Dal 2015 lo Yemen è oppresso da una terribile guerra civile che ha provocato il diffondersi di fame e feroci epidemie. Per comprendere le ragioni di questa guerra, occorre risalire ai primi malcontenti scoppiati nel 2012, durante la cosiddetta “primavera araba”, quando il Presidente Ali Abdullah Saleh rassegna le dimissioni.

Saleh era in carica già dal 1990, anno dell’unificazione tra il Nord e il Sud del paese, ma già alla guida dello Yemen del Nord dal lontano 1978. Il suo posto viene ricoperto dal sunnita Abd Rabbuh Mansur Hadi, con un incarico di due anni fino alle nuove elezioni.
Nel febbraio 2015 il gruppo armato sciita degli Huthi, proveniente dal Nord del paese, conquista la capitale San’a e costringe alle dimissioni il presidente Hadi che si rifugia ad Aden, una città a sud dello Yemen che diventa una seconda capitale. il Presidente spodestato Hadi, l’unico riconosciuto dall’Occidente e dalle Nazioni Unite.
Come se non bastasse, Al-Qa’ida riesce ad entrare in possesso di vaste zone nella parte orientale del paese insieme all’Isis che si stabilisce in diversi villaggi facendo sentire la sua tragica voce con attentati compiuti soprattutto contro gli sciiti di San’a. Anche l’Arabia Saudita, schierata con i sunniti, gioca un ruolo determinante. Essa infatti si è sempre opposta alla creazione di corridoi umanitari per permettere di inviare cibo e medicinali alla popolazione civile.
Nel corso di questi anni dunque, carenze sostanziali nel supporto all’assistenza medica di base hanno così esposto molte persone a ricorrenti epidemie come il morbillo, la difterite e il colera.
Lo scopo sarebbe quello di utilizzare la fame e le epidemie come arma d’assedio, per convincere i ribelli Huthi a cedere, visto che le bombe sganciate su San’a finora non hanno prodotto gli effetti sperati.

Yemen, MSF: sistema sanitario al collasso, è epidemia di morbillo – Il Sole 24 ORE

Roma, 26 feb. (askanews) – Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) nell ospedale di Abs, in Yemen…

Questa politica ha portato alla chiusura di numerose strutture sanitarie in tutto il Paese per mancanza di forniture, finanziamenti o di personale.
Da marzo 2015, le équipe di MSF forniscono direttamente assistenza ai pazienti in 12 ospedali sostenendo almeno altre 18 strutture sanitarie. Dal 2015 ad ottobre 2018 MSF ha assistito 973.095 pazienti, ha effettuato 76.436 interventi chirurgici e ha fatto nascere 64.032 bambini.
Grazie a quasi 1.600 collaboratori, tra i quali 82 operatori internazionali, il programma di MSF in Yemen è uno dei più importanti in tutto il mondo in termini di personale.
Oggi questa missione è però continuamente minacciata dall’intensificazione dei combattimenti a terra e dei bombardamenti aerei che mettono a rischio i pazienti e il personale delle strutture sanitarie.
“Ogni giorno sentiamo il suono di forti attacchi aerei e sparatorie in città”, afferma Frederic Bertrand, capo missione di MSF in Yemen. Nel mese di novembre 2018 “ci sono stati dei combattimenti nei pressi dell’ospedale Al Salakhana e della casa di MSF che hanno costretto le équipe a rimanere all’interno dell’ospedale per la loro incolumità”.
Nel giugno 2018, ad Abs il Centro trattamento colera di MSF è stato colpito da un attacco aereo della Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati (SELC), il quinto contro una struttura di MSF nel paese da marzo 2015.
Il 26 febbraio 2019 diversi governi si sono incontrati a Ginevra per discutere i fondi da impegnare per affrontare la crisi umanitaria in Yemen ma, paradossalmente molti di essi, (tra cui l’Italia), sono tra i principali esportatori di armamenti verso l’Arabia Saudita e gli altri Paesi coinvolti nel conflitto, che sta limitando la fornitura di aiuti per molte delle comunità che ne hanno più bisogno.
I governi, tra cui quello italiano, più che impegnare i propri fondi economici dovrebbero cercare di mettere fine al loro coinvolgimento nel conflitto per portare le parti in guerra di fronte ad ammettere la loro responsabilità e cessare questo duro scontro che mette ogni giorno in pericolo la vita di milioni e milioni di persone.