Il gioco, the game, è così che i migranti intrappolati in Bosnia definiscono il tentativo di superare il confine ed entrare in Europa.

Una delle definizioni di gioco sul dizionario è “pratica consistente in una competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali, e il cui esito dipende in maggiore o minor misura
dall’abilità dei singoli contendenti e dalla fortuna”.
Nella testa mi ronzano le parole competizione e fortuna.
Ma davvero degli esseri umani, delle persone, sono costrette a fare questo per potersi assicurare un futuro?
Sono obbligate a dover competere per uscire dallo stato di povertà in cui si trovano?
Devono mettere tutto ciò che sono e tutto ciò che hanno in balia dell’incertezza?
Una madre o un padre possono essere giudicati e aspettare che qualcun altro decida se hanno o meno la possibilità di cercare un luogo in cui la vita dei loro figli può essere migliore?
Può un minore non accompagnato essere riempito di botte se cerca di salvarsi o di raggiungere qualche parente in Europa?
No.
Non può, non dovrebbe accadere niente di tutto ciò.
Ma accade, e io, tu, tutti, abbiamo il diritto e il dovere di conoscere.
Conoscere per capire.
Capire per cambiare.
Oggi in Bosnia ci sono circa 9000 migranti:
– circa 6000 abitano in campi profughi
– circa 3000 trovano riparo in vecchie abitazioni fatiscenti, nei boschi o in campi improvvisati.
La maggior parte si trovano nel nord-ovest del paese, intorno alle città di Bihac e Velika Kladuša.
Tra loro ci sono anche molti bambini, alcuni con i genitori, altri non accompagnati.
Bambini come lo eravamo noi, con dei sogni, dei progetti.
Perché a loro dovrebbe essere negata la possibilità di realizzarli?
“ Vorrei arrivare in Italia e studiare per diventare dottore.”
Questa frase l’ha pronunciata un ragazzo di uno di questi campi, 18 anni, un sogno, ma la speranza che ormai sta svanendo dagli occhi.
Vorrei essere lì, accanto a lui, e dirgli di resistere perché certamente la situazione si risolverà definitivamente al più presto.
Ma non posso, siamo distanti e non sono una bugiarda.
La situazione non si risolverà se non ci uniamo, se non gridiamo insieme al cambiamento, all’uguaglianza e alla pace.

Migranti e rifugiati in Bosnia

In Bosnia la situazione peggiora, migranti e richiedenti asilo sono bloccati al confine in condizioni terribili, con temperature già prossime allo zero, vivo...

Abdullah, un ragazzo di 16 anni, minore non accompagnato, racconta in un’intervista fatta dalla Rai della volta in cui ha provato a fare “il gioco”.
La polizia l’ha percosso.
Braccia, schiena, gambe.
“ Ci trattano come animali.”
“ So che tanti paesi Europei odiano i rifugiati, non ci vogliono.”

Fa male, tanto, sentire queste parole.
Sapere che hanno la consapevolezza della xenofobia, purtroppo ancora troppo diffusa.
Le autorità slovene e quelle croate usano la violenza scagliandosi contro persone stremate, contro ragazzini.
L’Europa non ascolta.
Ignora, tace, nasconde.
Tutte quelle persone sono abbandonate a se stesse.
L'unica cosa che li spinge ad andare avanti è obiettivo da raggiungere.
 Obiettivo che ogni volta si vedono strisciare davanti al viso, perché ogni volta vengono respinti indietro.
Che vita è mai questa.
Adesso è inverno. In Bosnia ​ ​durante le ondate di freddo la temperatura può scendere fino a -20 °C, e anche più in basso.
Se si ricerca su internet si possono vedere le immagini delle condizioni di questi uomini.
Nel 2021.
Scalzi o con sandali aperti nella neve gelida.
Docce con acqua gelata in mezzo al ghiaccio.
Forti venti che strattonano con forza le tende e cullano troppo forte i bambini che dormono all’interno di esse.
Condizioni sanitarie pessime, molte malattie diffuse per la sporcizia e l’assenza di igiene a causa dei mancati servizi necessari, e a tutto ciò non dimentichiamo l’aggiunta del covid-19.
Paura, certo rabbia, ancora un briciolo di speranza, e tante domande nella testa.
Contro questi bambini, questi ragazzi, queste donne e questi uomini vengono violati una marea di diritti umani come:
  • Il diritto alla vita;
  • Il diritto alla salute;
  • Il diritto alla dignità;
  • Il diritto a cercare un luogo sicuro in cui vivere.
Senza scordare la violazione del principio di uguaglianza di tutti gli esseri umani rispetto ai diritti stessi.
Si sta commettendo un crimine.
Un crimine contro l’Umanità.
Se questa è l’Europa che tutela i Diritti umani, allora io non so cosa siano.
Se questo è un uomo , che non agisce, non aiuta, tace e sopprime le voci che chiedono aiuto, io non sono un uomo.
Amavo l’inverno e la neve, ma mi accorgo che è bellissima solo se si ha un posto caldo, un tetto sulla testa, e una finestra da cui ammirarla. Amavo tutti i giochi, ma mi rendo conto che oggi per alcune persone un gioco può costare la vita o può cambiarla per sempre, e molto spesso purtroppo prevale la prima opzione.
Ora conosco, ora conosci anche tu.
Se si conosce e non si fa nulla per cercare di cambiare si diventa parte
del problema.
Io non voglio esserlo, e tu?
di Benedetta Bianco, IV A Liceo delle Scienze Umane, IIS De Sarlo - De Lorenzo