Le guerre dimenticate sono conflitti, prevalentemente attuali, i quali sono stati “dimenticati” dalla coscienza popolare, nei quali però molte associazioni sono ancora attive e collaborano prontamente, in tutte le circostanze. La guerra dello Yemen fa parte appunto della categoria di conflitti armati citata.
Lo Yemen, uno stato che si trova all’estremità meridionale della Penisola araba, è devastato dal 2015 da una guerriglia tra i ribelli houthi e le forze governative, supportate da una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita.
Il conflitto ha le sue radici nel fallimento di una transizione politica, che avrebbe dovuto portare stabilità nel paese, a seguito di una rivolta che aveva costretto il suo presidente autoritario, Ali Abdullah Saleh, a consegnare il potere al suo vice Mansour Hadi nel 2011.
Il conflitto si è svolto, fino al 2017, in più fasi concatenate, tutte facenti parte di un elaborato piano di dominio Houthi.
La comitiva di ribelli è nata negli anni novanta, e il nome del gruppo deriva dal nome della famiglia (Houthi, appunto) che è al comando dell’aggregazione.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita combatte i ribelli dal 2015 e sostiene il governo riconosciuto a livello internazionale, quello di Hadi, che si è stabilito nella città portuale di Aden.
Dopo numerose azioni di guerriglia, la guerra nel paese ha visto una nuova escalation negli ultimi anni, in seguito all’offensiva lanciata sull’unico porto rimasto (in mano agli houthi).
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha denunciato le disastrose condizioni dello Yemen, e dichiarato che lo Stato si trova sull’orlo del baratro.
Secondo quanto dichiarato dall’Onu, per essere verificata la definizione di carestia oltre il 20 percento della popolazione non deve essere in grado di nutrirsi e almeno il 30 percento dei bambini con meno di cinque anni di età deve soffrire da malnutrizione acute con un raddoppio del tasso di mortalità.
Sono 22 milioni le persone che in Yemen hanno bisogno di aiuti umanitari, in quella che è ritenuta la più grande emergenza al mondo per la sicurezza alimentare.
“Se lo Yemen fosse composto da 100 persone, 80 avrebbero bisogno di aiuti per sopravvivere; 60 avrebbero a malapena qualcosa da mangiare; 58 non avrebbero accesso ad acqua pulita; 52 all’assistenza sanitaria, mentre 11 risulterebbero gravemente malnutriti”, questo è quello che si legge sul profilo Twitter dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. “Purtroppo lo Yemen non conta 100 persone, ma 27 milioni”.
L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha documentato che tra il 26 marzo 2015 e l’8 novembre 2018, ci sono stati in totale 17.640 vittime civili nello Yemen, di cui 6.872 morti e 10.768 feriti.
Sulla base di una stima “prudente”, l’organizzazione umanitaria ha denunciato la morte di 84.701 bambini per fame o malattie tra l’aprile 2015 e l’ottobre 2018.
Medici Senza Frontiere opera attivamente in questo conflitto, lavorando in molti ospedali e centri e fornendo assistenza a varie strutture sanitarie, non venendo però risparmiati da numerosi attacchi al personale medico. Le équipe di MSF hanno inoltre curato 5’700 bambini dalla malnutrizione in 5 governatorati differenti.
Quando abbiamo cominciato ad interessarci di questi argomenti non sapevamo di dover entrare un mondo complesso e vasto come quello geopolitico e militare che ci siamo trovati davanti. Siamo rimasti molto colpiti dalla drammaticità degli eventi dei quali abbiamo parlato nell’articolo, per questo motivo devono continuare ad esistere organizzazioni che tutelano e salvano la vita di molte persone.
DI Giovanni Bevilacqua, Sonia Pia Tricarico, Matteo Giancamilli, Zefiro Tiranti, I. I. S. "Savoia" - "Benincasa", I B s - sez. Informatica