14 febbraio 2020
La tensione tra U.S.A e Iran non accenna a diminuire, ma Trump preferisce le vie diplomatiche. Si è passati dall’occupazione di un'ambasciata nel 1979 a veri e propri assalti con droni appena pochi giorni fa. Il bersaglio di quest’ultimo raid americano era il generale Soleimani, benvoluto dal popolo iraniano.
Qassem Soleimani non era solo un pezzo da novanta dell’esercito iraniano, ma un vero artefice della vita politica del suo Paese, era il candidato favorito alle massime cariche dello Stato iraniano nel futuro prossimo. Il raid sul convoglio che trasportava il generale è stato ordinato dal Presidente Trump il 3 gennaio. Il generale era sospettato di aver organizzato attacchi anche mediante l’uso di armi nucleari. Per ribattere a questa offensiva l’Iran ha risposto con una raffica di missili contro la base americana in Iraq, senza però arrecare gravi danni e senza vittime, spacciandolo come “uno schiaffo agli Stati Uniti”, anche se, dopo i tre giorni di lutto nazionale, i cannoni tacciono.
Trump dichiara che “tutte le opzioni restano sul tavolo” e che “gli Stati Uniti sono pronti per la pace”, annunciando solo nuove sanzioni per l’Iran. Negli ultimi giorni corrono voci su contatti diplomatici tra Washington e Teheran: Trump non vuole la guerra e l’Iran non ha le forze per affrontarla. Intanto a Washington viene indetta una votazione per limitare i poteri del Presidente, che dovrà chiedere al Congresso l’autorizzazione per ogni nuovo attacco contro l’Iran. Gli Stati Uniti dichiarano che “i nostri attacchi sono stati un atto di autodifesa” e che sono pronti a promuovere ulteriori azioni se necessarie per “prevenire altre minacce alla pace internazionale”. Il Presidente afferma espressamente che “il fatto che abbiamo la più grande potenza militare mondiale non significa che dobbiamo usarla. Noi non vogliamo usarla, la forza americana, militare ed economica, è il miglior deterrente”.
L’Iran non sembra essere d’accordo con queste dichiarazioni e promette di vendicare il suo generale. Anche la figlia di Soleimani, durante un discorso pubblico, ha chiesto vendetta per il padre e ha affermato che “verranno giorni bui per gli Stati Uniti e Israele”. E ancora: “Pazzo Trump, non pensare che tutto sia finito con il martirio di mio padre”. Tutto ciò non fa presagire che la questione si possa sistemare per vie diplomatiche e sorgono molti dubbi su una possibile guerra tra U.S.A e Iran, anche se comunque è una possibilità da non escludere. E’ impensabile una guerra, ma probabilmente ci vorranno alcuni anni prima che si arrivi ad un accordo. E’ inaccettabile che ci siano ancora problemi di questo tipo ed è inconcepibile uno scontro tra Paesi che tra l’altro dispongono di un ampio arsenale militare.
Per ora si può solo sperare che aumenti in modo esponenziale il numero delle persone dotate di senso di reponsabilità civile.
A cura di: Mirco Arbetti, Nicolae Donea, Marco Xavier
Classe 2EI – Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi”, Verona A.S. 2019-20
Fonti:
http://www.IlSole24Ore.it
https://www.ilfattoquotidiano.it/
https://www.corriere.it/