I Laogai sono un sistema di campi di lavoro cinesi dove i prigionieri sono costretti al lavoro forzato.

Gli ex prigionieri li definiscono “campi di concentramento”, veri e propri gulag cinesi all’interno dei quali vengono applicati la rieducazione politica e religiosa, la tortura, la denutrizione e lo schiavismo. Il grado di mortalità dei prigionieri è altissimo. Per i diritti umani c’è poco spazio.
Harry Wu è uno dei testimoni di queste atrocità. Nasce nel 1937 in una famiglia benestante; durante i suoi studi universitari nel 1956 viene arrestato perché considerato cattolico e controrivoluzionario di destra e passa diciannove anni in diversi laogai dove viene costretto al lavoro forzato. Si stima che i prigionieri si aggirino sui 15 milioni, anche se altre fonti registrano addirittura 27 milioni di casi. A seguito delle forti proteste di Harry Wu e degli altri sopravvissuti, i laogai in senso stretto sono stati formalmente aboliti dalla Corte Suprema cinese nel 2013, assieme alla politica del figlio unico.
Purtroppo a oggi, nel 2020, ci sono ancora persecuzioni nei confronti di minoranze etniche, in particolare molti musulmani vengono portati in centri di rieducazione senza processo allo scopo di estirparne tutte le idee estremiste. Pare che i casi siano all’incirca 8 milioni. I campi di rieducazione al lavoro, però, non sono più da tempo riservati a dissidenti o criminali. Nei Laogai ci finisce anche chi è un imprenditore, perché considerato un oppositore di destra. Ci finisce chi ha deciso di infrangere la regola dei due figli, chi fa parte di un ordine religioso o di una minoranza, siano essi musulmani, cristiani o cattolici. Si tratta, in realtà, di atrocità inaccettabili considerando che ogni persona ha pari diritti inalienabili riconosciuti a tutti i membri della società umana.
A cura di: Amine El Gadrouri, Chirino Eros Cristian Guerra, Pietro Mantovani - Classe 2EI – Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi”, Verona A.S. 2019-20

Fonti:
en.wikipedia.org
http://www.ilfattoquotidiano.it
It.insideover.com