Yemen: vita breve, storia lunga! MSF in prima linea nella più grave crisi umanitaria

Palermo – Stragi, continui spargimenti di sangue, devastazioni oramai caratterizzano lo Yemen. Paura e orrore sono impressi sui volti di chi giornalmente vede la morte dei propri cari. Civili indifesi , piani di fuga non sempre riusciti , ma soprattutto l’indifferenza del mondo Occidentale ,sembra togliere loro ogni speranza. Dal 2010 il mondo arabo è scosso da numerose manifestazioni che hanno assunto caratteristiche diverse. Nello Yemen, il Paese più povero della penisola araba, le richieste coincidono con l’abbassamento dei prezzi, miglioramento delle condizioni di vita e dimissioni del Presidente, che per oltre trent’anni è alla guida del Paese. Ed è proprio con le dimissioni del Presidente Saleh e la candidatura del suo successore Hadi, che la situazione degenera, in quanto gli Houthi sciiti, appoggiati dall’Iran, hanno attuato un
colpo di stato, che ha portato lo Yemen allo scontro con l’Arabia Saudita, che non appoggia la loro avanzata. Il 5 Marzo del 2015 l’Arabia Saudita dà vita alla “ Nato Araba”, che vede coalizzati tanti Paesi, quali: Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Egitto, Marocco, Giordania , uniti contro un unico nemico: “ gli Houthi”. Anni di instabilità e di guerra hanno recato conseguenze nefaste alla popolazione, anche se il Paese, già prima del conflitto, viveva in condizioni di sottosviluppo.
A produrre maggiori danni non sono stati soltanto i bombardamenti , ma il blocco navale imposto dall’Arabia Saudita ai porti yemeniti, dai quali non transitano più né cibo né medicinali. Tale chiusura mette in pericolo centinaia di migliaia di vite umane, le quali oltre alla denutrizione, sono private dell’assistenza sanitaria essenziale. Perchè tanta atrocità? Molteplici sono le cause,ma la più accreditata sembra essere la posizione geografica del Paese. Lo Yemen controlla una parte che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden, da cui transitano le petroliere, forse è proprio questo uno dei motivi per cui le condizioni disumane in cui vive buone parte della popolazione , sfugge agli occhi occidentali. Nonostante la guerra duri da anni, il conflitto sembra sconosciuto o dimenticato dall’opinione pubblica internazionale.

Il grido di aiuto di Medici senza frontiere
EMERGENZA YEMEN
Medici senza frontiere sotto accusa

Marzo – Le vittime complessive sono oltre 10 mila, più 2 milioni di sfollati e secondo le stime dell’Onu 28 milioni di persone necessitano di aiuto umanitario. L’Amnesty International accusa l’Arabia Saudita di crimini di guerra, per l’uso di bombe che hanno colpito scuole, moschee, ospedali, tra cui due cliniche di Medici senza frontiere. Numerosissime le vittime degli attacchi aerei, tra cui 6.500 sono bambini.
L’organizzazione umanitaria di Medici senza frontiere lavora in 13 ospedali e centri sanitari in Yemen e danno supporto a più di 20 ospedali o centri sanitari. Gli operatori sanitari lanciano un allarme secondo cui bombardamenti e costi elevati dei trasporti, aggravano l’emergenza sanitaria, già di per sé critica, impedendo alla popolazione cure mediche che stanno portando alla morte migliaia di persone.
L’epidemia più diffusa è il colera, soprattutto nella parte Settentrionale di Abs, distretto yemenita, che si sta diffondendo attraverso l’acqua contaminata. Nel distretto di Abs i servizi igienici sanitari sono estremamente scarsi. Abs ha registrato il primo caso di colera a fine Marzo, da allora il numero dei casi è esploso: in un solo giorno sono stati ricoverati al Centro per il trattamento del colera 462 pazienti. Nei centri per il trattamento del colera allestiti da MSF , l’equipe distribuisce kit per la disinfestazione e oltre a ciò, vengono disinfettate le case e si cerca di rendere l’acqua potabile.
Dall’inizio dell’epidemia , MSF ha fornito terapie a più di 82 mila pazienti, ecco perché esprime il suo sdegno verso la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita che ha bombardato una delle strutture per il trattamento del colera, facendo ricadere la colpa sull’organizzazione umanitaria. La Coalizione accusa MSF di non aver preso le adeguate misure per prevenire un attacco, quale ad esempio l’esposizione di un emblema, ma ben controbatte il direttore delle operazioni di MSF in Yemen, il quale dichiara che per “ Legge” le strutture mediche non vanno colpite. Quello in Yemen viene considerato il più grande intervento di MSF in una zona di conflitto. Sono più di 2.200 gli operatori umanitari nel Paese. Da Marzo 2015 a Ottobre 2018, MSF ha assistito 973. 095 pazienti, ha effettuato 76 mila interventi chirurgici e ha assistito un numero notevole di donne a partorire, si stimano circa 64 mila bambini. Purtroppo però, ha anche perso 26 colleghi in diverse strutture , soprattutto nell’attacco aereo contro l’ospedale di Abs il 15 Agosto del 2016.
Per un breve periodo MSF ha ritirato le sue equipe da alcune strutture sanitarie nel Nord dello Yemen, ma dopo qualche mese ha ripristinato il suo supporto all’ospedale di Abs, garantendo loro consulenza psicologica, fornendo assistenza sanitaria e cure mediche.

TESTIMONIANZE PER SENSIBILIZZARE

Varie sono le testimonianze di operatori e sopravvissuti alla guerra che denunciano le condizioni terribili in cui versa il Paese, tra queste quella del Dottore R. Scaini, invitato all’audizione parlamentare presso la Commissione degli Affari Esteri e la testimonianza di Abdoow, un ragazzo yemenita che è riuscito a scappare dal suo paese e ad intraprendere il pericoloso viaggio verso l’Europa che lo ha portato al centro di accoglienza di Trapani (Sicilia). Dall’intervista dell’ex capo missione di MSF, si evince che questa guerra è stata tra le più sofferte per l’organizzazione. In quattro anni, gli ospedali dove opera MSF sono stati colpiti 5 volte dalla coalizione.

MSF : Crisi umanitaria alimentata dai governi coinvolti nel conflitto

26 Febbraio 2019-Diversi governi si incontrano a Ginevra per affrontare la crisi umanitaria nello Yemen, ma paradossalmente sono gli stessi, tra cui l’Italia, che stanno vendendo armi all’Arabia Saudita e che ostacolano la fornitura di aiuti. L’Italia deve smettere di essere complice della catastrofe umanitaria che si sta consumando nello Yemen. Il nostro paese vende armi all’Arabia Saudita dal 2015 e le bombe non risparmiano scuole, mercati, abitazioni, fabbriche, ospedali strade, porti e campi per la produzione di cibo e nei bombardamenti indiscriminati sono utilizzate bombe made in Italy. E’ inconcepibile che si faccia finta di niente e si continui a far soldi esportando i nostri ordigni al regime saudita. Gli ordigni utilizzati sono prodotti nello stabilimento di Domusnovas (Carbonia-Iglesias) in Sardegna, di proprietà della RWM Italia Spa, azienda italiana con sede a Ghedi (Brescia) e controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall. Varie associazioni si sono mobilitate perché venga attivato il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90. Spagna, Germania e Paesi Bassi hanno già interrotto la fornitura di armi all’Arabia Saudita. Ci auguriamo che l’Italia ne segua l’esempio. Oggi lo Yemen viene associato al terrore, ma in realtà prima del conflitto, anche se povero, presentava una sua identità storica , con edifici culturali tra i più suggestivi al mondo. Gli spaventosi costi umani della guerra sono saltati all’attenzione del mondo, soltanto nel Febbraio del 2018 in seguito sia alla morte della piccola Amal, divenuta simbolo della sofferenza della guerra e sia dell’ uccisione del giornalista saudita,all’interno del consolato saudita ad Instabul, che aveva espresso numerose critiche verso l’intervento militare di Riad nello Yemen. Da allora, Stati Uniti e Gran Bretagna, i maggiori fornitori di armi all’Arabia Saudita,hanno chiesto un cessate il fuoco in Yemen .Anche il segretario generale dell’Onu ha lanciato un appello di stop alla guerra. Molti cittadini italiani antimilitaristi si sono riuniti a Roma per manifestare contro la vendita delle armi all’Arabia Saudita e porre fine a questo crimine. La crisi umanitaria, pertanto,finirà soltanto quando i governi dei Paesi coinvolti si ritireranno dal conflitto.

Diritti umani e guerra: Riflessioni per un’etica condivisa

Prima di riflettere su cosa siano i diritti umani si cita il 1° articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani 1948: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Guardando cosa accade nel mondo, nel quale denaro e progresso sembrano essere la base di tutto, esistono sempre più difficoltà nell’applicazione dei , anzi mi trovo spesso a pensare che sotto tanti aspetti sembra di vivere in un mondo di diritti negati. Credo sia arrivato il momento di non chiudere più gli occhi su determinate tematiche , farlo significherebbe non riconoscere i profondi mutamenti culturali e sociali in atto nel mondo. Ancora oggi, sessant’anni dopo la pubblicazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, essa rappresenta un sogno più che una realtà. L’articolo 3° cita: “ Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”, ma sembra che ciò non avvenga nei conflitti armati, dove la metà dei civili, tra cui soprattutto bambini, diventano obiettivi bellici, ponendo così fine al loro futuro. Questi bambini, che conoscono soltanto la guerra da quando sono nati, hanno paura a guardare il cielo perché pensano che gli aerei portano soltanto bombe. La guerra si accompagna,inoltre, sempre alla povertà, altra condizione che impedisce ai bambini di vivere il loro tempo nella spensieratezza. Dall’inizio del conflitto , tutti i paesi coinvolti hanno commesso gravi violazioni e abusi del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani e il governo yemenita non ha provveduto a condurre indagini tempestive ed efficaci sulle presunte violazioni dei diritti . Unico esito positivo si è avuto grazie al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che ha incaricato un team di esperti di indagare sugli abusi compiuti da tutte le parti in conflitto nello Yemen, segnando un primo passo verso la giustizia per le vittime. Nella città di Ta’iz, Aden e Sana, gli huthi e le loro forze alleate hanno intrapreso una campagna contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti, limitando la loro libertà di espressione nelle aree sotto la loro amministrazione. Il protrarsi della guerra ha aggravato ancora di più , la già condizione precaria e discriminata delle donne e delle ragazze, che sono state costrette a matrimoni precoci. Molti sono stati i diritti negati al popolo yemenita, tra questi il diritto alla vita , ad un’alimentazione adeguata, il diritto di avere una casa, una famiglia, un riparo sicuro. Il diritto ad avere servizi igienici sanitari efficaci, diritto all’istruzione, negato a migliaia di bambini. Lo stesso Papa Francesco, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Universali dei diritti umani, ha ribadito che è opportuno non soltanto celebrare la memoria di quel momento storico, ma anche di metterne in atto i suoi buoni propositi, poiché nel mondo esistono numerose forme di ingiustizia, causate il più delle volte dalla brama di potere e di profitto, che non esita a sfruttare e perfino uccidere l’uomo. Bisogna ammettere che la strada è ancora lunga, che l’uomo va educato ad un cammino di valori umani.
Quindi non bastano tribunali, leggi, decreti o dichiarazioni, ma bisogna insegnare il rispetto reciproco e la tolleranza individuale e personale di ognuno verso il prossimo.

Stati d’animo

Dopo un’attenta riflessione abbiamo capito quanto sia difficile vivere in paesi come lo Yemen. Ogni giorno milioni di persone nel mondo gettano cibo avanzato dai loro pasti, non pensando a coloro che non l’hanno. I telegiornali dovrebbero costantemente far conoscere al mondo le atrocità della guerra e le conseguenze nefaste che ne derivano. Anche noi nel nostro piccolo, attraverso questo articolo, abbiamo coinvolto familiari, insegnanti, amici per diffondere la nostra voce e offrire un piccolo contributo per migliorare la loro situazione. Non avevamo mai affrontato simili tematiche, ci siamo sempre tenuti distaccati da determinate situazioni , ma adesso e dopo le tante agghiaccianti immagini viste su internet, vogliamo provare a diventare persone più consapevoli e sensibili. Tanti sono stati i sentimenti provati: incredulità, sgomento, tristezza e soprattutto rabbia, rabbia di sapere che al mondo esiste tanta malvagità, alimentata soltanto per un fine economico. Grazie a questa esperienza , ci siamo resi conto che fino a quando ci sarà sempre qualcuno che ne parla, le persone morte resteranno vive nei cuori e di questo possono esserne fieri Medici senza frontiere, che con i loro racconti, le loro esperienze , le loro divulgazioni attraverso il loro sito, i social e le scuole , riescono ancora ad accendere la coscienza di qualcuno. Abbiamo avuto modo di incontrare a scuola una volontaria di MSF, che con orgoglio ci ha esposto le miriadi di attività in cui sono coinvolti gli operatori umanitari, ed è una speranza sapere che, almeno ancora, esistono persone dall’animo generoso, che sono disposti a sacrificare la loro vita per il bene di altri. Vorremmo concludere ricordando una frase che possiede un importante valore e che può essere utilizzato anche in questa circostanza: “ Piccolo passo per l’uomo, grande passo per l’umanità”. Crescendo, speriamo di non dimenticare mai questa frase.

Fonti

  • www.ilmattino.it
  • www.Repubblica.it
  • www.ilcorrieredellasera.it
  • www.medicisenzafrontiere.it
  • www.ilpost.it
  • www.panorama.it
  • www.ilfattoquotidiano.it
  • www.occhidellaguerra.it
  • Facebook

di Marco Puccia, Matilde Martelli, Vincenzo Di Cara, Anna Catalanotto, classe  2 F ICS Alberico Gentili Palermo