Morire di morbillo, purtroppo, accade ancora. In Congo nel 2019 l’epidemia di morbillo ha causato più di 6.000 morti, un numero più elevato dei morti per l’ebola.
La Repubblica Democratica del Congo è uno Stato dell’Africa centrale. Il Paese ha le potenzialità per diventare uno dei Paesi più ricchi della terra per le sue straordinarie risorse minerarie come diamanti, oro e petrolio. Purtroppo queste ricchezze sono sfruttate esclusivamente dalla classe politica, ricca e corrotta, che utilizza in modo illegale la ricchezza del paese veicolandola a reti di organizzazioni criminali dentro e fuori dal Paese. A peggiorare la situazione ci sono le lotte interne e i numerosi scontri nell’est della regione che rendono la situazione ancora più difficile. La popolazione vive in povertà, malnutrizione e condizioni sanitarie ed igieniche molto precarie. Secondo l’Unep (“Programma della Nazioni Unite per l’ambiente”) circa il 98% del ricavato dello sfruttamento illegale delle risorse naturali – in particolare oro, carbone e legname – finisce nelle mani delle reti di organizzazioni criminali transnazionali che operano dentro e fuori dal Paese.
Il Congo è quindi vittima di una malattia che non fa più paura in Europa, completamente superata negli Stati più evoluti: il morbillo. L’epidemia, che negli ultimi anni ha infestato il Paese uccidendo in particolare bambini al di sotto dei 5 anni, si è andata ad aggiungere a quella di ebola.
L’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, ha dichiarato in Congo la presenza del maggior focolaio di morbillo nel mondo. Si tratta di una malattia altamente infettiva che colpisce soprattutto i neonati e i bambini malnutriti, che in Congo sono veramente numerosi. I sintomi più gravi sono infezioni respiratorie, cecità e gonfiore celebrale. Gli sforzi per fermare l’epidemia sono rallentati e ostacolati dalla mancanza di accesso alle cure, dalla scarsa assistenza sanitaria e dai conflitti interni.
Quello che mi colpisce è che il vaccino esiste: in quantità ridotte, minime, viene trasportato su motociclette da villaggi vicino a Temba e poi raggiunge la comunità occidentale di Seke-Banza. Dal 2018 al 2019 sono stati vaccinati 73 mila bambini fino ai 15 anni, ma tutto ciò non è stato sufficiente per contrastare l’epidemia di morbillo che ha devastato l’intero Paese. Secondo l’ONG Medici Senza Frontiere che lavora in Congo da più di 40 anni, un paziente affetto da morbillo contagia in media circa dieci persone. Non esiste un trattamento specifico contro il morbillo, ma una campagna di vaccinazione può rivelarsi estremamente efficace per prevenire nuovi casi. Secondo i dati di Medici Senza Fornire, infatti, le attività di vaccinazione possono ridurre la mortalità infantile del 50%.
Occorre impegnare e destinare con urgenza maggiori risorse alle aree ancora colpite per fermare l’epidemia.
di Federico Montefiori, Educandato Statale Setti Carraro Milano, Secondaria di I grado, IIB