Il morbillo è una malattia estremamente contagiosa e trasmessa per via aerea da persona a persona tramite starnuti e colpi di tosse.

Colpisce soprattutto i bambini di età inferiore ai cinque anni e può risultare mortale in caso di complicanze e in mancanza di terapie adeguate.
Una delle campagne che impegna da anni l’equipe medica di Medici Senza Frontiere è quella in Congo. Esso, infatti, è teatro di una guerra civile che dura da decenni, da quando l’organizzazione aveva già tre campi di accoglienza. Come se non bastasse, in un paese già colpito da conflitti, nel marzo del 2018, è scoppiata un’epidemia di morbillo. Già prima della catastrofe, i bisogni sanitari pediatrici erano enormi.
Dove si è diffusa l’epidemia di morbillo?
Questa epidemia, si è diffusa in diversi distretti sanitari nelle province di Haut-Katanga, Haut-Lomami, Lualaba e Tanganyika, che un tempo formavano la provincia di Katanga. L’epidemia si è diffusa nel corso dell’anno ed entro dicembre, tutti i distretti sanitari delle quattro province hanno dichiarato casi confermati o sospetti di morbillo.

Queste province ricoprono un’area vasta quanto la Spagna e nelle loro aree più remote le comunità vivono sparpagliate in villaggi difficili da raggiungere. L’epidemia ha raggiunto alti tassi di mortalità tra i bambini al di sotto dei 5 anni. Da dicembre 2018 a febbraio 2019, in collaborazione con il Ministero della Salute locale, le équipe di Msf hanno curato 393 bambini affetti da forme acute di morbillo negli ospedali locali e 2.957 casi più lievi in strutture ambulatoriali. Vaccinati 64.629 bambini contro il morbillo anche a Malemba-Nkulu (Haut-Lomami). In totale, la campagna di vaccinazione di massa avviata da MSF ha portato all’immunizzazione di oltre 200.000 bambini anche nelle zone più complicate da raggiungere. Tuttavia, la vaccinazione di massa, serve solo se si vuole prevenire l’epidemia, infatti essa è una cura per evitare che le malattie possano colpire i bambini sani.
La Dott.ssa Natalie Roberts, coordinatrice dell’emergenza per MSF, descrive le difficoltà nel rispondere all’epidemia in un territorio così complesso:
“Vaccinando le comunità non appena riscontriamo i primi casi di morbillo, cerchiamo di evitare che i bambini nell’area contraggano la malattia e che l’epidemia si diffonda. Affinché il vaccino sia efficace e impedisca il ripetersi continuo di epidemie, il 95% dei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 15 anni deve essere vaccinato”.
Occorre, infatti, individuare i bambini malati e trattarli, in questi soggetti è più alto il rischio di sviluppare altre patologie gravi che possono portare anche alla morte, essendo indeboliti dal virus del morbillo.
È molto difficile garantire che i bambini che vivono nelle aree più remote possano essere curati, molti di essi infatti non riescono mai ad accedere ai trattamenti medici e, di conseguenza, non vengono mai vaccinati. Molti bambini muoiono nelle loro comunità e il loro decesso non viene nemmeno registrato.
Il Ministero della Salute del Katanga incontra difficoltà come la carenza di forniture mediche nei distretti sanitari per le difficoltà di trasporto e la carenza di corrente elettrica necessaria ai frigoriferi dove si conservano i vaccini. I volontari di Medici Senza Frontiere spesso infatti devono usare motociclette o addirittura canoe, il che rende impossibile il trasporto di medicine, vaccini e cibo terapeutico in grande quantità.
L’obiettivo di Medici Senza Frontiere, quindi, è rispondere quanto prima alle richieste di aiuto nelle varie parti del mondo, invitando, inoltre, il Ministero della Salute, le organizzazioni internazionali e i donatori ad aumentare considerevolmente le loro risposte alle epidemie che si verificano continuamente in tutto il paese.

Progetto realizzato dagli alunni: Argento Elisabetta, Bologna Alessandro, Cristallini Marco, Rossini Silvia, classe 2I dell’IC Marconi di Palermo
Credits Immagini: Bérengère Guais/MSF