Il Sud Sudan raggiunse l’indipendenza dal Sudan nel 2011, però, quello che sembrava essere uno dei periodi più felici per il Sud Sudan, non avrà lunga durata, infatti nel 2013 iniziarono una serie di tensioni tra i sostenitori del presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, ed i sostenitori del vice presidente Riech Machar, di etnia neur, che portarono ad una guerra civile tuttora in corso.
QUALI SONO LE RAGIONI DELLA GUERRA CIVILE
Le ragioni della guerra civile del Sud Sudan sono legate non solo ai conflitti etnici ,ma anche alla presenza in grandi quantità di risorse naturali come oro, diamanti, rame, zinco, uranio e petrolio la cui esportazione rappresenta il 60% del PIL. Il paese, nonostante le ricchezze naturali, manca totalmente di risorse agricole, infatti, a causa degli agenti atmosferici avversi e della distruzione dei campi per i bombardameni, è stato dichiarato lo stato di carestia. Tutto questo sfocerà in un malcontento generale ed i sostenitori del vice presidente cercheranno di prendere il cotrollo del paese con la forza
LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA
Dal 2013 ad oggi la guerra ha portato 300mila morti e 2 milioni di sfollati che chiedono asilo negli stati vicini, soprattutto in Uganda. Chi è rimasto arriva a soluzioni disperate pur di sopravvivere come nutrirsi di semi che andrebbero piantati per un futuro raccolto, o nutrirsi esclusivamente di foglie per sopravvivere. Lo stato richiede, dunque, un supporto umanitario che, però ,non è sempre possibile.La stessa organizzazione “medici senza frontiere” infatti denuncia l’impossibilità di operare in certe regioni in quanto praticamente irraggiungibili. E inoltre ,alcune strutture già presenti sul luogo sono state costrette ad evacuare perché non è più rispettato il diritto internazionale umanitario.
LA MISSIONE ONU
SONO PRESENTI NEL PAESE 12 MILA CASCHI BLU ;una missione inizialmente concepita per il consolidamento della pace ha visto cambiare i suoi obbiettivi con il passare del tempo,non essendo piu in grado di affrontare le esplosioni di violenza.Unico successo ad oggi è stato quello di avere creato campi per la protezione della popolazione in fuga dalla violenza dei soldati.Purtroppo a volte anche questi stessi campi vengono attaccati, questo ha portato l’Onu a dovere ammettere il fallimento del loro operato
SUD SUDAN UN MILIONE DI RIFUGIATI
La crisi del Sud Sudan ha portato un milione di persone a fuggire in Uganda che si trova così ad accogliere un numero di rifugiati superiore a quanti abbiano ottenuto l’asilo in Europa nel 2016.Si calcola che l’85% dei fuggitivi siano donne e bambini esposti a violenze e abusi perché solo poche organizzazioni riescono a dare loro reale protezione. Gli operatori di Medici Senza Frontiere denunciano che l’attuale mobilitazione umanitaria non è sufficiente e ancora molte persone non hanno accesso ad acqua, cibo e ripari.Le difficoltà a rifornire i campi d’acqua sono dovute alle distanze e alle strade che diventano facilmente impraticabili nei giorni di pioggia
UN PO’ DI NUMERI
Migranti forzati
- 778697 : rifugiati
- 4237 : richiedenti asilo
- 1790616 :sfollati interni
Interventi di MSF
- 915900 : prestazioni mediche
- 295000 : cure per malaria
- 65300 : visite prenatali
- 46400 : vaccinazioni per morbillo
- 38700 : vaccinazioni ordinarie
- 11600 : cure nutizionali
- 3400 : trattamenti anti HIV
- 81,6: milioni dollari spesi.
Testimonianze
Testimonianza di Mambo Bidali, 34 anni da Morobo, Sud Sudan. È arrivato al campo profughi in Uganda dopo avere camminato con i suoi 5 figli per 45 giorni e dopo avere perso la moglie durante il cammino, felice per essere vivo, ma sotto shock ,racconta di essere fuggito dopo avere visto uomini armati di spade e fucili, massacrare i civili. Sono fuggiti verso il Congo dove sono stati rapinati di ogni avere comprese le loro scarpe, hanno camminato un mese e mezzo scalzi per poi arrivare in Uganda . Nella sua città era Mambo Bidali un meccanico ora, cercherà di trovare un lavoro perché, dice lui, “La vita deve andare avanti”
Testimonianza anonima
Fuggita poiché rapimenti di minori,stupri,saccheggi e matrimoni forzati erano all’ordine del giorno.Le scuole erano state attaccate ed i bambini macellati come polli.Non c’era più assistenza sanitaria, poiché molte ONG avevano lasciato il paese.”Ho deciso di lasciare la casa, senza portare nulla, con i miei figlie e i tre figli di mio fratello anche durante la strada verso l’Uganda ci sono state violenze e uccisioni”.
di Pablo Rimoldi, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano
Foto MSF Siegfried Modola, Wikimedia, DFID Cate Turton / Department for International Development
Fonti:
- Repubblica
- Internazionale
- UNHCR
- Linea diretta 24