La *guerra civile* nello Yemen tra opposte fazioni, che intendevano costituire il legittimo governo, ha avuto origine nel 2015.

Le forze militari degli *Huthi*, che controllano la capitale Sana’a, si sono scontrate con le forze leali al governo di *Abd Rabbuh Mansur Hodi*. Ben presto il conflitto si è esteso all’Arabia Saudita con la presenza di organizzazioni (Isis e Al Qaida) e alle nazioni del golfo, il che ha reso problematica la vita dei cittadini. In questo conflitto, nato per il controllo del territorio e delle risorse, il grande intervento di *MSF* è stato essenziale: più di 2200 operatori umanitari sono stati inviati in soccorso nel paese. Anno dopo anno, gli effetti della guerra hanno devastato gran parte della popolazione. Sempre più persone lottano per la sopravvivenza e sempre meno ci riescono, a causa della *mancanza di lavoro e di risorse primarie*, tra cui proprio l’acqua e il cibo. Pertanto, i morti e i feriti aumentano costantemente, richiedendo interventi di sempre più radicali attraverso *la distribuzione di cibo e cure e la realizzazione di ospedali mobili*. MSF è l’unica organizzazione internazionale ad operare all’interno del paese la cui condizione è trascurata da molti Stati. A peggiorare la situazione sono anche l’aumento delle epidemie e delle malattie e la distruzione dei pochi ospedali presenti in quest’area; pertanto la presenza degli operatori umanitari è estremamente necessaria. In particolare, fin dall’inizio del conflitto, a subire maggiori danni è stato la città di *Taiz *su entrambe le linee del fronte. Tuttavia, operare in tutto il territorio yemenita, è davvero difficile, qui ci sono maggiori ostacoli da superare, tra cui la *politicizzazione degli aiuti*. L’ *indipendenza* e soprattutto la *neutralità*, infatti, devono essere i fattori principali per superare le difficoltà e raggiungere le persone bisognose senza introdurre un ulteriore elemento favorevole alla prosecuzione della guerra. Dal 2015 a oggi MSF ha assistito *973.095 pazienti*, ha effettuato *76.436 interventi chirurgici* e ha fatto nascere *64.032 bambini*, ma è ovvio che tali numeri aumentano giorno per giorno. Questo supporto, tuttavia, è ostacolato dai continui scontri e bombardamenti che impediscono agli operatori di poter agire.
Dal 29 novembre 2018 MSF si è ritrovata nel bel mezzo del conflitto, dovendo rinunciare a soccorrere oltre cento vittime; nonostante ciò, sebbene non avesse ricevuto l’approvazione per muoversi all’interno della città di Sana’a, è riuscita, comunque, ad assicurare forniture mediche gratuite agli ospedali della capitale. Con l’aumento del 200% del costo del carburante, come d’altronde di tutti prezzi delle risorse primarie, gli ospedali stessi hanno difficoltà ad assicurarsene un minimo necessario per un buon funzionamento. Tutto ciò è peggiorato dall’*embargo* imposto ai territori dello Yemen da parte di una *coalizione antigovernativa* dell’Arabia Saudita che ha bloccato le importazioni commerciali e umanitarie, aggravando la crisi economica. Una chiara testimonianza della ferocia del conflitto ci è data da *Caroline Seguin*, appartenente al personale di MSF che opera a *Hodeidah*, la quale ci racconta la tragica situazione della popolazione; ai presidi ospedalieri arrivano continuamente uomini e purtroppo anche molti bambini, con ferite d’arma da fuoco:
*“I civili hanno sempre meno possibilità di accedere all’assistenza sanitaria a Hodeidah e il trasferimento ad altre strutture sanitarie fuori dalla città richiede ore. Vediamo bambini con ferite da arma da fuoco e donne incinte con complicazioni che hanno urgente bisogno di assistenza medica salvavita, ma purtroppo arrivano tardi negli ospedali di Mocha e Aden, a ore di distanza.” *
Ci sono state 241 vittime di arma da fuoco, 227 da esplosioni e 30 da schegge. Nelle prime due settimane di novembre, le ammissioni al pronto soccorso sono aumentate del 56% ad Aden e del 50% a Mocha rispetto al mese precedente. Tutto sembra non finire mai. I combattimenti nel *Governatorato di Hodeidah* non tendono a diminuire e un potenziale assedio della città ne è una prova. Caroline Seguin, infine, ci riferisce:
*“Oggi non sappiamo come farebbero le persone a fuggire se dovessero trovarsi nel mezzo di un combattimento e che tipo di accesso avrebbero ai servizi di base se la situazione peggiorasse”. *
Questa è la tragica situazione nello Yemen che sembra non terminare e la durata della prosecuzione del conflitto è imprevedibile. Anche qui, come in ogni altra guerra, le vere vittime sono i civili, i quali vengono privati totalmente della propria dignità, famiglia, felicità e spesso anche della vita; ed è proprio in questo caso che MSF interviene soccorrendo gli unici innocenti del conflitto. Se la condizione peggiora l’associazione non potrà più operare, ciò lascerà sola la popolazione, aiutata costantemente da questa organizzazione internazionale non governativa. Una delle cause principali della prosecuzione degli scontri, è anche la *mancanza di aiuto* da parte di altri paesi o, come nel nostro caso organismi sovranazionali che mettano fine al dolore e alla morte. Quindi, è necessario riconoscere e ringraziare il supporto dato da MSF (l’unica organizzazione che opera nello Yemen), senza il quale il numero delle vittime sarebbe enormemente maggiore.

di Giuseppe Callea, Francesco Zevola Liceo classico Vittorio Emanuele II-Garibaldi Napoli 1M