il bacillo si ammalano, in media solo il 10% la sviluppa durante l’arco della vita.
Molti pazienti hanno sviluppato forme di *tubercolosi resistenti ai farmaci* (DR-TB) per aver assunto terapie inefficaci per anni. Alcune forme particolarmente gravi sono la MDR-TB, la *tubercolosi multiresistente ai farmaci*, e la XDR-TB, la tubercolosi che si ha quando il bacillo è *resistente anche ai farmaci di seconda linea*.
Questo batterio si diffonde da una persona all’altra quando si viene a contatto con la tosse o gli starnuti di un individuo già contagiato ed è più facile esserne colpiti in spazi dove l’aria è stagnante. Può essere trasmessa anche dalla carne o dal latte bovino se il bestiame è infetto.
I sintomi della tubercolosi sono:
– tosse;
– dolore toracico;
– febbre;
– sudorazioni notturne;
– stanchezza;
– debolezza;
– perdita di peso.
Per capire se si ha la tubercolosi bisogna fare un test. Negli ultimi anni è stato creato un vaccino, ma per curare la malattia, se non è resistente ai farmaci, si possono usare anche degli antibiotici.

Le nostre riflessioni sull’impegno di Medici Senza Frontiere.
MSF lavora in più di 70 Paesi, ad esempio in Messico, in Sudafrica, Colombia, Grecia, Ucraina, Kenya, Turchia, Filippine. A livello mondiale ci sono 45.000 operatori sul campo e 10 milioni di visite mediche all’anno. Nell’ultimo periodo, a causa del nuovo coronavirus, le attività di MSF si sono intensificate anche in Italia.
MSF è impegnata nella lotta alla tubercolosi da oltre trent’anni in tutto il mondo e anche a Mumbai, dove dal 2018 si prende cura dei malati dal punto di vista clinico, psicologico e sociale in sette centri sanitari, attraverso un modello di assistenza basato sulla comunità.
La tubercolosi è una malattia pericolosissima da non sottovalutare poiché nelle persone più deboli può essere fatale. In più, al giorno d’oggi, vi è la nuova epidemia coronavirus che ha aggravato la situazione in Paesi come l’India, indebolendo un sistema ospedaliero già precario.
Forse, in questo momento, anche noi possiamo capire un po’ meglio quello che l’India e altri Paesi colpiti da emergenze sanitarie vivono quotidianamente. L’emergenza coronavirus che ci ha travolto ci ha fatto comprendere cosa significa dover contrastare un’epidemia e ricordare che ci sono medici e infermieri che tutti giorni lottano contro le malattie più pericolose, rischiando la vita lontano dalla casa e dalla famiglia. Ciò che sta attraversando il nostro Paese ci aiuta a metterci nei panni di chi da sempre, in città come Mumbai, vive nel rischio del contagio, cioè nella paura, nel dolore, ma anche nella speranza che tutto finisca. Questo può insegnarci l’importanza di rispettare la legge, per proteggere sia noi stessi che le persone impegnate a combattere le malattie, e a non ignorare chi vive in condizioni peggiori delle nostre.
Mentre noi abbiamo le nostre comodità, i volontari di MSF rinunciano a tutto e aiutano chi ne ha più bisogno.

AUTORI: Classe 3B, scuola secondaria di primo grado “A. Pasetto”, Roncanova di Gazzo Veronese (VR)

FONTI:

Medici Senza Frontiere Italia

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