Una macina per il mais per produrre farina e pane. Un pollaio per carne e uova (proteine) da distribuire in una piccola comunità. Iniziative “dal basso” per contrastare la malnutrizione del nord Kivu (RDC).
Oggi nel mondo ci sono circa 459 milioni di persone malnutrite, tante quanti gli abitanti di tutta Europa e i continenti più colpiti sono Africa e Asia. Un bambino malnutrito su due muore prima dei cinque anni. I dati sono dolorosi e rendono ancora più urgenti le risoluzioni dell’ONU, che vorrebbe porre fine a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030, portando avanti pratiche agricole di sicurezza alimentare. Nella Repubblica Democratica del Congo per decenni ci sono state gravi epidemie (HIV e Ebola) oltre a molti conflitti interni e la malnutrizione è purtroppo molto diffusa.
La malnutrizione è data dall’assunzione di poche sostanze nutritive essenziali (vitamine, proteine…), di conseguenza i bambini smettono di crescere e diventano più fragili. L’età in cui ci si ammala di più è fra i 6 mesi e i 2 anni. Sconfiggere la fame è anche l’obbiettivo numero due dell’ONU, che tenta di raggiungerlo cercando di far diventare autosufficienti tutti i villaggi in difficoltà.
Alla numerosa comunità dell’isola di Idjwi nel lago grande Kivu (Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo), la Fondazione Cariello Corbino – che abbiamo conosciuto grazie a un’iniziativa di beneficienza a Natale 2019 – ha donato oltre che un pollaio una barca a motore per rendere più agevole il passaggio di persone e merci tra l’isola e le sponde del lago. La macina, invece, è stata acquistata per la comunità di Rugari, dove un orfanotrofio ospita 75 ragazzini che ora avranno più facilmente a disposizione farina di mais. La macina sarà inoltre a disposizione dei villaggi vicini, che potranno utilizzarla per il mais coltivato da loro, creando così una base economica per rendere il progetto indipendente dagli aiuti esterni.
Progetti come questi, coerenti con i luoghi e con le condizioni naturali e climatiche dei paesi ai quali sono destinati, possono diventare modelli replicabili in altre parti del mondo, per aiutare i villaggi in difficoltà e consentire una sempre maggiore autonomia in accordo con i primi obbiettivi dell’agenda ONU 2030 (1. Sconfiggere la povertà, 2. Sconfiggere la fame).
La fame e la malnutrizione sono due problemi contro i quali il mondo deve combattere una battaglia molto organizzata. Sono necessari gesti concreti per sostenere progetti anche piccoli, che possono avere però un impatto importante sulle comunità che vivono in condizioni difficili e di grande miseria.
di Marco Giacomoni, Educandato Statale Setti Carraro Milano