Pauline Cafferkey è un’infermiera scozzese che è stata volontaria in un centro di trattamento a Kerry Town, in Sierra Leone, durante l’epidemia del dicembre 2014, sopravvissuta al virus dell’Ebola ha voluto rientrare nel paese con l’ente benefico britannico “Street Child” per testimoniare e divulgare le terribili condizioni che ancora affliggono le molte persone sopravvissute al virus.
Apparentemente questo stato sembra molto diverso da quando Pauline è arrivata nel 2014: il traffico è tornato nelle strade (una volta quasi vuote con esclusione delle ambulanze e dei veicoli di soccorso); i mercati sono di nuovo animati.
Indagando un po’ più in profondità e esaminando il tutto, Pauline denuncia che la situazione è ancora molto difficile in quanto le condizioni della popolazione sono ben lontane dai parametri che si avvicinano alla normalità. Ad esempio girando per le strade si trovano molti sopravvissuti dell’Ebola, che vengono stigmatizzati a livello sociale e che presentano tutt’ora problemi di salute, oppure orfani che hanno perso i genitori a causa di questa malattia, e più in generale la maggior parte della popolazione deve fare i conti con una situazione di estrema povertà.
È forse superfluo ricordare che sono molte le malattie diffuse negli stati più povere dell’Africa; in particolare a tutti è nota la diffusione dell’AIDS. Per quanto riguarda Ebola, l’attenzione si è concentrata su questa malattia esclusivamente durante il periodo di massima diffusione del virus. Gli stati più colpiti sono stati: la Sierra Leone, la Repubblica Democratica del Congo e la Guinea Sud Orientale.
Pochi sono venuti a conoscenza che nel 2018 nella Repubblica Democratica del Congo si è verificata una recrudescenza della malattia perché è scoppiato per la nona volta un focolaio di Ebola nel paese. Questo paese è stato quello più colpito, infatti l’epidemia è iniziata nel 1976, anno in cui sono morte 280 persone su 318 infette.
La Repubblica Democratica del Congo, proprio a causa delle vaste foreste che si estendono nel suo territorio si è trasformata in un serbatoio di virus. La nuova epidemia iniziata il primo agosto 2018 riguarda la provincia di Kivu nord; le aree più colpite ospitano oltre un milione di persone, in gran parte sfollate, a causa delle guerre, dai paesi confinanti Ruanda e Uganda.
In questa regione Medici senza frontiere ha creato zone di isolamento, al fine di contenere la diffusione e i sanitari hanno sperimentato un nuovo trattamento che sembra risultare efficace, almeno stando ai risultati pubblicati dalla rivista scientifica The Lancet.
L’isolamento, oltre i sicuri benefici, ha avuto, purtroppo, anche conseguenze negative in quanto i nuclei che presentano casi di contagio sono inevitabilmente isolati in quarantena, all’interno delle loro abitazioni e ciò aggrava ulteriormente la condizione di povertà in cui si trovano.
In Sierra Leone l’epidemia si è diffusa a partire dal 2014 e ha causato un ingente numero di decessi.In particolare nell’aprile del 2015 sono stati segnalati 25826 casi di contagio e 10704 decessi.
L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2016 aveva dichiarato la fine dell’Ebola in Sierra Leone, affermando tuttavia, che si sarebbero potuti presentare di nuovo sporadici focolai. Ad oggi purtroppo questa previsione sembra confermata dalla presenza in questo stato di alcuni casi.
La Guinea sud-orientale è uno degli stati più poveri del mondo, qui tre anni fa scoppiò un’epidemia di Ebola che causò 2346 morti.
Per quanto riguarda l’AIDS, il virus dell’Hiv è stato riconosciuto e considerato come una seria minaccia alla vita umana in Africa Orientale già nei primi anni ’80.
Dalla fine del 2001, più di 60 milioni di persone nel mondo sono state infettate da HIV e sono oltre 20 milioni i morti per AIDS. Nella sola Africa Subsahariana, si stima che ogni giorno muoiano circa 6000 persone a causa dell’AIDS: numero 10 volte superiore ai morti a causa di guerre. I bambini sono le principali vittime dell’AIDS
- Ogni minuto un bambino muore per cause collegate all’AIDS.
- Ogni giorno 6.000 ragazzi tra i 15 e i 17 anni contraggono il virus.
- Ogni anno 650.000 bambini ricevono l’HIV dalle proprie madri.
- Più di 2 milioni di bambini e 12 milioni di giovani sono sieropositivi.
- 15 milioni di bambini sono già rimasti orfani a causa dell’AIDS.
- Il 60% della popolazione mondiale sieropositiva vive nell’Africa subsahariana.
Qui più dell’85% dei bambini di tutto il mondo che ha contratto il virus. (dati Unicef 2006).
Nei Paesi in cui il virus è più diffuso, gli effetti dell’HIV/AIDS sulle nuove generazioni è devastante.
In particolare in Sierra leone dal 2010 le infezioni da Hiv sono aumentate del 7%; le morti per AIDS sono aumentate del 6% nel 2016 il Paese ha avuto 5300 nuove infezioni da HIV e 2800 decessi correlati alla malattia. Tra le donne incinte che avevano l’HIV, l’80% non ha avuto accesso ai trattamenti per prevenire la trasmissione del virus ai propri figli.
Oggi l’AIDS è la prima causa di morte in Africa, il continente in cui vivono tre quarti dei sieropositivi e dei malati di AIDS, e il 90% degli orfani per AIDS di tutto il pianeta.
Approfondendo le tematiche relative alla diffusione di queste due malattie, ci siamo resi conto che anche se l’AIDS è considerata da molti una piaga diffusa a livello mondiale, essa si concentra soprattutto in Africa dove il numero delle persone decedute per l’HIV è considerevolmente più elevato rispetto agli altri luoghi, con picchi notevoli nell’Africa Sub-Sahariana. Ci siamo quindi interrogati sulle ragioni di ciò e abbiamo rilevato che sono di ordine politico, sociale e igienico sanitario.
A tutto ciò si aggiunge il costo elevatissimo dei farmaci necessari per la cura.
Secondo un rapporto presentato negli ultimi anni da “Medici Senza Frontiere” si rileva che i costi dei farmaci per la prima linea di cura sono calati (circa 500$ nel 2007, ora intorno ai 150$); quelli della seconda linea (cioè i pazienti che hanno fallito la prima linea e quindi devono ricorrere ad altre molecole) sono calati notevolmente negli ultimi due anni (dai 1000$ nel 2017 ai 250$ di oggi); ma le seconde e le terze linee più avanzate con i farmaci più innovativi mantengono prezzi molto alti circa 1900$ all’anno. Questi costi sono difficilmente sostenibili dai sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo anche se sostenuti dal fondo monetario internazionale. I medici che lavorano in questa realtà hanno più volte espresso la loro preoccupazione per la situazione e richiedono i mezzi necessari per la prevenzione e per il trattamento della malattia.
SITOGRAFIA:
- independent.co.uk/
- unaids.org/en
- salute24.ilsole24ore.com/
- adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/conseguenze-ebola/
- it.wikipedia.org/wiki/Guinea
- infoafrica.it/2018/09/03/accordo-cooperazione-sanitaria-e-apertura-corridoi-ospedalieri/
- sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/07/03/guinea-siglato-accordo-protezione-dei-minori-migranti/
- unimondo.org/Paesi/Africa/Africa-centrale/Guinea-Equatoriale/Migrazioni
- ilfattoquotidiano.it/2017/09/26/migranti-alle-origini-dellesodo-nel-mediterraneo-chi-sono-e-da-cosa-scappano-le-migliaia-di-richiedenti-asilo/3877519/3/
- farmacoecura.it/malattie/ebola-sintomi-trasmissione-cura-sopravvivenza/#prevenzione
BIBLIOGRAFIA: Ciotti L., Chi ha paura delle mele marce? Ed.SEI, 1996
Classe 3B Liceo delle scienze umane „G.Pascoli“ Firenze
- Bambi Elisabetta
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