Le immagini sono pervasive nel nostro mondo, l’uomo fin dagli albori ha comunicato attraverso di esse e ancora oggi ci ritroviamo in una società governata da foto.

Esse rappresentano il tipo di linguaggio più immediato ed universale, non c’è bisogno di conoscere una lingua o semplicemente ascoltare, basta guardare un’immagine per rimanerne colpiti e carpirne il concetto. Noi per questo motivo abbiamo scelto l’attività che prevede la realizzazione di 5 fotografie, oppure la ricerca e la selezione di fotografie di altri, per raccontare una storia, esprimere una posizione, comunicare un messaggio proprio attraverso questo linguaggio universale. Dal punto di vista tecnico abbiamo utilizzato un cellulare e una macchina fotografica digitale, per scattare foto che portano con sé punti di vista originali e spunti di riflessione. Mentre dal punto di vista estetico, ogni foto è stata titolata in modo tale da trasmettere il messaggio voluto ancora più velocemente, seguita da un testo espositivo in cui viene approfondito l’argomento e la scelta del bianco e nero è giustificata per dare un senso di atemporalità ed espressività maggiore.

Introduzione

La malnutrizione è causata dalla carenza di sostanze nutritive essenziali. I bambini smettono di crescere e si ammalano più facilmente a causa dell’indebolimento del sistema immunitario. Secondo l’OMS la malnutrizione è la più importante minaccia alla salute globale, dalla quale dipendono molte altre patologie letali. Ogni minuto, nel mondo, muoiono 9 bambini perché malnutriti. L’età più critica va dai sei mesi (quando di solito comincia lo svezzamento) ai due anni. Più in generale, i bambini sotto i cinque anni, gli adolescenti, le donne in gravidanza o in allattamento, gli anziani e i malati cronici sono categorie a rischio a causa dei loro bisogni nutrizionali. L’inadeguatezza nutrizionale del cibo disponibile è la prima causa di malnutrizione, ma anche malattie acute come morbillo e dissenteria possono causare malnutrizione.

DES(S)RT(O) 

La malnutrizione è un problema cronico in alcune aree del pianeta, come la fascia di Sahel, in Africa, dove le condizioni ambientali rendono particolarmente scarsa la disponibilità di alimenti sufficientemente nutritivi, ma può diventare un problema acuto anche in contesti di conflitto cronico, come nella Repubblica Democratica del Congo o dopo catastrofi naturali, come è successo ad Haiti.

La desertificazione è l’esito estremo della degradazione del suolo, che ha varie ragioni: perdita di superficie, impermeabilizzazione, la deforestazione, incendi, pascolo e agricoltura intensiva, erosione, salinizzazione delle falde, contaminazione, aridità del clima. Il risultato finale è la riduzione dello strato superficiale del suolo, con la perdita di sostanza organica e quindi di capacità produttiva, fino ad arrivare alla desertificazione.

Per quanto riguarda la zona del Sahel, questa alterna costanti “stagioni della fame”: un periodo di scarsità che si ripete ogni anno, tra giugno e settembre, in una delle regioni più soggette ai cambiamenti climatici.

Qui la siccità ha già messo a dura prova le sorti di una popolazione che dipende, per lo più, dall’agricoltura e dall’allevamento. Così, proprio in questo periodo, mentre il Sahara avanza di cinque metri ogni anno, le riserve alimentari che dipendono dai raccolti vanno esaurendosi comportando un significativo aumento dei prezzi. La mancanza di pascoli adeguati, anch’essi colpiti dalla siccità, rende inoltre difficile la sopravvivenza del bestiame. La pandemia rappresenta solo una ulteriore emergenza poiché i pastori a causa dei provvedimenti lockdown, non sono stati in grado di effettuare la transumanza stagionale e questa situazione ha peggiorato la crisi umanitaria e alimentare legata alla siccità: milioni di persone saranno investite da una condizione di insicurezza alimentare nell’area centrale del Sahel e fra questi milioni di persone, la metà sono bambini.

Ma la desertificazione in Africa riguarda anche noi, perché il fenomeno rischia di arrivare in Europa, a dimostrazione che il cambiamento climatico impone a tutti stesse problematiche. Nell’Unione Europea, l’8% del territorio è a rischio desertificazione.  A livello globale, le terre produttive sono in quantità limitata, e l’utilizzo non sostenibile delle loro risorse aumenta sempre più la percentuale delle terre modificate e degradate.

L’ORO BLU 

Nel mondo sono oltre 155 milioni i bambini con meno di 5 anni che mostrano problemi di sviluppo a causa della malnutrizione nei primi 1.000 giorni di vita, ovvero dal concepimento fino a circa i due anni di età. Stando alle stime disponibili, la scarsa sanificazione dell’acqua rappresenta la seconda causa di tale situazione a livello globale ed è stato dimostrato che esiste un forte legame tra malnutrizione e mancanza di acqua pulita.

La mancanza d’acqua innesca un circolo vizioso per cui, tra fonti contaminate e servizi igienico-sanitari carenti, le probabilità di contrarre patologie potenzialmente letali per i più vulnerabili, come i bambini, aumentano pericolosamente, patologie trasmesse, ad esempio, da parassiti che possono causare diarrea cronica o malassorbimento del cibo. A questa catena di conseguenze negative si aggiunge solitamente anche la siccità, che è accompagnata da complicazioni quali l’insicurezza alimentare e, dunque, dalla diffusione di elevati livelli di malnutrizione.

Inoltre, nell’Africa orientale la siccità, unita ai conflitti endemici dell’area, ha condotto nel 2017 alla peggiore carestia degli ultimi anni. L’impossibilità di coltivare e la morte del bestiame causate dalla mancanza d’acqua hanno portato a una gravissima insicurezza alimentare che ha colpito 21 milioni di persone in Somalia, Etiopia, Kenya e Sud Sudan.

È una emergenza che colpisce troppe persone e in particolare troppi bambini, ma nonostante ciò ci sono associazioni che propongono soluzioni, cambiamenti di mentalità e collaborazioni comuni per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità entro il 2030.

Anche in Siria attualmente la situazione idrica è devastante, i volontari stanno provando a rispondere ai bisogni della popolazione, ma l'accesso a servizi idrici e igienico-sanitari resta un grande problema a causa della diminuzione dei fondi destinati a queste attività. Nel nord-ovest del Paese la diminuzione dei fondi ha costretto molte organizzazioni a interrompere il trasporto dell'acqua in numerosi campi, come a Deir Hassan dove da maggio 2021 il numero di casi di malattie trasmesse dall'acqua è fortemente cresciuto. “Anche nel nord-est del paese le persone sono state colpite da malattie legate all'acqua. Questo comporta un aumento dell'insicurezza alimentare e un alto rischio di malnutrizione, dovuti alla scarsa qualità e quantità dell'acqua disponibile” afferma Teresa Graceffa, coordinatrice medica di Msf in Siria. Nella primavera del 2021, quando la mancanza dei fondi è diventata evidente, Msf ha deciso di aumentare temporaneamente le attività idriche e sanitarie per coprire i bisogni della popolazione nel nord della Siria raddoppiando il loro intervento nei campi presenti. Le attività condotte dall’ équipe includono distribuzione di kit igienici, trattamento e trasporto di acqua potabile, raccolta dei rifiuti, gestione di reti idriche e fognarie, costruzione e riabilitazione di latrine e iniziative di promozione della salute.

FAME DI VITA 

L'Afghanistan è sull'orlo di una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. L'allarme è stato lanciato dalle agenzie delle Nazioni Unite sottolineando come più della metà del Paese che affronta una "acuta" carenza di cibo dovuta dalla siccità causata dal cambiamento climatico e dai disagi causati nel Paese dopo la presa del potere dei talebani.

Quasi 14 milioni di bambini in Afghanistan non hanno abbastanza cibo da mangiare. Oltre 1 milione di bambini afgani rischiano di morire a causa della grave malnutrizione. Un episodio che ci dimostra quanto sia grave la situazione è stato il ritrovamento di 8 fratelli orfani, tra i 18 mesi e gli 8 anni, 4 maschi e 4 femmine, morti di fame.

La situazione ad Herat, dove c'è un unico ospedale che si occupa di malnutrizione, è preoccupante. Ad Herat inoltre MSF gestisce un centro nutrizionale che riceve bambini affetti da malnutrizione e i medici che vi lavorano testimoniano la terribile situazione del paese, in cui i bisogni della popolazione sono enormi e dove si muore di patologie curabili. Nonostante l’azione e gli sforzi di MSF siano tantissimi e continui, non bastano davanti ad un sistema sanitario, fragile da lungo tempo, ormai a rischio di collasso.

È da settembre che ad Herat si sta assistendo ad un’impennata dei casi di malnutrizione. La sanità pubblica, problematica da prima della presa talebana, si è indiscutibilmente aggravata con la sospensione della maggior parte degli aiuti. Questo si aggiunge alla crisi economica, al tasso di inflazione del 30% sui prodotti alimentari, la chiusura delle banche e l’emergenza sanitaria Covid-19, ripercuotendosi sulla popolazione ed aumentandone le vulnerabilità.

Tutto questo influisce sulla salute della popolazione, soprattutto dei bambini. Dal sovraffollato centro nutrizionale di Herat, Gaia Giletta, coordinatrice del centro di nutrizione MSF, racconta come il contesto sia abbastanza insolito e preoccupante perché solitamente i bimbi più piccoli, che sono quelli allattati al seno, si salvano dalla malnutrizione perché possono bere il latte della mamma, invece qui in Afghanistan, la maggior parte dei bambini ricoverati sono sotto i due anni. Questo soprattutto perché le madri sono malnutrite quindi non riescono a produrre abbastanza latte per far crescere i loro bimbi.

Riguardo quest’ultimo punto, una storia che colpisce è quella di Farzana, una bambina di 8 mesi che pesa poco più di tre chili. Questo è dovuto al fatto che la madre a causa della malnutrizione, non può allattarla e il padre, macellaio rimasto senza lavoro a causa della crisi, è rimasto senza possibilità di acquistare il latte in polvere per la figlia.

Farzana però non è l’unica neonata che risente della crisi economica. Infatti, ci sono al momento 75 piccoli ricoverati le cui malattie dipendono sostanzialmente da insufficienza di nutrimento. Le mamme non hanno latte e i bambini diventano troppo deboli per poterlo succhiare. Di conseguenza questi bambini diventano vulnerabili a qualsiasi forma di patologia, comportando la tragedia della morte di almeno un bambino al giorno.

DUE MONDI IN UNO

Ogni giorno, sul nostro pianeta viene prodotto abbastanza cibo da sfamare tutta la popolazione, partendo dagli abitanti dei paesi più ricchi ai più poveri. Nonostante ciò la distribuzione è così disomogenea che si passa da zone in cui il cibo è altamente sprecato in altre dove invece può essere solo sognato. Il divario alimentare fra ricchi e poveri si articola su 4 punti principali.

  • Cibo

In tutto il mondo, una persona su otto non ha cibo a sufficienza e la maggior parte di queste persone vive nei Paesi più poveri del mondo. Una delle zone più colpite è l’Africa subsahariana, dove la situazione resta gravissima. Mentre invece, dall’altra parte del mondo, circa un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecata, cibo sprecato che potrebbe essere utilizzato per sfamare chi ne ha bisogno.

  • Peso

Nei Paesi poveri, un bambino su sei è sottopeso. Stiamo parlando di qualcosa come cento milioni di bambini. La malnutrizione è una delle cause principali dei decessi di bambini al di sotto dei cinque anni di età. Non a caso, nel 2012 il tasso di mortalità infantile nell’Africa subsahariana era del 10% circa. Eppure, per ogni persona denutrita al mondo ce ne sono due in sovrappeso. Inutile dire che le persone in sovrappeso hanno un’altissima probabilità di sopravvivenza nei Paesi più ricchi e industrializzati.

  • Fabbisogno

Il fabbisogno giornaliero di una persona è di circa 2.100 calorie. Il minimo indispensabile per permettere all’organismo di svolgere le sue funzioni fondamentali, come camminare e pensare. Nei paesi occidentali questo valore si supera nettamente, sfociando in un’altissima percentuale di obesi. Invece, nei Paesi più poveri del mondo si parla di fame cronica: la condizione di insufficienza di cibo è talmente abituale e consolidata che l’organismo risente di debolezza, scarsa resistenza alle infezioni e crescita rallentata durante l’età evolutiva.

  • Spreco

Nella sola Europa, si sprecano 89 tonnellate di cibo all’anno. Se si recuperasse tutto il cibo sprecato in totale nel mondo, si potrebbe sfamare l'intera Africa Subsahariana, una delle zone più povere di tutto il mondo.

La soluzione sarebbe un cambio radicale di mentalità, rendersi conto che ciò che noi consideriamo tanto scontato e “dovuto” dall’altra parte del mondo invece è necessario e vitale. Le persone dovrebbero smettere di sprecare, si dovrebbero ottimizzare le spese nei supermercati evitando di comprare tante cose che poi andranno buttate via, perché magari scadute ancora prima di essere mangiate, e anche i supermercati stessi, le attività, i ristoranti, i fast food potrebbero aumentare e diffondere l’usanza di dare i prodotti che non sono stati acquistati a fine giornata, alle associazioni di volontariato e aiuto dei poveri per iniziare a dare una mano almeno ai locali.

SALUTE…UN LUSSO

In Italia, il rischio di povertà e di esclusione sociale secondo i dati interessa il 28,7% degli abitanti. L’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita”, realizzata annualmente dall’Istat, permette una lettura delle condizioni di benessere nel nostro paese e monitora il raggiungimento, a livello nazionale, degli obiettivi della Strategia Europa 2020 e l’Italia ne risulta essere ancora lontana.

Una persona su cinque è a rischio di povertà o di esclusione sociale se vive in una famiglia che presenta almeno una delle seguenti condizioni:

  • Rischio di povertà (reddito al di sotto di una soglia fissata al 60% del reddito)
  • Bassa intensità lavorativa
  • Grave deprivazione materiale.

Il rischio di povertà ed esclusione sociale è influenzato da una serie di variabili, come dalla ripartizione geografica, dal tipo di nucleo familiare, ad esempio le famiglie mono-genitoriali sono maggiormente a rischio di povertà o esclusione sociale, dalla cittadinanza, quasi metà delle famiglie con almeno un componente straniero è a rischio e dalla stabilità e distribuzione dei redditi.

Il 2021 è iniziato con circa 4 milioni di italiani che sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare a Natale e a Capodanno e si tratta solo di un esempio della situazione di difficoltà in cui si trova un numero crescente di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari. In Italia, infatti, la povertà alimentare è un sintomo di cattiva alimentazione o malnutrizione. Alcuni genitori sono costretti, per motivazioni economiche, a mettere a tavola prodotti di scarsa qualità causando nei bambini o un grave deperimento fisico dovuto ad una insufficienza di alimenti adatti ad uno sviluppo corretto o casi di obesità, legati all’assunzione di cibi e bevande spazzatura, meno costosi dei cibi salutari e di qualità maggiore. Tra le categorie più colpite il 21% è rappresentato da bambini di età inferiore ai 15 anni, dato molto preoccupante visto il limite molto basso dell’età media e i danni alla crescita che può provocare la mancanza di cibo negli adolescenti in crescita. Anche la situazione Covid-19 non ha per niente contribuito, e fra i danni che ha già causato si aggiunge anche la chiusura delle mense scolastiche che garantivano a molte famiglie l’unico pasto disponibile per i loro bambini.

Nonostante ciò la novità degli ultimi tempi è il crescente impegno nei confronti degli altri di singoli, famiglie, aziende pubbliche e private, enti ed associazioni non ufficialmente dedicate alla solidarietà, quasi 4 italiani su 10 hanno infatti dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno.

Autori
Costabile Alessia, Gambacciani Ilaria, Lenti Mattia, Simonatti Gabriele
Classe e scuola
classe 4 h scienze applicate. Liceo scientifico statale F. Enriques, via della Bsiassata, Livorno
Concorso
SI
Insegnante di riferimento
FRANCA AGOSTINI