“I vostri figli hanno dormito questa notte? Sì? Questa è la buona notizia, la brutta è che non si sono più risvegliati a causa dell’ennesimo attacco chimico”.
Queste sono le parole di Nour Adam, un attivista siriano che ci ha raccontato come sono le condizioni di vita in Siria, dove dal 15 marzo 2011 è in atto una guerra civile che oggi lascia effetti devastanti nei territori coinvolti.
Oltre 6 milioni di sfollati e più di 300.000 vittime in questi ultimi 9 anni. Danni per un costo complessivo di quasi 400 miliardi di dollari.
Negli schieramenti da un lato il presidente Bashar Al Assad, a capo del governo dal 2000 in successione al padre Hafiz Al Assad, comandante delle forze armate e segretario del partito monocratico Ba’th; dall’altro lato le forze di ribellione popolari suddivise in vari gruppi che fanno sentire la loro voce tramite manifestazioni, spesso represse violentemente dall’esercito siriano mediante l’uso di armi chimiche.
Tra i paesi alleati al governo troviamo Iraq, Russia, Cina, Corea del Nord, mentre i paesi che sostengono le forze di ribellione sono Turchia, Qatar, Giordania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Israele, Arabia Saudita. Alcuni di questi hanno partecipato ai conflitti armati per alcuni anni prima di ritirarsi mentre altri combattono tutt’oggi.
Molti civili sono stati uccisi o feriti ingiustamente al solo scopo di instillare paura tra i civili; donne e bambini vengono tenuti in prigionia e resi vittime di violenze sessuali o torture.
Gran parte delle abitazioni, degli edifici pubblici e delle strade sono stati distrutti e resi inagibili.
Tra i numerosi diritti violati quelli di assemblea, di associazione e di libera espressione, già precedentemente tenuti sotto severo controllo dello Stato, non vengono tutelati.
Oltretutto, come se non bastasse, la guerra ha impedito il funzionamento del 35% degli ospedali, e con la conseguente scarsità di igiene sono insorte malattie ed epidemie di morbillo, tifo, epatite, dissenteria, tubercolosi.
La guerra non è il modo adatto di risolvere le questioni poiché porta a conseguenze distruttive e letali. Ci resta la speranza che i conflitti armati terminino ovunque e che lo Stato della Siria si riprenda al più presto, tappi le falle nel rapporto Stato-cittadini e porti un po’ di pace e serenità a tutti.
A cura di Matteo Fior, Sebastiano Spada, Nicolò Vantini, classe 2EI – Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi”, Verona. A.S. 2019-20
Fonti:
http://www.panorama.it
http://www.corriere.it
http://www.wikipedia.org
http://www.ansa.it