Sono passati quasi sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il cui quarto articolo recita:” Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”. Ancora oggi queste parole vengono ignorate in alcuni Paesi del mondo, come la Libia e la Mauritania.

LA LIBIA E L’IMMIGRAZIONE

Non si può continuare a vivere dove da un momento all’altro puoi morire, per questo c’è chi fugge in altri Paesi e questo fa paura a chi accoglie.
Ormai non riusciamo più a concepire il valore della vita umana, perché muoiono così tanti immigrati, che per noi sono diventati semplicemente numeri. Purtroppo, siamo troppo accecati dal benessere quotidiano, per renderci conto della situazione in cui alcune popolazioni vivono. Persone che scappano dal terrore, verso quella che sperano sia la libertà, un diritto per cui lottano con la vita e che noi diamo per scontato.

La Libia è un Paese alimentato dalla corruzione, in cui non si rispettano i diritti umani e dove non c’è neanche la Convenzione di Ginevra e la libertà d’espressione e per cui sei costretto a tacere, subendo atti disumani ed inconcepibili. C’è chi, da lì, tenta di fuggire in Italia, perché non si può fermare chi scappa dall’orrore, ma, raggiunte le zone costiere del Paese, in molti vengono uccisi o arrestati e rinchiusi in centri di detenzione per migranti illegali, gestiti dalla polizia libica corrotta.
Di fronte a queste atroci strutture, dove i detenuti vengono trattenuti con la forza a tempo indeterminato e senza alcuna accusa né processo, due associazioni indipendenti, Amnesty International e Human Rights Watch, dichiarano e denunciano che in quelle carceri vengono violati sistematicamente i diritti umani, commettendo abusi e impunità gravi, donne, uomini e bambini, denutriti e terrorizzati, stanno ammassati gli uni sugli altri.
Dai racconti delle vittime emergono testimonianze che descrivono uno scenario da incubo, a dimostrarlo è anche la voce di Joanne Liu, presidente di MSF, che dichiara in un’intervista: “Quella che ho visto in Libia è la forma più estrema di sfruttamento degli esseri umani”.

IL MERCATO DI SCHIAVI IN LIBIA

Molti possono pensare che la schiavitù sia un fenomeno superato, ma non è così. Lo dimostra ciò che sta accadendo nei centri di detenzioni libici, veri e propri campi di concentramento.
I migranti sono sottoposti a stupri, torture e orrori deplorevoli. Uomini venduti all’asta, così come riferito da testimonianze raccolte dalla CNN, che conferma l’esistenza del mercato di schiavi in Libia. L’inchiesta ha pubblicato, il 14 novembre 2017, un video che mostra la vendita di un uomo per quattrocento dollari. Il venditore ne esalta le diverse qualità con frasi commerciali: “Ragazzo forte e grosso adatto per il lavoro in fattoria”. Un video che smaschera l’ipocrisia che c’è dietro tanta retorica sul Nord Africa e sulla Libia, in particolare.

Vere e proprie aste umane, che ricordano i terribili tempi della tratta degli schiavi in America, una vicenda durata per più di un secolo, quando gli schiavi neri venivano consegnati ai loro “padroni”, scelti come giocattoli e trattati da animali e che ancora oggi suscita l’amara riflessione sull’ingiustizia di quei tempi!
Ma fino a che punto siamo arrivati?
Notizie che fanno rabbrividire, il mercato di schiavi è disumano e rappresenta una situazione inaccettabile, perché è inconcepibile attribuire un valore commerciale ad una persona, siamo tutti uguali e non si può essere la proprietà di qualcuno!

LA SCHIAVITÙ IN MAURITANIA

Eppure la Libia non è l’unico Paese fermo al passato. Anche in Mauritania, una terra desertica nell’Africa occidentale, la schiavitù è ancora accettata e diffusa più che in ogni altra parte del mondo. La Mauritania, infatti, è stato anche l’ultimo Paese ad abolire la schiavitù nel 1981, ma nonostante ciò, ci sono ancora persone legate in catene. Il governo ignora i problemi, negando che esistano esseri umani ridotti in schiavitù o che si trovino ancora in uno stato di semi schiavitù.
Un alto livello di povertà impedisce agli ex schiavi di farsi una nuova vita, per cui il razzismo è molto diffuso e caratterizzato da un rigido sistema di differenze sociali. Ma, soprattutto, è la mentalità che ancora non riesce ad essere cambiata, perché la questione va avanti da generazioni: se la madre è schiava, anche il figlio è destinato ad esserlo e, quindi, non avendo mai assaporato la libertà, queste persone non si rendono conto della loro condizione. E’ una lotta difficile, lenta, psicologica e fisica, che deve abbattere una mentalità chiusa nei suoi pregiudizi e convinzioni sociali. Anche se oggi non si parla più della Mauritania, resta ancora l’ipotesi che la questione della schiavitù non sia finita.
La schiavitù è un atto deplorevole, che purtroppo resta difficile da sradicare e per questo il primo passo è smantellare la mentalità, secondo la quale chi ha il potere continua a sfruttare il sistema della schiavitù.

I DIRITTI UMANI

Le drammatiche condizioni in Libia e la situazione abominevole in Mauritania, dovrebbero scioccare la nostra coscienza collettiva.
Ogni persona, ovunque nel mondo, nasce libera ed eguale in dignità e diritti e la tratta degli schiavi, sotto qualsiasi forma, dovrebbe essere abbattuta.
Il rispetto dei diritti e delle libertà, è fondamentale, bisogna lottare contro le ingiustizie e proteggere chi ne è vittima, proprio come fanno alcune associazioni indipendenti come, Amnesty International e Medici Senza Frontiere.

di di A. Sars, C. Andreatta, Classe 3F, Scuola Secondaria di I grado Ciro Andreatta