Medici Senza Frontiere è un’organizzazione non governativa fondata da giornalisti e medici in Francia nel 1971.
Questa ONG è conosciuta soprattutto perché offre cure mediche nei contesti di crisi. In particolare le attività spaziano dalla risposta alle emergenze, come terremoti, tsunami e uragani, ai conflitti armati, come in Afghanistan o Iraq, dove vengono costruiti ospedali da campo, vengono supportate le strutture ospedaliere già esistenti e vengono allestiti punti medici vicino alle linee del fronte. I pazienti di MSF sono principalmente persone in fuga da guerre e povertà, gruppi etnici emarginati, malati affetti di patologie trascurate e persone intrappolate in aree urbane con alti tassi di violenza. MSF interviene anche in caso di epidemie di Morbillo, Malaria, Meningite e altro, curando i malati ed effettuando campagne di vaccinazione di massa. MSF gestisce inoltre programmi per la cura dell’HIV/ AIDS e per quella della Tubercolosi. Questa organizzazione è pure importante non solo per l’aiuto umanitario, ma anche perché racconta e denuncia i contesti in cui lavora. Attualmente MSF è costituita da 5 grandi sezioni operative in Belgio, Francia, Svizzera, Paesi bassi e Spagna, da 3 associazioni regionali e da 21 sezioni partner, tra cui quella Italiana, nata nel 1993, che partecipa con la gestione diretta di alcuni progetti e con attività di raccolta fondi, reclutamento di operai e informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. MSF quindi si occupa di una vasta quantità di problemi: un esempio dell’intervento di questa organizzazione si può trovare nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. La Repubblica Democratica del Congo è uno Stato dell’Africa centrale. È il paese francofono dell’Africa più popoloso, avendo una popolazione stimata di 82 milioni di abitanti. Varie centinaia di diverse etnie nere africane formano la popolazione del paese. La sua economia è principalmente del settore primario (agricoltura ed estrazione mineraria). Il paese possiede delle immense risorse naturali. Il francese è la lingua ufficiale e quattro lingue bantu (kikongo, lingala, tshiluba, swahili) sono riconosciute lingue nazionali.
Democratic Republic of the Congo
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Oltre alla capitale Kinshasa, le altre città importanti sono Kananga, Kisangani e Lubumbas. La parte meridionale e più estesa del bacino del Congo, comprendente i grandi affluenti di sinistra, restò per molto tempo inesplorata, ma già prima che i portoghesi giungessero alle foci del fiume nel 1482, all’interno esistevano vari regni. Le ricchezze della regione produssero il fiorire delle grandi esplorazioni del XVIII e XIX secolo, alle quali era interessato soprattutto Leopoldo II, re del Belgio. Nel 1885 fu riconosciuto lo Stato del Congo, nominalmente indipendente, in realtà sotto la sovranità personale di Leopoldo II. Nel 1908 tale finzione cessò e il Congo divenne colonia belga a tutti gli effetti. Nel 1960 il paese, sotto la spinta del movimento di Lumumba e Kasavubu, ottenne l’indipendenza ma sprofondò quasi subito nella guerra civile. I forti interessi legati allo sfruttamento delle risorse minerarie causarono la secessione delle regioni meridionali e nel 1961 Lumumba fu assassinato. L’avvento di Mobutu al potere nel 1965 segnò la fine della guerra civile. Il nuovo regime operò una graduale “africanizzazione” del paese: dal 1966 la capitale di chiamò Kinshasa e nel 1971 lo stato assunse il nome di Zaire e la bandiera fu radicalmente cambiata. Quando nel 1997, dopo oltre trent’anni di potere, Mobutu fu rovesciato, il paese tornò a chiamarsi Congo e anche la vecchia bandiera dell’indipendenza del 1960 fu ripristinata. Oggi la Repubblica Democratica del Congo continua a vivere in un clima particolarmente instabile. Se da una parte la zona occidentale del paese non è più teatro di scontri e manifestazioni violente, nelle province del Nord e Sud Kivu persiste la presenza di bande armate, di milizie non governative, di ex-militari e di gruppi tribali, i quali effettuano incursioni e razzie con conseguenti massacri di civili. Nonostante questa situazione nella Repubblica Democratica del Congo la maggior parte delle morti non è provocata dalle violenze del conflitto in corso nel paese africano, ma piuttosto dalla malnutrizione e dagli evitabili disagi dovuti al collasso delle strutture sanitarie. Si calcola che la crisi che affligge la Repubblica Democratica del Congo uccida 38.000 persone ogni mese, 4.000.000 dall’inizio del conflitto. Dopo un anno di relativa stabilità, nell’autunno del 2008 sono riesplosi gli scontri tra l’esercito regolare (FARDC) e le milizie del CNDP(Congrès National pour la Défense du Peuple) che hanno provocato oltre 250.000 sfollati nel Nord Kivu e nelle province confinanti. Nel gennaio del 2009 le parti in lotta hanno improvvisamente trovato un accordo. Nonostante il fragile accordo la situazione resta comunque molto tesa, sia a causa del protrarsi delle operazioni militari, sia perché gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno dimostrato l’incapacità delle FARDC di mantenere l’ordine nell’Est del paese, incoraggiando diversi raggruppamenti minori a riprendere la lotta armata contro il Governo Centrale. Le équipe di MSF ancora oggi stanno intensificato le loro attività per contenere l’epidemia di Ebola in questo Paese, dichiarata il 1º agosto 2018. Si tratta della più grave emergenza Ebola mai registrata nel paese dalla scoperta del virus nel 1976 e della seconda peggiore epidemia di Ebola nella storia. Si sta diffondendo in località urbane e aree isolate, difficili da raggiungere anche a causa del conflitto in corso.
di Altea Cicala, II i Liceo artistico statale “Eustachio Catalano” di Palermo