Sull’isola di Pitagora i piccoli migranti non hanno accesso alla scuola

“I bambini arrivano da noi in modalità sopravvivenza. Noi facciamo del nostro meglio perchè si sentano soltanto bambini”, afferma Nicolò Govoni, che sull’isola di Samos in Grecia ha aperto una scuola appena fuori dal campo profughi. “Si chiama Mazì, che in greco significa ‘insieme’. Stiamo con loro mentre giocano a scacchi, imparano l’inglese, recuperano i ritmi della vita normale in attesa di un futuro altrove, lontano dalle guerre e dalla miseria”.
Samos è una delle 4000 isole greche che affollano il Mar Egeo. Fin dall’antichità è stata culla di grandi civiltà come quella Anatolica e quella Ellenica. Vanta più di 3 millenni di storia: un susseguirsi di guerre, conquiste e ribellioni.
Fino a 15 anni fa i 30.000 abitanti dell’isola vivevano principalmente di turismo. Poi, però, si è presentato il problema migranti. Già, perché, per una beffa della geografia, la piccola isola si trova a solo 1 km dalla costa turca, nel bel mezzo di una delle più trafficate rotte migratorie dei nostri giorni: quella che dal Medio Oriente porta fino all’Europa.
Più di 2000 anni fa qui, a Samos, è nato uno dei padri della matematica: Pitagora.
È allora un paradosso pensare che sulla stessa isola, oggi, i bambini migranti non abbiano la possibilità di andare in una scuola come quelle da cui sono stati strappati, dove la matematica, come la storia o le scienze, sono pilastri fondamentali per tutta la vita.
“Alcune ragazzine scappate, ad esempio, dall’Iraq ci hanno stupito, mostrando di conoscere integrali e funzioni complicatissime… ma non parlano una parola di inglese e non conoscono altri alfabeti se non quello della loro lingua”, spiega Giulia Cigoli, che a Mazì è coordinatrice. “Si capisce che vogliono continuare a imparare, come è giusto che sia alla loro età. La nostra non è una vera e propria scuola… ma cerchiamo di fare in modo che un po’ ci assomigli!”.
Il numero di nuovi arrivi – adulti e bambini – nelle isole greche questo inverno ammonta a 3370 persone. Nel 2017 i profughi sull’isola erano 2200 mentre oggi sono circa il doppio.
Il sindaco di Samos, Michalis Angeloupoulos, ex membro della Commissione Europea, si batte tutti i giorni per trovare il modo di risolvere questo problema. Molti abitanti associano il calo del turismo all’arrivo dei migranti, mentre altri cittadini ricevono beneficio da questo cambiamento: molti supermercati rimangono aperti tutto l’anno, anche fuori stagione.
Il governo greco ha costruito un campo profughi a meno di un chilometro dalla città più importante dell’isola, Vathy. Questo campo può contenere al massimo 648 persone ma oggi il numero dei profughi in transito sull’isola si aggira intorno ai 4200.
I migranti che non possono essere ospitati nel campo del governo greco sono costretti a vivere nei boschi adiacenti, in tende e rifugi fatiscenti. Nei boschi non c’è acqua corrente e le condizione igienico-sanitarie dei profughi sono pessime: in media c’è un medico ogni 650 persone bisognose di cure. Aggirarsi per il bosco dopo il calar del sole può rivelarsi molto pericoloso, in quanto si può incorrere nel rischio di subire molestie o abusi sessuali.
Nel 2017 è nata Samos Volunteers, un’organizzazione che aiuta i profughi in difficoltà, soprattutto i ragazzini. A loro si unisce Nicolò Govoni, meno di trent’anni. Capisce che serve un posto dove i minori possano trovare prima di tutto tranquillità e svago al di fuori del caos del campo profughi. Trasforma, grazie a una raccolta fondi, un vecchio magazzino in un loft luminoso. “Apriamo le porte al mattino presto. Offriamo la prima colazione, toilettes pulite, giochi di società. Fino alla sera si alternano laboratori e lezioni”, spiega Govoni. “La struttura ospita 150 studenti tra i 12 e i 17 anni che seguono corsi a 3 livelli di greco, inglese, matematica, arte, danza e teatro.
La situazione nel campo profughi è spesso paragonabile a un girone infernale: i migranti tentano di ribellarsi e sono frequenti manifestazioni al grido di “WE ARE NOT ANIMALS”. L’isola è ormai colma e, se l’Unione Europea non troverà una soluzione al più presto, Samos e altre isole al confine con la Turchia collasseranno. Sono frequenti gli sbarchi dalla Turchia e purtroppo anche gli incidenti in cui muoiono adulti e bambini nel tentativo di attraversare un braccio di mare piccolo ma così significativo perché, per molti, vuol dire Europa e quindi salvezza.
È un problema molto più vicino a noi di quanto non crediamo. Ne pagheremo presto le conseguenze se non interveniamo come cittadini europei. Insieme, però. Mazì.

di Carlo Giacomoni, Educandato Statale Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa (secondaria di I grado), IIIA

FONTI

  • http://espresso.repubblica.it/
  • Conversazioni con Nicolò Govoni e Giulia Cigoli, della scuola Mazì di Samos