Distruggere l’Ebola o gli ospedali in cui la si cura?
Quando il 27 febbraio 2019 è stata decisa da Medici Senza Frontiere la definitiva chiusura
del centro trattamento ebola nelle città di Butembo e Katwa, molte persone hanno perso la
possibilità e la speranza di guarire da tale malattia.
Tutto ciò è avvenuto in uno scenario di forti tensioni politiche e civili: in seguito alla prima
alternanza politica legata all’indipendenza del 1960, dopo 17 anni di potere esercitato dal
presidente Kabila e numerose posticipazioni delle successive elezioni, alla fine il Congo
ha visto vincitore Martin Fayolu, con un risultato del tutto inaspettato. Per questo si pensa
che l’esito sia stato manipolato da Kabila, in cambio della sua protezione.
In questo squilibrio politico si registra la più grande epidemia di ebola verificatosi in Congo
e la seconda nel mondo. Ad oggi, circa 927 persone sono rimaste contagiate e circa
587sono decedute. La malattia si trasmette tramite contagio animale o con contatto diretto
con sangue, fluidi corporei e tessuti infetti. Essa precisamente si manifesta con una febbre
emorragica ed ha un tasso di mortalità
che varia dal 50% al 90%. Sfortunatamente non
esistono ancora trattamenti specifici ma solo cure ospedaliere che hanno lo scopo di
alleviare i sintomi.
Ciò avviene nei centri di trattamento di Medici Senza Frontiere in Congo; tuttavia, a
destare preoccupazione sono i continui attacchi agli ospedali a causa dei quali un gran
numero di persone non è in grado di usufruire delle cure gratuite e, molto spesso,è
destinato alla morte. Questi eventi non sono inusuali in Congo, difatti, solo durante il mese
di febbraio, si sono verificati dozzine di incidenti che coinvolgono gli ospedali.
L’attacco del 24 febbraio al centro di Katwa, dove gli aggressori hanno prima gettato pietre
sulla struttura e poi le hanno dato fuoco,è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso,
spingendo a MSF a chiedere la chiusura dell’ospedale. Al momento dell’attacco erano
ricoverati 57 pazienti di cui 15 affetti di ebola e c’erano anche alcuni parenti.
Allo stupore generato da questa notizia si aggiunge la rabbia che proprio connazionali dei
malati abbiano commesso quest’ignobile azione.
Nonostante ciò, Medici Senza Frontiere continua la sua lotta contro l’ebola, negli altri centri
attivi in Congo.
di Ilenia De Michele, Alessia Iodice, Roberta Nunnari. Liceo classico Vittorio Emanuele II – Garibaldi Napoli , IM