Una ragazza in cerca della madre attraversa l’Etiopia e il deserto del Sudan fino ad arrivare in Italia

“Attraversare a piedi il Sudan è stata la parte più dura del mio viaggio”, racconta Anna che finalmente sorride a un interprete di Medici Senza Frontiere nel Centro di Primo Soccorso e Accoglienza a Pozzallo, in Sicilia.

Fuggire dall’Eritrea è molto difficile e pericoloso, il primo ostacolo è la frontiera con il Sudan. La legge che vige in Eritrea dice che gli uomini al di sotto dei 50 anni e le donne al di sotto dei 40 non possono lasciare il Paese e l’ordine è quello di sparare a chi cerca di passare; la via più facile è corrompere le guardie.

Una volta in Sudan bisogna sfuggire ai militari perché spesso il governo, d’accordo con quello eritreo organizza delle retate per rimpatriare chi scappa, che viene comunque incarcerato.

Vi raccontiamo la storia di Anna che ce l’ha fatta. La prima tappa dell’odissea di Anna è stata raggiungere l’Etiopia dove è rimasta 5 anni sperando di potersi ricongiungere con la madre che vive in Israele, ma non ci è riuscita. Ha deciso, così di avventurarsi verso l’Europa, come molti altri suoi coetanei. Nel 2014 sono sbarcati in Italia circa 1700 minorenni Eritrei non accompagnati.

Anna ha superato la frontiera con il Sudan e ha camminato 13 ore prima di trovare un passaggio su un pick-up insieme a altre 25 persone in fuga. Nel tragitto attraverso il deserto sono stati rapinati di tutto, perfino delle scarpe. “Per due o tre volte”, racconta Anna, “l’autista del pick-up si è fermato, ci ha fatto scendere tutti e poi ci ha permesso di risalire soltanto dopo essere stato pagato un’altra volta”.

A Karthoum Anna incontra un gruppo di persone che conosce e con loro raggiunge la Libia e parte su una barca di legno insieme a altri 300. Dopo poche ore la barca prende fuoco. L’incendio viene domato dai profughi mentre il padrone della barca li abbandona e scappa sul motoscafo di qualcuno che li seguiva da vicino. Dopo 9 ore in balia delle onde riescono a essere recuperati e messi in salvo sulle coste della Sicilia.

Anna ha 20 anni, quando ha iniziato la sua fuga ne aveva 15. Cinque anni terribili di solitudine e paura che non le hanno fatto perdere le speranze: il suo sogno è quello di laurearsi in Scienze Politiche. “Voglio tornare in Eritrea e portare la pace. Io amo il mio Paese”, dice con la stessa forza che l’ha aiutata nella sua avventura.

Vent’anni di guerra civile

Secondo le statistiche dell’Onu gli eritrei sono i più numerosi tra i migranti che raggiungono l’Italia. Dal 1993 dopo quasi vent’anni di guerra civile il paese è in mano a Isaias Afekerki, un presidente “padrone” che ha isolato e militarizzato l’Eritrea rendendolo un paese poverissimo, violento e corrotto. Lo stipendio medio di un lavoratore è di 10 euro al mese, non esistono diritti civili né libertà. (fonte: www.ilsole24ore.com/)

Di Matilda Minach, classe 3A, a.s 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano

Foto: MSF