La Giordania è uno dei paesi che ha subito le più profonde ripercussioni dallo scoppio della guerra in Siria.

Si stima che abbiano trovato ricovero in Giordania circa 650.000 rifugiati, di cui la metà sono bambini, anche se nel computo non si considerano i cosiddetti “rifugiati invisibili”, cioè coloro che oltrepassano il confine siriano illegalmente (dati UNICEF).
Nei campi profughi la vita è dura, soprattutto per i più giovani, la cui età varia dai 3 mesi ai 18 anni, che nel migliore dei casi sono costretti a vivere in container, “case di lamiera” o tende con le loro famiglie, per chi le ha ancora. Nella tenda di MSF si trovano spesso bambini mutilati, vittime della guerra, colpiti da un missile o da una barrel bomb , che hanno un patrimonio di ricordi malinconici e violenti della loro vecchia vita e della distruzione che la guerra ha portato; triste patrimonio che li seguirà per tutta la loro vita e che magari causerà loro problemi psicologici, come succede frequentemente.
I due campi più grandi, diventati ormai quasi città, sono quelli di Za’atari ed Azraq. Qui arrivano ogni giorno centinaia di profughi perseguitati, che possono trovare ristoro e rifugio, e forse anche un po’ di tranquillità. Questi campi sono quelli meglio pianificati e organizzati: l’acqua potabile è distribuita a tutti e i volontari si concentrano sull’istruzione e sulla gestione degli “Spazi a misura di bambino”, dove la maggior parte dei ragazzi trascorre le giornate, socializzando e cercando di non perdere la speranza. In questi luoghi si svolgono diverse attività: attività sportive e educative, laboratori artigianali e corsi per imparare a utilizzare Internet e il computer. Il clima è coinvolgente e i volontari giocano insieme ai ragazzi, superando in qualche modo l’ostacolo della lingua.
Tutti hanno bisogno di incontrare nuovi amici e di condividere le proprie difficili storie. Come quella di Mustafa, 17 anni, che da tre anni a causa della guerra non va più a scuola e che ha perso il fratellino, rimasto ucciso nei combattimenti. Omar invece, 12 anni, sogna di diventare un ingegnere per ricostruire tutto ciò che la guerra ha distrutto. C’è poi Habila, 13 anni, le piace tanto giocare a calcio e desidera ardentemente diventare un’insegnante, ma non lì, non in Giordania; lei vuole andare in Europa, ma non vuole lasciare la madre, come ha già fatto con la sua vecchia casa e i suoi nonni. Tutti hanno tanti sogni ma il più grande, da tutti condiviso, è quello di tornare a casa, tornare alla normalità che c’era prima che la guerra cancellasse tutto.
Alcune scuole sono diventate un simbolo contro l’ignoranza e la guerra. Come la scuola “Rahma” che si trova a 50 metri dal confine con la Siria. È orribile che gli studenti di questa scuola dicano di essere “abituati alla guerra”; per loro è normale nascondersi sotto i banchi se sentono bombardamenti o raffiche di mitra, è normale non andare a riprendere il pallone se è rotolato troppo lontano per paura del campo minato. Tutto questo non dovrebbe esistere per dei bambini siriani e giordani che convivono tranquillamente.
L’altra scuola ormai simbolo di questa lotta è quella realizzata da Mission Bambini Switzerland, che il 3 maggio 2018 è stata inaugurata nel campo di Za’atari, non lontano dal confine siriano. Essa fornirà a 250 bambini il loro diritto all’istruzione. “Siamo molto fieri di questa realizzazione; ora il diritto allo studio diventa realtà anche per questi bambini siriani che vivono la drammatica situazione di rifugiati. Noi crediamo che solo dando ai bambini l’opportunità di studiare è possibile costruire un futuro di pace”. Queste sono le parole di Antonio Carbone, Consigliere di Mission Bambini Switzerland. Questa scuola, al contrario della maggior parte delle altre, è stata costruita per durare 30 anni e in materiali che garantiscono il riscaldamento e la ventilazione.

Penso alla fortuna che ho di potermi svegliare tutti i giorni con la certezza di andare a scuola e di vivere in posto sicuro… non come i ragazzi profughi, alla maggior parte dei quali viene negato il diritto inalienabile all’istruzione. È incredibile pensare che, se alzo lo sguardo, la luna e le stelle che vedo in cielo sono le stesse che vedono loro e che però tutto ciò che abbiamo in comune si ferma qua. Perché è vero che abbiamo più o meno la stessa età, ma la mia storia e i miei sogni di ragazza privilegiata impallidiscono davanti alle loro storie traumatiche e ai loro sogni di un futuro di pace.

di Beatrice Buzzi, Educandato Statale Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa, classe IIIA (secondaria di I grado)

FONTI

  • https://www.missionbambini.ch/component/k2/72-igiordania-inaugurata-scuola-bambini-sirianiù
  • https://www.tpi.it/2018/10/24/giordania-campo-profughi-bambini/
  • https://www.progettoarca.org/news/tutte-le-notizie/73-una-scuola-mobile-per-i-bambini-profughi-siriani.html
  • http://espresso.repubblica.it/internazionale/2017/03/14/news/viaggio-all-interno-di-un-campo-profughi-siriano-1.297115
  • https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/07/03/news/i_sogni_dei_bimbi_nel_campo_profughi_diventato_citta_-200780078/
  • https://www.unicef.it/
  • per la fotografia: https://www.thesun.it/2018/12/11/i-the-sun-in-giordania-una-musica-di-speranza/