Rinchiusi, isolati dal mondo, divieto di accesso alla scuola e alle cure sanitarie. Questa è la situazione dei 1000 bambini africani che ogni giorno nascono affetti dall’HIV.

L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia provocata dall’HIV, un virus che aggredisce il sistema immunitario umano. Nelle persone affette da AIDS il sistema immunitario non è più in grado di difendere l’organismo dalle malattie e il processo degenerativo prosegue fino alla morte del paziente a causa delle infezioni cosiddette “opportunistiche”. Non esiste una cura o un vaccino per eliminare definitivamente l’HIV dal corpo, però si può prevenire al 100%.
HIV e AIDS non sono la stessa cosa: le persone che contraggono il virus HIV (sieropositive) non sono malate di AIDS, anche se sono destinate a diventarlo in assenza di cure adeguate. Se non riceve farmaci antiretrovirali (tutti quelli utilizzati per il trattamento del virus) un bambino nato HIV-positivo ha molte probabilità di morire prima di aver compiuto un anno di vita.
In molti paesi, i servizi relativi all’HIV/AIDS sono stati pensati per gli adulti, quindi risultano difficilmente accessibili ai più piccoli. Per esempio, molte strutture non forniscono informazioni adeguate ai giovani e non hanno personale in grado di dialogare con loro.
A causa dell’ignoranza, della paura e dei pregiudizi, al 70% dei bambini sieropositivi, o i cui genitori sono affetti da HIV/AIDS, viene negato il diritto all’istruzione, l’accesso ai servizi sanitari e sociali e vengono emarginati dalla comunità di appartenenza.
In realtà è del tutto privo di rischi stringere la mano a una persona sieropositiva, abbracciarla, condividere con essa cibo, abiti o altri utensili (tranne se possono avere avuto contatto occasionale con il sangue, come rasoi e spazzolini da denti). Una persona sieropositiva non trasmette il virus con la tosse, starnutendo, nuotando nella stessa piscina o parlando.
In molti paesi, come il Mozambico, l’India, la Nigeria e nella zona del nord Africa, la copertura di antiretrovirali rimane ancora troppo bassa per le persone a medio reddito.
L’agenda ONU 2030 stabilisce che è fondamentale garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti. Se sono stati compiuti significativi progressi nell’accesso all’acqua pulita e all’igiene, nella riduzione della diffusione dell’HIV e della tubercolosi, ancora molto lavoro resta da fare:
• entro il 2030, tutti i paesi dovranno cercare di ridurre la mortalità infantile.
• entro il 2030, porre fine alla epidemia di AIDS e rivedere le leggi per questa malattia (divieto all’istruzione, agli ospedali…)

Ecco una piccola storia di una bambina nata affetta dall’HIV e potenzialmente guarita: Deborah, del Mississipi, è nata positiva al virus HIV, ora che ha due anni e mezzo per i medici è «guarita». La piccola è stata curata fin da poche ore dopo la nascita con una «cura funzionale», un mix di tre farmaci antiretrovirali, fino ai 18 mesi.
Leggendo i vari articoli che abbiamo consultato, ci ha colpite il fatto che ancora oggi la copertura farmacologica non sia garantita a tutti gli ammalati, e ancora di più ci ha addolorate sapere che persone malate vengono emarginate ed escluse dalle comunità in cui vivono, per ignoranza e pregiudizi. Oltre alle difficoltà materiali, è necessario lavorare per superare questi ostacoli di tipo culturale, affinché tutti coloro che sono affetti da questa malattia possano vivere una vita “normale” dal punto di vista sociale.

di Arianna Lalli, Sara Miglietta, Barbara Perrotta, Educandato Statale Setti Carraro Milano, 2A e 2B,

Fonti:

https://www.unicef.it/

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