Le crisi umanitarie sono l’origine delle emigrazioni.
Durante le vacanze scolastiche di Natale, quest’anno ho visto alcuni video in cui vengono mostrate immagini di diverse popolazioni che sono costrette a lasciare il proprio paese a causa di guerre, bombardamenti o disastri naturali e viene spiegato come moltissime persone di qualunque ETNIA, qualunque RELIGIONE o RAZZA, ferite e sofferenti, vengono curate grazie agli aiuti delle organizzazioni umanitarie.
I popoli che scappano dal proprio paese e dalle proprie abitazioni, rase al suolo da bombardamenti continui e guerre senza fine, si rifugiano nei campi profughi.
In Afghanistan e in Giordania (a Zaatari, che è anche il più grande del mondo), ci sono moltissimi bambini che hanno fame e sete, bambini soli, senza famiglia e feriti di ogni genere. In Siria, ad Aleppo, i bombardamenti hanno causato enormi danni agli ospedali in funzione. Nel Sud Sudan l’unico ospedale a far fronte alle necessità degli abitanti che scappano si trova in gravi difficoltà, e aumenta il numero di bambini malnutriti. In Etiopia e in Niger c’è moltissima povertà e quindi i bambini sono affamati. Ad Haiti, c’è una grave emergenza sanitaria dovuta ai fortissimi terremoti che sono frequenti in quel territorio vulcanico. In Pakistan la popolazione soffre la sete per mancanza di acqua potabile. Le persone si lavano in torrenti alluvionali, pieni di detriti, batteri, germi e quindi portatori di malattie. In Messico, la popolazione dell’entroterra se ne va dal proprio paese per l’insicurezza che regna nelle cittadine. Scappano a bordo di treni e autobus che vengono saccheggiati e mentre cercano rifugio in altri paesi vengono picchiati e derubati. Nel Congo sono frequenti la febbre gialla e la malaria e per fronteggiare queste emergenze le organizzazioni umanitarie effettuano massicce vaccinazioni.
Quello che ho visto mi ha impressionato molto e ho capito che le crisi umanitarie, che sono la causa delle emigrazioni, ci coinvolgono tutti e nessuno dovrebbe far finta di non sapere e girare la testa da un’altra parte. Capire il fenomeno dell’emigrazione vuol dire cercare di conoscere i fatti, partecipare all’emergenza, cercare di migliorare la situazione, per non sentirsi parte di un fallimento collettivo globale.
di Mattia Filippo Facchini, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano
Foto: MSF Alex Yallop