Nella Repubblica Centrafricana i ripetuti conflitti e la violenza contro i civili hanno portato a fenomeni di sfollamento di massa e a gravi bisogni umanitari.
Nel 2017, gruppi armati non governativi controllavano 14 delle 16 province in questo Paese. Il conflitto ha ridotto drasticamente le cure mediche, il cibo,
l’acqua, i ripari e la possibilità di avere istruzione per la popolazione, portando lagente del Paese in uno stato di estrema vulnerabilità. Si sono verificati
omicidi brutali ed esecuzioni.
Il governo di François Bozizé ha combattuto il gruppo armato dei Seleka con l’aiuto dei caschi blu francesi; attualmente Bozizé è scappato all’estero lasciando che la guerra continuasse tra i gruppi armati dei Seleka e i Caschi Blu dell’ONU.
Gli scontri hanno costretto 30.000 persone alla fuga. Dalla testimonianza degli operatori di MSF (News e storie MSF dell’8 gennaio 2018) si riporta la storia di Josianne Wankian, donna di 37 anni e madre di 9 figli.
“Il 28 dicembre 2017, alle 5 del mattino, ho sentito dei colpi di kalashnikov vicino alla mia abitazione. Mio marito e uno dei miei figli sono riusciti a scappare prima che i soldati entrassero nella nostra casa: ci hanno chiesto un tributo che non potevamo pagare. Noi abbiamo dato loro tutto ciò che avevamo, ma i soldati non si sono limitati a rubare tutto: ci hanno anche bruciato la casa, Da quel giorno io e i miei otto figli viviamo in un campo profughi.”
Come Josianne più di 30.000 persone nella città di Paoua sono state costrette a rifugiarsi nei villaggi vicini. Gli sfollati si sono accampati nei paesi limitrofi e nelle provincie dove vi erano aiuti umanitari e nella capitale Bangui. Medici Senza Frontiere ha offerto assistenza ambulatoriale e ospedaliera alle comunità locali e agli sfollati, ai feriti ed in generale alle persone in rischio di vita.
I volontari hanno operato nella capitale e non solo e continuano nell’incessante lavoro, nonostante la situazione metta a repentaglio la loro stessa vita e spesso debbano subire anche rapine e minacce.
La situazione è ancora estremamente tesa e non è solo caratterizzata dagli scontri tra gruppi armati o dagli attacchi mirati contro la popolazione. È anche il frutto dell’incapacità delle autorità statali di garantire la sicurezza nella maggior parte del paese, e della proliferazione di uomini armati che vivono sulle spalle della popolazione, imponendo pagamenti in denaro con qualsiasi pretesto, come percorrere una strada, possedere bestiame o anche vivere nella propria casa.
RAGAZZI COME NOI COSTRETTI AD ARRUOLARSI
Nella Repubblica Centrafricana l’emergenza militare porta a fare i conti con una triste realtà: quella dei bambini soldato, quadruplicati in due anni. Alcuni sono stati rapiti o costretti ad arruolarsi, altri lo fanno per sopravvivere o spinti dalle loro famiglie col desiderio di vendicare un famigliare morto o l’ambizione di fare qualcosa di buono per il proprio paese.
Così tanti bambini e ragazzini come noi si trovano in prima linea per trasportare rifornimenti o svolgere attività di supporto, oltre ad essere vittime di molti tipi di violenze fisiche e psichiche.
È davvero triste sapere che non poco lontano da noi ci sono realtà così diverse, bambini che vivono a stento, costretti a fare la guerra, e non hanno tutti i servizi e le opportunità che a noi sembrano normali.
MALATTIE IN REPUBBLICA CENTRAFICANA: PROBLEMI OLTRE LA GUERRA
Oltre alla guerra, nella Repubblica Centrafricana, c’è un altro problema: le malattie e l’assenza di medicine per tutti.
Nel 2017 gli operatori di Medici senza Frontiere hanno realizzato campagne di vaccinazione per proteggere i bambini da malattie come la difterite, l’epatite B, il morbillo e la polmonite nelle città di Lobaye e Carnot.
Le vaccinazioni multi-antigene sono state effettuate anche dalla loro équipe di risposta alle emergenze, Eureca, mentre un’ulteriore campagna di vaccinazione è stata avviata in risposta a un’epidemia di morbillo a Mbaiki.
Le campagne hanno permesso di vaccinare un totale di 185.400 bambini.
A Berberati 22.400 donne in età fertile sono state vaccinate contro il tetano. Nonostante la crescente insicurezza in altre aree del paese, la situazione è rimasta stabile. Dall’inizio del progetto, avevano ricoverato 20.700 bambini presso l’unità pediatrica dell’ospedale, curato più di 4.570 bambini sotto i cinque anni per malnutrizione acuta severa e assistito oltre 5.500 parti. A Zemio, terminati i combattimenti e conclusa la risposta di emergenza, si è concluso il progetto nel dicembre 2017.
Nonostante la crescente insicurezza in molte aree del paese, altrove la situazione è stabilizzata.
Dopo tre anni di lavoro nell’ospedale della capitale prefettuale Berbérati, e nei centri sanitari circostanti, gli operatori di Medici senza Frontiere hanno trasferito le attività al Ministero della Salute.
Medici senza Frontiere si impegna nell’aiuto delle persone in difficoltà, ma sono troppe e le risorse non sono abbastanza. Le équipes mediche continuano comunque a fornire cure per la tubercolosi, la malaria e L’HIV/AIDS. Per quanto riguarda la malaria, nel 2017 i volontari hanno rafforzato un approccio comunitario, istituendo reti di operatori di comunità per curare la malaria a Kabo e Batangafo, e offrendo esami e trattamenti gratuiti per la malaria a Bossangoa e Bambari.
Nell’anno 2017 sono stati trattati 444.587 pazienti.
I programmi per l’HIV a Paoua e Carnot si sono concentrati sulla decentralizzazione del trattamento antiretrovirale (ARV) a livello di assistenza sanitaria di base, mentre a Batangafo e Kabo si sono impegnati ad adattare i programmi ai modelli comunitari, poiché il conflitto rendeva ancora più difficile fornire i farmaci. A seguito di tre attacchi all’ospedale di Zemio, che ha costretto la maggior parte della popolazione a fuggire, le équipes di MSF sono riuscite a contattare 1200 delle 1600 persone iscritte al loro programma e le hanno rifornite di farmaci antiretrovirali.
Aiutiamo gli operatori Medici Senza Frontiere con donazioni, anche piccole, per aggiungere una briciola di speranza a tanta ingiustizia.
sitografia
- https://www.facebook.com/msf.italiano/videos/in-repubblica-centrafricana-%C3%A8-in-atto-una-catastrofe-di-massa-questa-%C3%A8-la-testim/10153288412412195/
autori: Damiano Cameirana, Manuel Cardone e Michele Parola, Carlo Salomone
IC VILLANOVA MONDOVI’ (CN) Scuola Secondaria di Primo Grado classe 2a B