Rwanda, le radici del conflitto: Hutu e Tutsi
In Rwanda ci sono due etnie, i Tutsi e gli Hutu. Gli Hutu rappresentano circa l’85% della popolazione, mentre i Tutsi il 14%. Le vittime della strage che ha sconvolto questo Paese nel 1994 sono state prevalentemente di etnia Tutsi, ma le violenze hanno coinvolto anche Hutu moderati. L’odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, è stato la radice scatenante del conflitto, anche se l’idea di una differenza di carattere razziale fra queste due etnie è estranea alla storia ruandese e rappresenta semmai uno dei lasciti più controversi del retaggio coloniale. Caduto in mano belga durante la prima guerra mondiale, il Ruanda fu infatti poi affidato al Belgio stesso con un mandato della Società delle Nazioni. La stagione del colonialismo belga è quella che più ha influenzato i successivi sviluppi politici del Ruanda. I belgi infatti non delegarono mai fino in fondo una parte del governo locale ai capi tradizionali: ogni provvedimento di questi ultimi doveva essere ratificato dall’amministrazione coloniale. L’aristocrazia locale Tutsi poté comunque godere di un appoggio notevole per accrescere il proprio peso economico e politico, essendo stata scelta come perfetta alleata della struttura coloniale.
I belgi infatti avevano intanto iniziato a studiare le due etnie da un punto di vista etnico-razziale, sulla scia delle concezioni scientifiche dell’epoca. Si fece largo l’idea che i Tutsi fossero una popolazione con una distinta origine razziale dagli Hutu: questi ultimi vennero definiti di gruppo bantu, mentre i Tutsi, agli occhi degli studiosi del tempo, erano di origine ben diversa. Questo generò e inasprì la rivalità e l’odio tra le due etnie. Dal1959 il Ruanda visse uno dei periodi più travagliati della sua storia e, durante la cosiddetta «rivoluzione sociale», gran parte dei Tutsi fu costretta all’esilio o uccisa negli scontri etnici che insanguinarono il paese. A partire dagli anni Novanta comparve un nuovo attore sulla scena: il Fronte patriottico ruandese (Fpr), un’organizzazione armata prevalentemente formata da Tutsi esuli. Il 6 aprile 1994 l’aereo presidenziale dell’allora presidente Juvénal Habyarimana, al potere con un governo dittatoriale dal 1973, fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno insieme al collega del Burundi Cyprien Ntaryamira da un colloquio di pace.
Subito dopo lo schianto dell’aereo, ma già nella stessa mattinata del 6 aprile, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni più moderate ad opera della Guardia Presidenziale e di alcuni gruppi paramilitari con il supporto dell’esercito governativo. Le violenze si intensificarono a partire dal 7 aprile a Kigali e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR, Forze Armate Ruandesi). Il segnale dell’inizio delle ostilità fu dato dall’unica radio non sabotata, l’estremista “RTLM” che invitava, per mezzo dello speaker Kantano, a seviziare e ad uccidere gli “scarafaggi” tutsi. Questo genocidio provocò la morte di circa 1.074.017 di persone tra Tutsi e Hutu moderati. A quanto pare, il governo Ruandese era favorevole alla strage perché fornì materiale bellico ai rivoluzionari. Fu un omicidio di massa che portò con sé, come conseguenza, anche un vero e proprio esodo di profughi in fuga, soprattutto verso il vicino Congo. Il mondo occidentale rimase sostanzialmente spettatore indifferente davanti a questo massacro.
Paul Rusesabagina
Paul Rusesabagina durante il genocidio del Rwanda nel 1994, ha salvato migliaia di connazionali dalla guerra civile. Egli ha nascosto nell’Hotel des Mille Collines, dove lavorava, Tutsi e Hutu moderati, contribuendo così a salvare la vita di 1268 persone. Paul Rusesabagina è nato nel 1954 a Gitarama, in una regione del centro-sud del Rwanda, da una famiglia di agricoltori. Nel 1962 è entrato nella scuola gestita dai missionari della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, a Gitwe, dove ha studiato per 13 anni. Nel 1979 ha cominciato a lavorare per la compagnia aerea Sabena iniziando a fare esperienza anche nel settore turistico. Tramite il Suisse Tourist Consult, è stato ammesso al Kenya Utalii College di Nairobi, dove ha seguito un corso di gestione alberghiera, iniziato agli inizi del 1980 e terminato nel 1984 in Svizzera. Tornato dalla Svizzera, si è impiegato nell’Hôtel des Mille Collines come assistente del direttore generale, carica che ha ricoperto dall’ottobre 1984 fino al novembre del 1992, quando è stato promosso direttore generale della Diplomate Hotel a Kigali. Ha avuto tre figli dalla sua prima moglie, da cui si è separato nel 1981, e due dalla sua attuale moglie, Tatiana, che ha conosciuto nel 1987 ad un matrimonio. Tatiana è una Tutsi, che ha subito discriminazioni razziali anche sul posto di lavoro, come infermiera. Il suo coraggioso altruismo ha salvato 1268 persone dal genocidio avvenuto nel suo paese nel 1994. Nel 1996 si è trasferito con la famiglia in Belgio, come rifugiato, e da allora vive a Bruxelles con sua moglie Tatiana, i figli e le nipoti. Appena arrivato in Belgio, si è mantenuto guidando un taxi per poi diventare proprietario di una società di trasporti pesanti. Nel 1995 ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush la “medaglia presidenziale per la libertà”. Ha creato l’Hotel Rwanda Rusesabagina Foundation, per aiutare gli orfani del genocidio e continua ad impegnarsi per la pace in Rwanda e per tenere viva la memoria degli eventi che hanno sconvolto il suo Paese. Nonostante il suo atto di generosità e di coraggio sia stato riconosciuto in tutto il mondo, Rusesabagina è stato aspramente criticato in patria e accusato di avere approfittato della situazione a suo favore. E’ stato criticato in particolare per aver affermato che in Ruanda si sta commettendo un altro genocidio, questa volta da parte dei Tutsi contro gli Hutu. Secondo noi Paul Rusesabagina è un vero eroe, poche persone con quella pressione addosso e in quella situazione sarebbero riuscite a fare quello che ha fatto lui e soprattutto davvero pochi avrebbero rischiato la vita per salvare degli estranei. Paul è un uomo dalla mentalità molto aperta, di grande coraggio, nel momento del bisogno ha cercato non solo di salvare la sua famiglia, ma anche altre persone che non conosceva, tutto questo solo grazie alla sua bontà e al suo grande cuore. Paul ha dimostrato di credere nella giustizia e nell’umanità.
Hotel Rwanda
In classe abbiamo affrontato un argomento molto importante, ovvero i genocidi. Per questo motivo abbiamo anche visto il film «Hotel Rwanda», che ha colpito tutti noi perché ci ha fatto riflettere. Pensiamo che gli avvenimenti accaduti in Rwanda si possano riassumere in un’unica parola: ORRORE. Orrore per una violenza indiscriminata e senza colpa. Ci siamo emozionati, siamo rimasti sconvolti e abbiamo pianto ma abbiamo anche capito che la possibilità che fatti simili non accadano mai più dipende solo da noi, se saremo capaci di imparare dai nostri sbagli. La vita di qualunque essere umano è preziosa e degna di rispetto e va difesa e noi vogliamo sperare che la parola «genocidio» scompaia dai vocabolari di tutto il mondo.
di Ludovica Quarti Trevano, Bianca del Bono e Martina Argento