Le condizioni sanitarie in Sud Sudan sono carenti e la maggior parte della popolazione vive nella povertà. Tutto ciò perché il governo non riesce a sfruttare la potenzialità economica del Paese.

Ho conosciuto Oscar a Milano, qualche anno fa, so che si occupa di cooperazione, lo sento in occasione del Natale e di altre festività. L’altro giorno mi è arrivato un suo messaggio dal Sud Sudan, un luogo che mi è difficile identificare anche sul mappamondo. Lì un medico straordinario, Enzo Pisani, con una lunghissima esperienza in Africa, Mozambico, Angola, Sierra Leone, sta lavorando con forza e generosità.
Il Sud Sudan è un Paese senza sbocco sul mare nel centro-est dell’Africa, inserito nella subregione dell’Africa orientale delle Nazioni Unite. In questa regione le condizioni sanitarie e igieniche sono carenti, inimmaginabili per tutti noi che siamo abituati a livelli sanitari elevati. Nelle paludi lungo il Nilo Bianco cercano riparo le persone in fuga da una guerra civile che dura ormai da anni. A Nyal, a circa 400 chilometri della capitale Juba, il conflitto sembra meno minaccioso e le persone, quasi tutte donne e bambini, dopo viaggi estenuanti cercano pace, cibo, conforto, cure.
“In Sudan, la scarsa igiene e la malnutrizione diffusa portano a un elevato tasso di malattie infettive fatali. Le malattie più comuni sono la malaria, il morbillo e la tubercolosi”, spiega Enzo. “La meningite cerebrospinale, la tosse e l’epatite infettiva sono frequenti. La malnutrizione è prevalente durante tutto l’anno nel Darfur, soprattutto tra i bambini, a causa dei conflitti che negli ultimi anni hanno riguardato questo Paese.”
A partire dalla metà degli anni Settanta, il Ministero della Sanità ha avviato un programma nazionale destinato a fornire assistenza sanitaria primaria in tutto il paese soprattutto spingendo sul ruolo della medicina preventiva. La mancanza di risorse economiche ha però ostacolato pesantemente il piano. Circa la metà di tutti i Sudanesi ha accesso ai servizi sanitari, ma l’accessibilità dipende notevolmente dalla localizzazione geografica. La maggior parte del piccolo numero di medici del paese è concentrata nelle aree urbane, così come gli ospedali più importanti.
L’emergenza sanitaria in Sud Sudan è e continua a essere il problema principale di questo Paese africano. Le cause? Instabilità politica, insicurezza militare e carenza di formazione scolastica generale e specifica. “Ci sono pochissimi ospedali, paragonabili agli ospedali italiani di 30 anni fa, non sono dotati di mezzi sufficienti per aiutare e curare molte persone. La gente si fornisce ai dispensari, piccole farmacie dotate di una minima quantità di medicinali, che offrono servizi di base, ma sono spesso carenti di tutto a partire dalle infrastrutture. Molto diffusa è la malnutrizione dei bambini al disotto dei 5 anni, sia per carenze alimentari che culturali”, spiega Enzo. “Il servizio ambulanze è quasi inesistente e le pochissime ambulanze non hanno gli strumenti indispensabili per un primo soccorso. Questo significa che raggiungere anche i pochi ospedali che ci sono diventa problematico. Parlando poi di formazione, le scuole sono fatiscenti e hanno pochissimi insegnanti, neanche qualificati; oltre alla malnutrizione la popolazione non è istruita riguardo al cibo, si lavora con infermieri che spesso non conoscono neanche le tabelline o come eseguire correttamente una moltiplicazione per dosare correttamente un farmaco.”
Parlando con Oscar e Enzo mi rendo conto della profonda contraddizione in cui il Sud Sudan sembra essere bloccato: possiede giacimenti petroliferi tra i più estesi dell’Africa, un’enorme ricchezza che potrebbe garantire benessere alla popolazione. Ma il governo è incapace di sfruttare onestamente le risorse del Paese per garantire alla popolazione un tenore di vita migliore: negli ultimi anni, oltre un milione di persone ha abbandonato le proprie case per sottrarsi alle violenze, agli stupri, ai saccheggi.
“Per affrontare tutte le problematiche gestiamo al meglio delle nostre possibilità 5 ospedali, con medici, infermieri, servizi logistici (luce, acqua, riparazioni…) ed equipaggiamento sufficiente a offrire un servizio decente; privilegiamo la cura dei bambini con patologie infettive gravi, per esempio la malaria, e le donne in gravidanza che spesso muoiono per patologie legate al parto ormai assenti da 50 anni in Italia”, prosegue il dottor Enzo. “Collaboriamo con governi e donatori per estendere a tutti i bambini le coperture vaccinali per alcune malattie più comuni come pertosse, morbillo, epatite, meningite, polmonite, tubercolosi, difterite. Queste malattie sono molto diffuse ma ciò non vuol dire che non siano pericolose, soprattutto in un Paese come il Sud Sudan. Compriamo e distribuiamo farmaci essenziali per la cura delle patologie più comuni, cerchiamo di favorire l’estensione di un servizio ambulanze che consenta alla gente di raggiungere gli ospedali in cui lavoriamo, offriamo servizi di riabilitazione nutrizionale con alimenti terapeutici specifici per i bimbi malnutriti. Collaboriamo con i nostri medici e infermieri nelle scuole esistenti per la formazione di infermieri ed ostetriche. Cerchiamo di rendere efficienti le sale da parto e le sale operatorie per risolvere la maggior parte dei problemi che insorgono durante la gravidanza. Allarghiamo al massimo i servizi sanitari preventivi affinché le donne possano condurre e portare a termine la loro gravidanza.”
Credo che l’impegno di Oscar, del dottor Enzo e dei loro colleghi sia necessario per ridare vita a una terra come il Sudan.“Come ti senti tu?”, ho chiesto, commosso per la sua grandissima umanità. “Qui è tutto molto faticoso ma la cosa che mi colpisce di più è la tenacia delle persone che cooperano qui. Cerchiamo di non perdere il sorriso e ci accorgiamo di quali sono le cose essenziali”, mi ha risposto Oscar.

Fonti:
Conversazione col dottor Enzo Pisani, operatore CUAMM
www.medicisenzafrontiere.it
www.goafrique.it

di Federico Montefiori, Educandato Statale Setti Carraro Milano, Secondaria di I grado, IIB