Campi di prigionia, migranti e guerra
In Libia esistono numerosi campi di prigionia, dove le persone vengono torturate, le donne stuprate dalle guardie e molte vengono uccise. Questa situazione coinvolge anche i bambini: molti di loro sono prigionieri e vengono uccisi ma altri svolgono, già alla loro età, il ruolo di guardie. Nei campi tutti, a uno a uno, vengono denudati e a turno vengono sottoposti a torture. Tutti devono guardare senza chiudere gli occhi, i bambini se piangono vengono picchiati oppure gli aguzzini dicono alle madri di farli stare zitti. I pochi che riescono a uscire o scappare, vengono soprattutto in Italia, per dimenticare ciò che hanno vissuto.
Per prestare aiuto alla popolazione libica, e ai migranti che attraversano questo stato durante la loro marcia verso il Mediterraneo, Medici Senza Frontiere ha allestito diversi ospedali: a Bengasi ha costruito una clinica per le persone più gravi e ha sostenuto un pronto soccorso e delle cliniche mediche.
Negli ospedali arrivano delle persone con malattie molto gravi, come ad esempio scabbia, pidocchi ed ex detenuti che hanno delle carenze per la mancanza di acqua potabile e di cibo. Medici Senza Frontiere ha effettuato tantissime visite mediche, anche ai bambini sotto ai cinque anni di età.
Il dramma della Libia è complicato dal fatto di essere sulla rotta delle migrazioni che dall’Africa portano in Europa: qui giungono molte persone da tutta l’Africa per scappare in paesi più sicuri, dove non ci sia la guerra. Le mete principali sono l’Italia, la Spagna e la Grecia. Per scappare utilizzano vecchi pescherecci o gommoni, dove salgono molte più persone di quante ce ne dovrebbero stare: tutti abbiamo negli occhi le immagini di persone disposte molto vicine tra loro, quasi una sull’altra per occupare ogni spazio a disposizione sulle imbarcazioni, che spesso così diventano instabili e in balia del mare che cercano di attraversare.
Medici Senza Frontiere con l’aiuto di MRCC, il centro di coordinamento per il soccorso marittimo, e della Guardia Costiera Italiana, va ad aiutare le persone nel Mediterraneo. MRCC ottiene le informazioni di barconi in difficoltà e MSF con l’aiuto di strumenti utili alla ricerca li va a localizzare, sia via acqua e sia via aerea, per poi prestare soccorso. Medici Senza Frontiere ha assistito ben 75 mila persone nel Mediterraneo centrale, ma sfortunatamente 16 mila persone sono morte dal 2014: spesso muoiono di fame, sete o annegando in mare aperto. Oltre a questo, si aggiunge il fatto che devono stare molto tempo al sole e quindi, alcune volte, si scottano. Alcuni neanche riescono a partire, morendo già nei porti libici.
Perché la Libia è nella situazione che conosciamo oggi?
La Libia, che era una colonia italiana, dopo la Seconda guerra mondiale passa al dominio del re Hidrys. In seguito si instaura la dittatura di Gheddafi e, dopo 40 anni, alcuni si ribellano: tra febbraio e ottobre del 2011 scoppia la prima guerra civile in Libia. I primi scontri sono avvenuti a Bengasi quando numerosi libici si sono raggruppati per ribellarsi all’arresto di un avvocato. Ulteriori scontri a Beida e Tripoli. Il 20 ottobre 2011 a Sirte, Gheddafi muore assassinato da una spia dei francesi. Le tensioni che c’erano allora non sono mai cessate e ancora oggi continuano le lotte tra fazioni.
Per paura che l’Isis si possa espandere ulteriormente, visto che dal 2014 controlla la zona di Sirte ed è riuscito ad allargarsi ulteriormente, i paesi occidentali sostengono un governo nazionale per dare rinforzi al governo comandato da Fayez al Sarraj. Ad oggi i militari dell’esercito italiano sono presenti in basi militari sotto il controllo del generale Haftar.
Si consiglia di vedere:
Autori: Nicolò Barbero, Nicolò Dragone, Ivan Gallo e Matteo Selle, IC VILLANOVA MONDOVI’, plesso Secondaria di primo grado, Classe 2^C
Per il nostro lavoro abbiamo consultato:
– Medici Senza Frontiere
– Internazionale
– La repubblica
-Wikipedia
– ANSA
– Rai news