Molti migranti a causa delle guerre in Siria sono costretti a scappare. E finalmente i giornalisti danno la possibilità di parlare e di farsi sentire alle persone che subiscono in prima persone le atrocità della guerra.
In Siria da molti anni a questa parte molti abitanti della Siria e non solo a causa dei bombardamenti che hanno distrutto le loro case e portato via gli affetti a loro cari, sono costretti a fuggire lasciando la loro terra di nascita e talvolta anche i parenti più anziani, mettendo a rischio la loro vita per raggiungere posti più sicuri come il Libano o il porto di Lampedusa. Molte famiglie a causa dell’incertezza lavorativa e con la paura di essere rimpatriati hanno bisogno giustamente di far sentire la loro voce di essere aiutati.
Come la storia di diverse ragazze nate in Siria costrette a fuggire dal loro paese a causa della guerra e della fame, hanno più o meno tutte la stessa età e hanno già dovuto affrontare molte difficoltà, dover maturare
più in fretta rispetto alle persone della loro età e capita anche che debbano prendersi cura dei loro fratelli o sorelle più piccole dover aver abbandonare i genitori poiché non c’era più spazio nella barca da dovevano partire, le diverse violenze fisiche subite durante il viaggio.
Appena sbarcati in paese come l’Italia le loro terribili storie vengono dimenticate, e al posto di essere aiutati vengono discriminati per strada con espressioni come: “ladri di lavoro” “picchiate gli anziani” “ladri di bambini” non solo per strada ma anche in luoghi come la scuola dove l’educazione e l’istruzione dovrebbero prevalere denigrandoli per il loro colore di pelle, per la loro religione e talvolta anche per motivi economici. Il “progetto medici senza frontiere” si occupa di dare un sostegno economico e di salute ai migranti dando a disposizione dei centri appositi per le persone più bisognose. Secondo il nostro è molto importante che le famiglie e le scuole alle nuove generazioni a rispettare le altre persone anche se diverse da noi, è necessario che le scuole facciano dei progetti per integrare ogni persona affinché nessuno si senta escluso.
di Letizia Lostia, Chiara Orrù e Eleonora Melis, 1Dsu, Liceo Eleonora d'Arborea di Cagliari