RIVOLUZIONE TECNOLOGICA
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Sembra che ogni nostra potenziale fatica possa essere evitata con l’uso di elettrodomestici e cellulari; il rapido progresso tecnologico, iniziato nella seconda metà del XX secolo, ha permesso tutto ciò. È vero però che, come è già successo in passato, ogni rivoluzione porta a delle conseguenze, a volte belle, spesso terribili. Sappiamo che “nulla si crea e nulla si distrugge” secondo la legge di Lavoisier, quindi: dove vanno a finire i macchinari e gli oggetti elettronici non più utilizzabili?
Ad oggi conosciamo tre aree principali dove si importano rifiuti di questo tipo: la Cina, l’India e l’Africa occidentale. Ad Agbogbloshie, un sobborgo di Accra, in Ghana, troviamo una delle più note discariche di rifiuti elettronici.
LA DISCARICA
Agbogbloshie si estende per quattro acri, un grande territorio dove si accumulano circa 215000 tonnellate annue di vecchi dispositivi (computer, cellulari, automobili, frigoriferi, lavatrici, TV…) esportati da paesi industrializzati quali USA e vari paesi europei, e dove lavorano decine di migliaia persone. Uomini, donne e bambini, legalmente o illecitamente, occupano il loro tempo a recuperare metalli (piccole quantità di oro, rame, alluminio), a bruciare plastica (sono i “burner boys”) in cambio di salari molto bassi, a volte 0,35$ al giorno, a svolgere altre attività estenuanti, anche a rischio della loro vita.
Agbogbloshie è anche soprannominata “Sodoma e Gomorra” a causa dell’alto tasso di criminalità e per le condizioni di vita indegne. Nonostante questo, c’è chi volontariamente si trasferisce qui da Nigeria, Costa D’Avorio, Mali in cerca di un impiego. Ecco le parole di Abdrahaman Daouda, trentaquattrenne nigeriano: “La disoccupazione era terribile, mio padre era imbarazzato per me, quindi ho lasciato il mio paese”. In alcuni giorni, Daouda guadagna $7,50,in altri, non riceve salario. “Quando piove, diventa sempre più difficile respirare”, dice ancora. In alcuni casi, è impossibilitato a lavorare ed è costretto a cercare riparo in una tenda condivisa con altri sei compagni.
Bloomberg, The Toxic Effects of Electronic Waste in Accra, Ghana
LE CONSEGUENZE SANITARIE
Le condizioni in cui cercano di sopravvivere questi esseri umani sono durissime: alcuni si creano ripari con vecchi frigoriferi e tessuti, altri vivono nella “old Fadama”, baraccopoli nei pressi della discarica. Le alte temperature del luogo non permettono l’utilizzo di una mascherina per proteggersi dai fumi tossici e cancerogeni derivati dalla combustione dei rifiuti; anche una piccola ferita può infettarsi e favorire l’ingresso di batteri e virus. Mal di testa, nausea cronica, ulcere, tumori… Sono solo alcuni problemi dovuti al contatto diretto con le sostanze chimiche e tossiche nel suolo e nell’aria, quali, ad esempio, diossine bromurate e clorurate. Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili: le future mamme sono soggette ad aborti spontanei, i piccoli a malformazioni e morte prematura.
SEGNALI DI SPERANZA
La fotografa italiana Carolina Rapezzi ha realizzato un reportage ad Agbogbloshie, raccontando le storie di chi lavora nella discarica. In questo link è possibile vedere le immagini e leggere le testimonianze di alcuni ragazzi, che utilizzano il fuoco per bruciare i rifiuti, ma non hanno bruciato i loro sogni, legati alla musica, allo studio e al lavoro.
Nell’area, inoltre, lavora dal 2019 una ONG tedesca chiamata GIZ, che ha aperto un centro medico e un’officina dove si impara a riciclare e riusare i rifiuti con procedimenti più sicuri.
COSA POSSIAMO FARE NOI?
Secondo uno studio datato al 2019 e pubblicato dalle Nazioni Unite, ogni anno vengono buttati circa 50 milioni tonnellate di rifiuti elettronici e nel 2050 la cifra è destinata a raddoppiare. Solo il 20% di questi è riciclato correttamente, a causa dei costi elevati dei processi per recuperare materiali e metalli riutilizzabili. La continua domanda di nuovi apparecchi digitali metterà a dura prova ogni tentativo di avanzamento a livello etico.
Per migliorare il futuro di Agbogbloshie e di tutte le realtà simili, sarebbe necessario limitare i nostri consumi e poi favorire la raccolta differenziata di queste tipologie di rifiuti, oppure consegnarli ai rivenditori di apparecchiature elettriche ed elettroniche al momento dell’acquisto di un nuovo dispositivo.
di Michela Piccinini, Veronica Cappelletti, classe 4BL, Liceo Linguistico Monna Agnese, Siena
Per approfondire
Presadiretta - S2016/17 - La discarica di Agbogbloshie - Video - RaiPlay
"La discarica di Agbogbloshie" è un'inchiesta di Riccardo Iacona. Andiamo in Ghana, nella più grande discarica illegale al mondo di rifiuti elettronici, un vero e proprio inferno in cui lavorano a contatto con i veleni 70mila persone, la metà sono minori, e che ha inquinato anche il mare di Accra, la capitale del Ghana.