La carovana dei migranti è iniziata l’11 ottobre 2018 dalla città di San Pedro Sula, in Honduras.

Attraverso messaggi su WhatsApp, un volantino su Facebook e giornali e televisioni decine di persone hanno cominciato a radunarsi. In realtà queste persone non sapevano a cosa sarebbero andate incontro, ma sapevano che volevano sfuggire alle violenze e al forte tasso di criminalità presente nel loro paese.
Molte carovane provano ad attraversare più di 2500 km con la volontà di emigrare negli Stati Uniti., perché per entrare illegalmente c’ è bisogno di pagare un trafficante (coyote) e il viaggio costa circa 10.000 dollari a persona.
Alle 8 di mattina molte persone si sono ritrovate alla fermata dell’autobus nella città di San Pedro Sula, sono partiti e in poche ore si sono aggiunte più di 5000 persone lungo il percorso. La scelta di non partire singolarmente è dettata dalla pericolosità e dalla paura di essere derubati o rapiti. Ci sono dubbi sull’origine della formazione delle carovane, alcuni ipotizzano che siano totalmente spontanee, altri sostengono che sono organizzate da gruppi di attivisti o associazioni, probabilmente è un insieme di entrambe le cose.
Le carovane partono dall‘Honduras, attraversano il Guatemala e il Messico, per raggiungere la frontiera con gli USA, in particolare con la California, dove potrebbe essere più facile che in Arizona , New Mexico o Texas, che sono gli altri stati americani confinanti con il Messico.Ma da quando è partito questo fenomeno il Pentagono ha schierato 5700 soldati lungo il confine con il Messico, per bloccare i migranti.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è riuscito a mantenere la promessa fatta alla vigilia delle elezioni politiche di metà mandato, cioè non far entrare i migranti perché sospetta che ci siano terroristi infiltrati, ma la pressione dei profughi è cresciuta di ora in ora e la loro disperazione è più forte del capo della Casa Bianca.
Il 65% dei migranti è composto da donne e bambini. Molto spesso i bambini vengono trattenuti nei centri di detenzione in condizioni precarie, uno dei centri più importanti è quello di Tapachula in Messico.
Per tutelare i minori è intervenuto l’UNICEF cercando di ricongiungere le famiglie e proteggerli nell’attesa che venga data loro una risposta ed una destinazione decorosa.
A Tijuana sono presenti 2500 migranti che aspettano una risposta alla domanda d’ asilo, ma sarà molto difficile che possano entrare. Il muro non c’è ancora , ma reticolati ed elicotteri che volano continuamente sulla frontiera mantengono intatta la divisione tra benessere e povertà.

Secondo noi non è giusto che Trump non li faccia entrare, perché se no non avrebbero la possibilità di trovare un lavoro per guadagnare qualcosa.

Di : Giulio Caldini, Luca Centini, Manuel Mandolini e Matilde Taviani,

Istituto Comprensivo Pietro Aldi Manciano

Fonti : repubblica.it , huffington post.