L’Italia non mi cura dall’Epatite C, ho fatto 7000 Km per guarire (Andrea, 49 anni)

Da quando il farmaco innovativo “Sofosbuvir” è stato immesso in commercio, circa 170.000 persone nel mondo sono state sottoposte a terapia per il trattamento dell’epatite C (HCV), grave infezione del fegato che, cronicizzandosi, può portare a cirrosi, cancro e morte. Negli ultimi anni si è registrata la guarigione di migliaia di pazienti che hanno avuto la “fortuna” di essere stati inseriti nel costoso trattamento terapeutico a carico del programma sanitario pubblico della nazione di appartenenza; tuttavia, altrettanti pazienti europei, esclusi dalla terapia perché in condizioni ritenute meno critiche, hanno dovuto ripiegare su rocamboleschi “viaggi della speranza”, alla ricerca del farmaco in luoghi dove la terapia avesse un costo centinaia di volte inferiore rispetto al paese di provenienza.
Questo è il caso di Andrea, italiano di 49 anni, che si è recato il India per ricevere le cure. “Chi l’avrebbe mai detto che sarei venuto fin qui per comprare il farmaco che può guarirmi dall’Epatite C” afferma Andrea appena giunto a Hyderabad, megalopoli a sud dell’India, circa 10 milioni di abitanti.
Alcune organizzazioni umanitarie – e tra queste Medici Senza Frontiere (MSF) – si sono opposte al brevetto sul farmaco Sofosbuvir di proprietà dell’azienda farmaceutica Gilead Sciences ma, nel Settembre 2018, l’Ufficio Brevetti Europeo (EPO) ha deciso di respingere la richiesta di opposizione rendendo ancora più remota la speranza di una guarigione per gli affetti da epatite C.

In Europa, il prezzo imposto da Gilead per 12 settimane di terapia con il solo Sofosbuvir è di 43.000 euro in Belgio, circa 39.000 euro nel Regno Unito, 28.000 in Francia. In più, il Sofosbuvir deve essere combinato con altri farmaci per curare efficacemente la malattia, portando il costo totale a cifre ancora più elevate.
La premessa è sufficiente per comprendere quanto il monopolio di un farmaco da parte delle multinazionali possa costituire un serio pericolo per la salute pubblica mondiale. Infatti, non potendo ricorrere a versioni generiche di qualità garantita e più accessibili, molti Paesi sono costretti a razionare la distribuzione del farmaco. E se la malattia, come nel caso dell’epatite C, si contagia facilmente, vengono messe a rischio sia la salute che la sopravvivenza di persone di ogni età. «Con circa 80 milioni di persone in tutto il mondo affette da epatite C – sottolinea Isaac Chikwanha, consulente medico sull’epatite C per la Campagna per l’accesso ai farmaci di Msf – il trattamento dovrebbe essere disponibile a chiunque ne abbia bisogno indipendentemente da dove vive, Europa compresa».Peraltro, per l’epatite C non esiste al momento un vaccino che possa prevenire l’infezione, pertanto l’unica possibile cura efficace è rappresentata dalla combinazione del Sofosbuvir con altri agenti antivirali, secondo un protocollo ben preciso che ne prevede la mono-somministrazione giornaliera per 8, 12 o 24 settimane, a seconda del genotipo o delle caratteristiche del paziente.
Medici Senza Frontiere (MSF) è riuscita, non senza difficoltà, a portare il Sofosbuvir anche in diversi Paesi in via di sviluppo, e lavora senza sosta per incrementare l’accesso alle cure nei Paesi a basso e medio reddito.

La straziante attesa di una cura più breve, più sicura ed efficace, o peggio ancora la frenetica corsa alla ricerca del farmaco salvavita, risultano contrari ad ogni etica e lasciano l’amaro in bocca, come alcune delle medicine che talora assumiamo.
Cosa succederebbe, dunque, se il brevetto venisse annullato?
Sicuramente sarebbe un enorme passo avanti: si potrebbero produrre e importare versioni generiche e, quindi, economicamente accessibili di Sofosbuvir in Europa. E, in questo modo, proteggere i sistemi sanitari europei dall’ingiustificato onere economico dovuto al prezzo eccessivo imposto da Gilead. È giunto il momento di sfidare le “barriere economiche” che impediscono l’accesso ai trattamenti farmaceutici ed alle cure mediche da parte di chi quotidianamente soffre e che ha tuttavia il diritto di sperare di vivere in buona salute.
Insomma, a cosa serve l’innovazione in campo medico quando poi si è costretti ad intraprendere un lungo e costoso “viaggio per guarire”?

Autori: Francesca Tomasello, Maria Vittoria Ferraù, Miriam Di Giulio, Hilary Cardullo
Credits immagine: © GARVIT NANGIA/MSF
Fonte: Lastampa, MSF