In Ucraina, dal 2014 sono state uccise migliaia di persone e ferite circa 21.500, nell’ambito della guerra civile che vede fronteggiarsi le due anime del paese: da una parte la popolazione avente radici sovietiche, che vuole rimanere legata alla Russia e, dall’altra quella che vorrebbe legarsi all’Occidente. Quando è cominciata la crisi in Ucraina?

Il 21 novembre 2013 il Presidente Viktor Yanukovych ha interrotto l’accordo per l’ingresso nell’Unione Europea. Ciò ha innescato una grande ondata di proteste che ha convinto il Parlamento ad approvare la mozione di impeachment contro il Presidente che viene costretto a lasciare Kiev. Come conseguenza, il Parlamento della Crimea, tradizionalmente filorusso, ha indetto un referendum per staccarsi da Kiev ottenendo il 97% dei voti e sancendo cosi il distacco della Crimea da Kiev. La Federazione russa ha annesso la penisola ucraina di Crimea e sebbene tale annessione non venga riconosciuta dalla comunità internazionale, Putin ha dimostrato al mondo la sua intenzione: spingere alla creazione di uno stato ucraino suddiviso in federazioni, al fine di neutralizzare la presenza della fazione anti-Russia. L’UE e gli USA in risposta, hanno effettuato sanzioni di natura economica e commerciale per cercare di convincere le parti coinvolte a riportare i termini del conflitto entro i confini del confronto democratico.

I civili, le prime vittime
In un clima che, dall’esterno, poteva sembrare semplicemente di tensione, scoppia un conflitto fra le parti e si trasforma presto in una guerra sanguinosissima le cui prime vittime sono i civili. Molti abitanti non sono in grado di fuggire dal Paese, abbandonati alla linea di confine tra i due fronti: parte della popolazione ha perso la sua casa ed è costretta a vivere per strada cercando di non perdere la vita sotto gli spari o a causa delle mine antiuomo. Nonostante le condizioni precarie, molti dei residenti sono restii ad abbandonare le loro abitazioni, come nel caso di Opytne, un villaggio situato nell’est dell’Ucraina, dove le persone vivono senza accesso all’assistenza sanitaria e ai farmaci essenziali. Il villaggio di frontiera si trova in territorio controllato dal governo Ucraino, di fronte all’aeroporto distrutto di Donetsk, ora parte dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk. Senza trasporti e isolati da condizioni meteorologiche avverse, gli abitanti di questo villaggio, perlopiù anziani, non hanno altra scelta se non quella di continuare a vivere nello stress costante provocato dal conflitto nella regione. I bombardamenti nelle vicinanze provocano ansia acuta e depressione, oltre a negare l’accesso a cure regolari per patologie croniche come malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete. Per rispondere a questa emergenza, dal 14 dicembre 2017 l’équipe della clinica mobile di MSF ha iniziato a fornire assistenza sanitaria di base e consultazioni psicologiche agli abitanti del villaggio, utilizzando la casa di un residente come base operativa.
Ad Optyne oltre che nel resto dell’Ucraina Medici Senza Frontiere offre, non senza difficoltà, sostegno alla salute mentale delle persone. Myriam Berry, coordinatrice di MSF per la provincia di Donetsk testimonia le difficoltà della missione: “La prossimità con la linea del fronte comporta uno stress quotidiano per la popolazione causato dal rumore dei bombardamenti”.
Come se non bastasse, molte donne sono vittime di violenza sessuale usate dalle forze armate come mezzo di tortura nei confronti di prigionieri civili, ma commesse anche in aree vicine alla linea del fronte, e passate sotto silenzio.
Nel 2017 alcune ONG hanno pubblicato rapporti allarmanti su queste violenze. L’intento è di adeguare il codice penale ucraino alle norme internazionali, per renderlo funzionale in tempo di guerra e mettere fine all’impunità. “Oggi in Ucraina sono rimaste solo le ong a documentare le violenze sessuali come crimini di guerra”, afferma Mykola Gnatovsky, giurista ucraina e presidente del comitato europeo per la prevenzione contro la tortura. Nonostante gli apparenti sforzi del governo ucraino, un reale cambiamento tarda ad arrivare, ecco perché il sostegno psicologico diventa fondamentale, e le équipe di MSF hanno effettuato oltre 200.000 consultazioni e svolto oltre 22.000 sessioni di salute mentale nell’est dell’Ucraina.

Noi, in Occidente
Noi cittadini dell’Occidente spesso non facciamo caso ai conflitti in corso nel resto del mondo ma leggendo di questi avvenimenti proviamo rabbia, dolore e paura perché basterebbe che i leader politici mondiali, invece di fomentare i conflitti per interessi economici, trovassero delle soluzioni attraverso un dialogo democratico che abbia come unico scopo la pace.
Ma, ad oggi, non c’è dubbio che le popolazioni come quella ucraina resistano solo grazie all’aiuto di organizzazioni come MSF che si rifiuta di ottenere finanziamenti pubblici, impegnandosi sempre in prima linea per affrontare gli effetti del conflitto.

Autori: Chiara Raia, Martina Arlotta, Ruggero Gagliardo , Cristian David ICS G.Marconi Palermo, classe 2I.
Credits Immagine in Evidenza: Christina Simons/MSF 
Credits altre immagini: Un edificio bombardato a Debaltseve, Ucraina,(Vadim Ghirda, Ap/Ansa) 
Tatiana Ivanovna, 65 anni, in una consultazione con il medico Tatiana Azarova.  Photo by: Maurice Ressel