Ciò che mi sorprende sempre è che, dopo un estenuante viaggio, i migranti raccontano il loro percorso e riferiscono di morti e di torture ma queste esperienze atroci però non impediscono loro di continuare a sorridere.

Parlano di diritti anche se non ne hanno mai avuti e credono ancora nell’umanità quando praticamente tanti di quelli che ne fanno parte li avrebbero abbandonati in mare.
Quasi tutti i ragazzi intervistati, reduci da questi viaggi spaventosi, puntano ad un unico obbiettivo: garantirsi l’istruzione che permetterà poi loro di trovarsi un lavoro per costruirsi un futuro migliore. Cercano solo la pace dopo avere sperimentato guerra, malattie, fame e violenza e per trovare questa pace sono disposti a rischiare la morte per mare.
Dei quattro protagonisti cui farò riferimento alcuni arrivano dall’Egitto, altri dal Senegal, non citerò i loro nomi perché la loro storia è la storia di tutti loro..

IL VIAGGIO

Tutti i ragazzi raccontano di un viaggio faticoso. Per riuscire a imbarcarsi hanno avuto bisogno, prima di tutto, di recuperare molti soldi. Hanno abbandonato tutto, come racconta un ragazzo egiziano, che, in patria, faceva l’imbianchino. Ha lasciato ogni cosa, ha portato con sé solo una parola, SPERANZA. Il viaggio attraverso mare però non è l’unico percorso pericoloso da affrontare, spiega meglio un giovane senegalese, che racconta uno spostamento via terra durato due mesi, prima dell’arrivo al mare. Un viaggio stressante e pieno di pericoli, contraffazioni e truffe, forse il primo viaggio per tanti di loro e forse quello che poteva essere l’ultimo della loro giovane vita. Nelle loro orecchie è rimasto il ricordo delle urla di chi era con loro sui barconi e dei pianti disperati degli altri bambini.

LA CRUDELTÀ

Ho letto di casi in cui i trafficanti non lasciavano uscire un migrante allo scoperto neanche sapendo che doveva vomitare, anzi continuavano a picchiarlo perché così, magari, il disturbo gli passava. E’ terribile. Io penso che chi è crudele abbia paura, ha paura del fatto che gli altri siano capaci di amare e lui no. Sì, l’amore fa paura. Fa paura perché è l’unica cosa che non potrà mai essere controllata, a un essere umano può essere tolto tutto ma non la capacità di provare amore. L’amore può anche fare molto male, è vero, ma è il motore che ci spinge a vivere la vita. Uno degli intervistati ha raccontato che veniva trattato come un container, lo spostavano con la forza e con la violenza, come se fosse un oggetto, come se fosse d’acciaio. Ma, per quanto il nostro fisico sia forte e sorprendentemente resistente alle fatiche, i sentimenti umani sono delicatissimi e vanno trattati sempre con cura.

LA MORTE

Che strano! Da questi ragazzi il percorso per approdare in Europa è vissuto come il viaggio della salvezza ma, prima di arrivare a destinazione, questo stesso viaggio li costringe a fare i conti con la morte. La morte è un’esperienza che li ha toccati da vicino più di una volta: l’hanno vista abbattersi su parenti e amici nei loro paesi di origine, l’hanno vista negli occhi dei loro compagni di viaggio. La domanda sorge spontanea: ”Perché siete partiti sapendo che potevate morire?”. Uno dei ragazzi risponde così :” In mare si muore una sola volta ma, se stai il Libia, è come se morissi tutti i giorni: ogni giorno ti picchiano, il cibo non è buono e, se hai dei soldi, te li prendono”.

IL FUTURO

E’ una parola magica per ogni essere umano. Questi ragazzi non sanno che futuro avranno ma i progetti che hanno sono tanti e belli. Alcuni dicono che vorrebbero rimanere in Italia e commentano così: “Vogliamo restare in Italia perché qui la vita è sicura, l’Italia è il nostro destino”. Che bello che un ragazzo dica che il nostro paese è il suo destino! Io penso che il nostro compito comune sia quello di rendere questo destino vivibile e soddisfacente per tutti. Questi ragazzi hanno già vissuto un inferno, non è giunta l’ora di farli arrivare in paradiso? Io ho già trovato la mia risposta e credo che tutti i meravigliosi principi di tutte le Costituzioni e Dichiarazioni del mondo potrebbero riassumersi in uno solo, quello che dovrebbe garantire a tutti il diritto a una vita felice.

di Giulia Manganaro 3 media B Educandato Statale Setti Carraro dalla Chiesa

CREDIT: Lucio Musolino. MSF/ Hannah Wallace Bowman.

FONTI: Il fatto quotidiano.