Le numerose crisi umanitarie degli ultimi anni, le continue condizioni di guerra, la violazione sistematica dei diritti umani e la speranza di trovare condizioni di vita migliori hanno costretto milioni di persone a fuggire dai propri paesi, intraprendendo viaggi spesso molto pericolosi.
I motivi sono diversi e spesso collegati tra loro: guerre (Siria, Iraq, Nigeria, Afghanistan, Sud Sudan, Yemen, Somalia), instabilità politica e militare (Mali), regimi oppressivi (Eritrea, Gambia), violenze (lago Chad), povertà estrema (Senegal, Costa d’Avorio, Tunisia).
I nostri operatori umanitari forniscono assistenza medica, supporto psicologico, vaccinazioni, cibo e acqua potabile ai rifugiati, ai migranti e ai richiedenti asilo in tutto il mondo. Infatti la migrazione internazionale, pur non essendo un fenomeno recente, sta diventando la protagonista di uno dei più rilevanti eventi mondiali.
La fuga di milioni di persone da guerre e povertà è una delle crisi umanitarie più gravi del momento: sono più di 65 milioni i rifugiati e gli sfollati nel mondo e i richiedenti asilo. Molti dei rifugiati provengono da zone di conflitto o da stati fortemente repressivi e oltre ai traumi vissuti prima e durante la rotta migratoria, spesso sono soggetti anche a stress e sofferenze relativi alla condizione di esilio in una terra sconosciuta ed estranea. L’Italia, in particolare, come facile punto di approdo all’Europa dal mar Mediterraneo, da oltre vent’anni si confronta con questo fenomeno, che ha fatto registrare negli ultimi tempi una crescita notevole. Secondo i dati Eurostat i gruppi più numerosi di richiedenti asilo che hanno cercato protezione nel nostro Paese provengono da: Nigeria (21%), Pakistan (12%), Gambia (10%), MIGRANTI Senegal (8%) e Bangladesh (7%). Le vittime delle torture, del traffico di esseri umani e le persone con problemi di salute mentale sono particolarmente vulnerabili al loro arrivo in Italia, ma i servizi per soddisfare i loro bisogni sono scarsi. Nel 2013, l’équipe di MSF hanno fornito assistenza medica e di salute mentale ai migranti e richiedenti asilo nei centri di accoglienza in Sicilia e Calabria. Assistenza sanitaria di base viene offerta ai migranti privi di documenti nella provincia di Ragusa. A Pozzallo, MSF fornisce supporto alle autorità mediche locali con il triage medico dei migranti al loro arrivo. Nel 2017, l’Europa, Italia inclusa, ha intensificato l’impegno per fermare l’arrivo di migranti e rifugiati, lasciando molte persone esposte a violenze e detenzioni arbitrarie in Libia. Nonostante questi sforzi, 119.396 migranti e rifugiati sono arrivati sulle coste italiane, principalmente sbarcando nei porti siciliani. A Trapani, un’équipe composta da psicologi e mediatori culturali ha offerto supporto psicologico tramite 1.232 sedute individuali e 116 di gruppo e ha assistito i servizi locali in diversi centri di accoglienza secondari. Da luglio 2016, viene gestita una clinica psicoterapeutica in collaborazione con i servizi sanitari locali per il trattamento di pazienti con gravi problemi di salute mentale. Nell’estate del 2017, è stato istituito inoltre a Catania un centro medico aperto 24 ore su 24.
Ci sono state delle testimonianze relative a due gommoni che hanno lasciato la costa libica nelle prime ore del mattino di sabato 1° settembre. Ogni gommone trasportava più di 160 persone di diverse nazionalità, tra cui sudanesi, maliani, nigeriani, camerunesi, ghanesi, libici, algerini ed egiziani. Sono stati recuperati solo due corpi.
Questa é una testimonianza di un sopravvissuto: “ Mentre il primo gommone si era fermato a causa di un guasto al motore, il nostro ha continuato a navigare fino a quando, verso le 13, ha cominciato a sgonfiarsi. A bordo eravamo 165 adulti e 20 bambini. In quel momento il telefono satellitare mostrava che non eravamo lontani dalla costa maltese. Abbiamo chiamato la guardia costiera italiana. Ci è stato detto che avrebbero mandato qualcuno. Ma la barca ha iniziato ad affondare. Non potevamo nuotare e solo poche persone avevano giubbotti di salvataggio. Quelli tra noi che potevano aggrapparsi alla barca sono rimasti in vita. I soccorritori sono arrivati più tardi in aereo e hanno lanciato zattere di salvataggio. Altri soccorsi arrivarono poche ore dopo. Sulla nostra barca sono sopravvissute solo 55 persone. In molti sono morti, comprese famiglie e bambini. Avrebbero potuto essere salvati se i soccorsi fossero arrivati prima. Più di venti bambini sono morti, compresi due gemelli di 17 mesi annegati insieme alla madre e al padre. È arrivata anche la guardia costiera libica, salvando prima i sopravvissuti al naufragio e recuperando poi il secondo barcone. Siamo stati tutti portati qui”.
Navi non libiche non possono riportare legalmente i migranti in Libia perché il paese non è riconosciuto un posto sicuro. Ma le persone soccorse in acque internazionali nel Mediterraneo non devono essere riportate in Libia: devono essere portate in un porto sicuro, come prescritto dal diritto internazionale e marittimo.
di Lidia Lo Stimolo, classe: 2^E scuola, ITIS Ferraris Pancaldo Savona
Fonte: Medici senza frontiere