Nella Repubblica democratica del Congo, uno dei paesi più ricchi di risorse della Terra, la vita di milioni di persone non vale nulla.
Il regime di Joseph Kabila, candidato dopo 17 anni di potere alle prossime elezioni di fine anno, vacilla vistosamente anche sotto l’attacco mosso dalle parrocchie cattoliche del paese che sono ricambiate dal regime con durissimi interventi repressivi. Intere regioni sono intanto sotto il tallone dei tagliagole jihadisti che imperversano tutt’intorno a Goma, nel Kivu del nord, a Butemo-Beni e poi anche nel Kivu del sud, dove il futuro si gioca intorno alle ricchissime miniere di coltan. Ma nel nord i massacri interessano anche la zona di Buna-Itiuri. Fuori controllo infine pure il sud del paese, dal Kasai al Katanga, dove imperversano le milizie di Kamwina Nsapu. Nel Kasai sono state scoperte da poco fosse comuni piene di cadaveri. Nel ricco Congo, che continua a far gola alle multinazionali, la vita infernale produce milioni di sfollati e in questo momento la crescita del fenomeno pone il Congo in cima alla lista dei paesi più sfollati, prima di Siria e Iraq. Nessuno sa quanti invece di preciso sono i morti dei continui massacri che stanno insanguinando il paese. La terra congolese dove i contadini scappano dalle loro terre attaccate dai miliziani è diventata nel frattempo una terra flagellata con un terzo delle province colpito dall’infestazione terribile dell’ebola. Ed è solo l’ultimo flagello che si abbatte sul Congo da tempo sconvolta da massacri e sconvolgimenti sociali. La più grave crisi umanitaria degli ultimi decenni in Africa è così dispiegata su più fronti. Il Congo con tutte le sue ricchezze nel sottosuolo resta uno dei paesi più poveri al mondo, al 176° posto su 188 per indice di sviluppo umano, dove 1 bambino su 10 muore prima di aver raggiunto i 5 anni e dove il reddito pro-capite è di 485 dollari all’anno, perché negli ultimi anni tutte le miniere presenti in questo stato sono state depredate sia “legalmente” da aziende multinazionali, sia da bande criminali a cui serve denaro per comprare armi e per ottenerlo, lo prendono illegalmente con altri minerali per venderli in nero, per questo motivo questi minerali vengono chiamati “minerali del sangue”.
COSA SUCCEDE NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO MENTRE IL RESTO DEL MONDO GUARDA ALTROVE?
Nella Repubblica democratica del Congo si combatte da 20 anni una guerra con la complicità dell’Occidente, che mette in pericolo la vita di milioni di persone. Stragi, migliaia di morti, milioni di sfollati, bambini in grave stato di malnutrizione, sacerdoti sequestrati, il Congo sta registrando la sua crisi più difficile e drammatica nel disinteresse sostanziale dei paesi occidentali che a malapena sono riusciti di recente a far prolungare la missione di “peacekeeping” delle forze ONU.
Nel Congo, dove solo nel 2017 sono sfollate 4,1 milioni di persone a causa di crisi di lunga durata nell’est e di nuove emergenze in altre parti del Paese, Msf gestisce alcuni dei programmi più importanti. Il conflitto nella provincia di Tanganica si è intensificato negli ultimi due anni e ha portato alla fuga di oltre mezzo milione di persone. Molti degli sfollati vivono nella città di Kalemie e nei dintorni presso famiglie ospitanti, in campi di fortuna o in edifici scolastici. Alcuni dormono a terra con solo una zanzariera per ripararsi. Le attività MSF hanno compreso vaccinazioni contro il morbillo, cliniche mobili per fornire assistenza sanitaria di base, servizi di salute riproduttiva e consulenza in materia di salute mentale, sostegno ai centri sanitari e assistenza ai pazienti pediatrici. In alcuni campi le equipe MSF hanno inoltre distribuito acqua e costruito latrine e docce. Più di 1,3 milioni di persone sono fuggite dalle violenze estreme nelle regione del Gran Kasai, cercando rifugio nella boscaglia e rimanendo nascoste per settimane nonostante le terribili necessità mediche, incapaci di accedere alle cure a causa dell’insicurezza. Le équipe sono riuscite a curare alcune persone che avevano subito lesioni gravi come ferite profonde da machete o da arma da fuoco. Il conflitto ha innescato una grave crisi alimentare nelle aree rurali e un forte aumento della violenza sessuale. Sono stati curati i feriti di guerra in un’ala ristrutturata dell’ospedale della città di Kananga, eseguendo 1200 interventi chirurgici e prestando assistenza alle vittime di violenza sessuale. A Tshikapa, sono stati supportati un ospedale, tre centri sanitari e un carcere. Alla periferia delle due città, dove molti centri sanitari sono stati saccheggiati, distrutti o incendiati, sono state organizzate delle cliniche mobili.
UN TASSO DI MORTALITÀ CATASTROFICO
Drammatici indici di mortalità, assenza di cure mediche, impossibilità di accesso per la maggior parte dei pazienti dove esistono strutture sanitarie. In diverse regioni del Paese gli indicatori sanitari invece di migliorare sono peggiorati. La maggioranza delle vittime soffrono e muoiono a causa di malattie infettive come malaria, infezioni respiratorie o diarree: tutte patologie evitabili. Secondo il rapporto MSF, tra il 45% e il 67% delle persone intervistate non ha avuto accesso ad alcun tipo di assistenza medica di base. La maggior parte dei congolesi sopravvive con 30 centesimi di dollaro al giorno, i costi dell’assistenza sanitaria di base sono ben al di sopra del budget di una famiglia congolese. Di conseguenza, le persone cercano assistenza medica quando ormai è troppo tardi. I costi non rappresentano però l’unico ostacolo. L’intero sistema sanitario è stato completamente abbandonato a se stesso e non può sperare di coprire i bisogni sanitari delle popolazioni congolesi. Inoltre a causa delle enormi distanze e della mancanza di infrastrutture, per i pazienti è un’impresa ardua persino riuscire a raggiungere un centro di salute. Se e quando riescono ad arrivarci, spesso si trovano di fronte l’amara sorpresa di scoprire che le medicine non sono disponibili.
DONNE VIOLENTATE
Purtroppo si deve registrare un numero annuo molto elevato di persone violentate, ma non ci sono dati ufficiali al riguardo. Una stima prudenziale ma attendibile ci dice che, nel solo anno 2017, sono state violentate circa 15 mila donne in Congo, molte delle quali giovanissime o ancora bambine. Inoltre tra di loro si trovano addirittura donne anziane di oltre 60 anni.
INTERVENTI CHIRURGICI
Un recente studio pubblicato da Biccard e da The Lancet fotografa lo stato attuale dei servizi chirurgici in Africa. Nel corso di una settimana sono stati arruolati 11.422 pazienti in 247 ospedali di 25 paesi africani di cui 14 a basso reddito (Benin, Burundi, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Gambia, Madagascar, Mali, Niger, Senegal, Tanzania, Togo, Uganda e Zimbabwe) e 11 a medio reddito (Algeria, Camerun, Egitto, Ghana, Kenya, Libia, Mauritius, Sud Africa e Zambia).
Si trattava di pazienti più giovani e con un rischio operatorio più basso rispetto a quello riportato nei paesi ad alto reddito. Complicazioni post-operatorie, soprattutto infezioni, sono avvenute in circa il 18,2% dei casi e il 2,1% è morto. Si tratta di un tasso di incidenza di complicazioni inferiore rispetto ai dati dei paesi ad alto reddito, ma con un tasso di mortalità doppio. Si tratta di morti avvenute nei giorni seguenti all’intervento, non in sala operatoria, e quindi almeno in parte prevenibili. Nella regione congolese del Kananga l’MSF ha eseguito circa 1200 interventi chirurgici nel 2017.
VISITE MEDICHE
Esponiamo alcuni dati particolarmente significativi della situazione medica in Congo:
· in tutto il Congo nel 2017 l’MSF ha eseguito oltre 1,5 milioni di visite mediche ambulatoriali
· sono stati ricoverati 95 mila pazienti
· sono stati vaccinati oltre 1 milione di bambini contro il morbillo
· nella capitale Kinshasa sono stati trattati circa 3 mila pazienti per l’AIDS
· sono stati curati 85 mila casi di malaria nel solo 2017.
TESTIMONIANZE
Ecco una storia vera di una donna del Congo che racconta della sua orribile esperienza: “Avevo 5 figli, 4 femmine e 1 maschio. Hanno violentato e ucciso 3 mie bambine. Uno di loro mi ha violentata dentro casa, poi mezza nuda mi ha trascinata fuori. Da quando ho scoperto di avere l’HIV sono davvero molto preoccupata.” Tra chi ha dovuto subire le violenze dai gruppi armati, ci sono anche 32 uomini, alcuni dei quali hanno raccontato di essere stati costretti sotto minaccia a violentare le donne della loro stessa comunità. Un uomo racconta quando è stato minacciato di morte se non avesse fatto quello che gli avrebbero detto:“ci hanno presi, ci hanno torturati e hanno iniziato a trattarci come schiavi. Ci hanno persino costretto a violentare le nostre madri. Anche se non erano le nostre vere madri, era come se lo fossero. Se non lo facevi, ti uccidevano. Non avevamo scelta, quindi abbiamo dovuto fare tutto questo. Quando racconto queste storie mi sembra un film, un sogno o qualcosa del genere. Da circa un mese non riesco a dormire perché quando mi addormento ricordo tutto ciò che è successo.” La violenza non ha risparmiato neppure i più piccoli: 162 delle vittime erano bambini minori dei 15 anni e 22 avevano meno di 5 anni. Adesso il racconto di una minorenne che parla delle violenze che ha provato:“Hanno violentato la mia sorellina e mia cognata, poi sono venuti a stuprare anche me. Dalle analisi ho scoperto che ho la sifilide.” Le testimonianze scioccanti dei sopravvissuti ascoltate quotidianamente mostrano come le vite delle persone e delle comunità siano state distrutte, rendendo molto difficile per loro riprendersi e andare avanti. Metà delle vittime ha riferito che almeno un membro della propria famiglia è stato ucciso e che le loro case ed oggetti personali sono stati saccheggiati o distrutti. Uno su dieci ha raccontato di essere stato testimone diretto di un omicidio o di un atto di violenza. Ora una signora che ha vissuto un incubo nella realtà:“Mio marito è stato decapitato davanti a me, poi mi hanno rubato tutto”. Nonostante l’impegno del personale delle Organizzazioni Umanitarie, la quasi totalità delle persone abusate sessualmente spiega che non era a conoscenza della possibilità di ricevere assistenza gratuita o aveva i mezzi per spostarsi verso i centri che offrono questo tipo di supporto.
CAUSE ED EFFETTI DELLA GUERRA
Il genocidio del Ruanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’Africa del XX secolo. Le vittime furono prevalentemente di etnia Tutsi, corrispondenti a circa il 20% della popolazione e furono coinvolti anche gli Hutu, moderati appartenenti alla maggioranza del Paese. Gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori. Gli scambi e i matrimoni misti tra i due gruppi erano comuni, ma con l’introduzione della differenza tra i gruppi, essi si irrigidirono e non fu più possibile cambiare gruppo. Nel periodo di colonizzazione belga i Tutsi divennero i ricchi al potere, mentre agli Hutu erano riservate mansioni più umili e meno retribuite. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l’accordo con i belgi, presero il potere nel 1959, momento che coincise con l’inizio della lunga persecuzione dei Tutsi.
PRIMA GUERRA DEL CONGO
Nel 1994, al termine dell’atroce genocidio del Ruanda, gli Hutu cercarono riparo nello Zaire (l’odierna Repubblica Democratica del Congo) governato da Mobutu, ma i Tutsi congolesi che davano la caccia agli Hutu, decisero di unirsi agli oppositori di Mobutu e, con il sostegno dell’Uganda e dell’Angola, formarono l’Alleanza delle Forze Democratiche per la liberazione dello Zaire. Scoppiò così la prima guerra del Congo.
SECONDA GUERRA DEL CONGO
La seconda guerra del Congo si è svolta tra il 1998 e il 2003. È terminata con l’istituzione del governo di transazione della Repubblica Democratica del Congo.
LE VARIE PERSONE
La gente vede le situazioni d’emergenza in 3 modi diversi ed esistono di conseguenza 3 categorie di persone:
- Persone che vorrebbero donare ma non hanno soldi: sono le persone che sono state salvate e a loro volta vogliono aiutare anche loro, ma appunto non hanno soldi.
- Persone che vogliono donare e hanno i soldi: sono le persone che capiscono il dolore dei malati e dei feriti e cercano di salvarli (per fortuna alcune persone ricche donano soldi alle associazioni di volontariato, però comunque questo gruppo è abbastanza ristretto).
- Persone che non vogliono donare anche se hanno soldi (ovviamente non sono obbligati): sono le persone a cui non importa niente degli altri (non tutti, ma buona parte). Guardando alcune interviste ci siamo accorti che molti cantanti e calciatori donano come Cristiano Ronaldo, il quale ha donato 70.000 euro ai poveri.
CLASSE 3 A
Scuola secondaria di primo grado“Giovanni XXIII”
Fonti: Wikipedia, Youtube, libri di testo di Antologia e di Geografia.