Una guerra civile interminabile quella della Siria che entra ormai nel decimo anno dei combattimenti con i recenti attacchi indiscriminati di Idlib dove il 56% dei feriti sono donne e bambini.
All’origine di questo sanguinoso conflitto, le rivolte dei Curdi presenti nel Nord-Est del Paese e la repressione delle proteste di piazza contro il regime dittatoriale di al Asad del 2011, tensioni che hanno generato lotte e schieramenti che, in quasi un decennio, hanno messo in ginocchio la cultura e l’economia di un Paese e rubato il futuro della popolazione più giovane.
Quante immagini di bambini,in questi lunghi anni, sono passate sotto gli occhi di un mondo distratto, quali simboli di una guerra interminabile che coinvolge innocenti inermi e inconsapevoli.
Era il 2015 quando la foto di Hudea, la bambina con le manine alzate in segno di resa del campo profughi di di Atmeh vicino ai confini con la Turchia, che risale all’anno prima, postata dalla fotogiornalista di Gaza Nadia Abu Shaban, è stata ritwittata 11 mila volte. E in quell’occasione, le parole del fotografo turco Osman Sagirli, autore dello scatto, che parlavano di una bambina intimorita dal teleobiettivo della macchina fotografica scambiata per un’arma, turbarono l’opinione pubblica.
E’ il più recente febbraio 2020, quando il popolo del web si commuove di fronte al video che racconta di un papà, Abdullah Al_ Mohammad, che fa credere alla figlia Salwa di tre anni che lo scoppio delle bombe sono giochi di artificio. Il gioco intitolato “Sotto le bombe” serve a far sorridere la bimba, già costretta a lasciare la casa di Saraqib nel nord ovest del Paese e a trasferirsi in un posto più sicuro, e a non farla spaventare al rumore della detonazione.
Queste immagini, insieme a tutte quelle notizie che parlano di bambini morti a causa delle mine, di scuole e ospedali bombardati, di profughi che si mettono in cammino, ci danno la misura di una guerra che, nell’indifferenza di molti, viola i diritti fondamentali dei bambini come il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione, ad una casa, ad una famiglia.
Le vite dei più piccoli continuano ad essere troncate da condizioni di salute che potrebbero essere prevenibili o curabili e tanti neonati non vedono la luce perché morti a causa dei parti.
Le famiglie, alla ricerca di un luogo sicuro, devono affrontare diverse difficoltà nel lasciare la zona di conflitto e rimangono al freddo in attesa per giorni senza rifugi o aiuti di base. L’UNICEF chiede a tutte le parti in conflitto e a tutti coloro che esercitano un’influenza su di loro, di garantire passaggi sicuri a tutte le famiglie che si allontanano dai luoghi di scontro e di facilitare l’accesso all’assistenza medica che può salvare la vita dei bambini.
Migliaia di bambini non frequentano le scuole e le attività scolastiche non seguono il normale svolgimento con effetti deleteri sull’istruzione.
La povertà e la disoccupazione causate dal conflitto hanno minato la stabilità delle famiglie e forzato ragazzi, che dovrebbero andare a scuola, a svolgere lavori pericolosi o addirittura a sposarsi precocemente.
I tassi di malnutrizione, malattia e disabilità sono aumentati a dismisura durante il conflitto e i bambini si sentono impauriti, tristi, ansiosi e molti di loro manifestato i segni di un forte stress [image: Risultato immagini per guerra in sii msf]emotivo.
Nel 2018 si è raggiunto il maggior numero di bambini uccisi: solo 1.106 nei combattimenti; 262 gli attacchi armati e con bombe contro strutture scolastiche e sanitarie.
Tra il gennaio e il settembre 2019, le Nazioni Unite hanno verificato 1793 violazioni contro i bambini (omicidi, ferimenti, reclutamenti e rapimenti di ragazzini e poi attacchi contro scuole e strutture sanitarie). L’omicidio e la mutilazione sono gli oltraggi principali contro i minori.L’UNICEF riferisce che solo nell’ultimo dicembre, 66 bambini sono stati feriti o uccisi.
In questo mese di marzo Save the Children riporta che in Siria, sono 500.000 i bambini in fuga da Idlib che hanno freddo, soffrono per ciò che vedono e riconoscono i tipi di bomba dal rumore, mentre si contano. 77 minori uccisi o feriti in un mese e 280 mila minori che non possono andare a scuola
In questa guerra senza regole, negli ultimi attacchi devastanti su Idlib, i minori continuano ad essere tra le principali vittime e scuole ed asili che ospitavano famiglie sfollate continuano ad essere colpiti.
Molto preoccupati gli operatori di MSF che continuano a fornire cure mediche di base materno infantili e per malattie non trasmissibili attraverso cliniche mobili in tutta la Siria nord occidentale e a supportare ospedali in attività di vaccinazioni e di interventi chirurgici.
Quante madri dovranno ancora tenere in braccio il loro bambino mentre le bombe cadono ovunque? Quanti padri dovranno rassicurare i loro figli e farli ridere, mentre gli spari esplodono tutto intorno?”- si chiede Cristian Reynders, coordinatore delle operazioni MSF per la Siria nord-occidentale. - “C'è una cosa in cui le persone in Idlib continuano a sperare: preservare la vita. Ma le loro speranze si abbassano ogni minuto, di giorno in giorno”.
E noi ci chiediamo quando, in Siria, un bambino potrà di nuovo vivere nella propria casa, andare a scuola per imparare, uscire senza timore per giocare, non fuggire e non cercare rifugio.
In questi giorni di emergenza sanitaria “coronavirus”, in cui anche da noi la nostra vita quotidiana è stata stravolta, ci sentiamo più vicini a tutti quei bambini siriani che crescono sotto le bombe tra angoscia e insicurezza e senza la certezza di un futuro.
di Marco Cascio, Sveva Castagna, Josephine Wohlfart 3^D Scuola Secondaria di Primo Grado “Antonino Pecoraro” Palermo
Fonti utilizzate:
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