Il Myanmar è teatro della pulizia etnica più efferata al mondo: quella ai danni dei Rohingya
La miccia si è innescata nuovamente il 25 Agosto, quando alcuni ribelli hanno attaccato degli avamposti delle forze di sicurezza del Myanmar. La risposta dell’esercito è stata immediata, ma non ha colpito il gruppo che ha sferrato l’attacco, bensì l’intera popolazione.
Con il contributo di polizie locali e vigilantes l’esercito ha dato il via ad una campagna di sterminio. In un mese sono decedute migliaia di persone.
Esodo di massa
Nonostante già da lungo tempo fossero in molti a cercare la fuga, ora sono migliaia le persone costrette ad andarsene dalla propria casa, dalla propria vita.
Incendi mirati hanno distrutto interi villaggi, carbonizzando chi non è riuscito a scappare. Donne e ragazze violentate prima di essere uccise, anche in presenza di bambini.
A questa violenza si è aggiunto l’uso di mine anti-uomo che falcidiano le persone in fuga.
Più di 620.000 persone sono giunte già in Bangladesh. Si sono aggiunti ai Rohingya che avevano già lasciato il proprio paese; i campi che li ospitano stanno per collassare.
Chi sono i Rohingya
Nel 1948 con la dichiarazione di indipendenza della Birmania dall’impero coloniale britannico, il popolo Rohingya rimase escluso dai riconosciuti gruppi nazionali e nel 1982, venne loro negata la cittadinanza. Si è giunti a delineare un popolo che c’è ma non esiste.
I Rohingya sono stati dichiarati “stranieri residenti” senza diritti civili o legali.
I Rohingya sono sempre rimasti ai margini della società, che non ha permesso loro di integrarsi. La società birmana ha imposto loro una condizione di inferiorità segnata in modo evidente con l’esclusione dal diritto di voto. Diritto negato a coloro che rappresentavano circa il 25% della popolazione, prima del deflagrare delle violenze. I Rohingya sono ostaggi immobili, privati di nazionalità birmana, non sono riconosciuti tra i gruppi etnici all’interno del paese.
- Diritti negati ai Rohingya:
- Diritto di cittadinanza
- Diritto di associarsi
- Diritto di possedere proprietà terriere
- Diritto di spostarsi e di avere un’identità riconosciuta da un documento
- Diritto di avere accesso a cure mediche ed istruzione
Sono soggetti a vere e proprie estorsioni e a lavorare in regime di semi-schiavitù alle dipendenze dell’esercito e del governo.
Essendo estromessi dall’istruzione nazionale, ricevono nei propri villaggi un’istruzione religiosa.
Rohingya: pulizia etnica da manuale
Dopo più di due settimane di violenze ininterrotte, l'11 settembre 2017 le Nazioni Unite hanno infine denunciato quanto sta accadendo in Birmania come una «perfetta pulizia etnica da manuale» - dichiarazione del Commissariato delle Nazioni Unite.
Anche se di fatto oltre a questa denuncia gli Stati Uniti non hanno alzato un dito per aiutarli.
Aiutare i Rohingya è nostro dovere
La maggior parte delle persone in Myanmar soffre di fame e ha bisogno di sostegno.
Una delle cause maggiori cause di sofferenza è la povertà che riduce la possibilità di assumere adeguate quantità di cibo.
Molte persone per scappare rischiano la vita piuttosto che morir di fame. Inoltre gli aiuti umanitari raggiungono con difficoltà la popolazione disperata, perché l’esercito non lascia un minimo di spazio per prendersi cura dei fuggitivi. Una delle maggiori cause di migrazione dei Rohingya è data dal regime militare, che nell’ultimo anno ha raso al suolo 285 villaggi obbligandoli a scappare per non essere uccisi. (fonte: medici senza frontiere)
Viaggio tra i Rohingya, i musulmani perseguitati dal nobel Aung San ...
Ognuno di noi deve contrastare l’indifferenza internazionale
Il Myanmar è un paese povero, secondo il Fondo Monetario Internazionale è 127° su 185 paesi. Questo dato è ricavato in base al Prodotto Interno Lordo procapite in relazione al potere d’acquisto. (Fonte: Fondo Monetario Internazionale)
Con ogni probabilità questo dato non tiene neanche conto dei Rohingya, un quarto della popolazione.
Di Daniele Caprera e Alessandro Campagna, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano
Foto: MSF, Wikipedia, UNHCR