Un problema ancora presente, ma qualcosa sembra migliorare.
Nel mondo più di 240 milioni di bambini e ragazzi, compresi tra i 7 e i 17 anni, vengono sfruttati per lavori pesanti. La maggior parte di loro non può frequentare la scuola. Questi bambini lavorano per guadagnare dei soldi per aiutare la loro famiglia a sopravvivere: vivono in Asia, in Africa, in America meridionale ma anche in Europa e addirittura in Italia.
Leggere le loro storie significa scoprire che molti lavorano, insieme alle loro famiglie, nell’agricoltura; altri lavorano nelle miniere, nelle cave, nei laboratori di fiammiferi, di sigarette, di giocattoli e di fuochi d’artificio. Per lavorare nelle fabbriche i bambini vengono spesso costretti a rimanere lontano dalle loro famiglie per molto tempo. Questi lavori provocano malattie professionali e a volte incidenti che causano loro gravi difficoltà anche quando saranno adulti.
Così sarà per una giovane ragazza che lavora, come altri 6.700 minori, a Jakarta, capitale e principale città dell’Indonesia situata sulla costa nordoccidentale dell’isola di Giava. Nella fabbrica del marchio di abbigliamento sportivo e di scarpe da ginnastica Nike respira esalazioni rilasciate dalle vernici e la temperatura all’interno dei locali della fabbrica è di circa 40 gradi: questo le provoca bruciori agli occhi e forti mal di testa.
Non si tratta solo di un’azienda: abbiamo scoperto che oltre alla Nike ci sono molte altre multinazionali che sfruttano il lavoro minorile come l’Adidas o addirittura la Chicco, che produce prodotti per l’infanzia.
In tema di sfruttamento e lavoro minorile l’articolo 32 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia non potrebbe essere più chiaro: “Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale.”
Detto in altre parole: ogni bambino ha il diritto di vivere la propria infanzia. E questo significa studiare e giocare. E non lavorare in una miniera o in un campo.
Fortunatamente, ci sono delle organizzazioni che aiutano i bambini sfruttati, come Unicef e Unesco. Queste organizzazioni cercano di istituire ospedali e scuole per permettere ai bambini sfruttati di avere un futuro. In altri casi li preparano al mondo del lavoro con una formazione professionale adeguata che può essere utile anche per la vita quotidiana.
Un altro problema legato allo sfruttamento minorile è quello dei bambini soldato: circa 250 mila ragazzi nel mondo sono coinvolti nelle guerre. Alcuni sono soldati a tutti gli effetti, altri sono usati come “portatori” di munizioni, vettovaglie o altro. Sono esposti ai pericoli della battaglia e delle armi, trattati brutalmente e puniti in modo estremamente severo per gli errori. Per i ragazzi che sopravvivono alla guerra e non hanno riportato ferite o mutilazioni, le conseguenze sul piano fisico sono comunque gravi: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale, incluso l’AIDS. Approfondendo ulteriormente abbiamo capito che l’AIDS è una malattia che interferisce con il sistema immunitario e che rende le persone colpite più sensibili alle infezioni e allo sviluppo di tumori. Inoltre ci sono le ripercussioni psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni o aver commesso atrocità: senso di panico e incubi continuano a perseguitare questi ragazzi anche dopo anni.
Secondo noi il problema è difficile da risolvere. Sapere che ci sono dei bambini lontani dai loro genitori ci ha intristito molto. Abbiamo riflettuto sul fatto che noi abbiamo la possibilità di andare a scuola, una casa, cibo, vestiti e libri, mentre altri bambini come noi no.
Qualcosa sembra però migliorare. A partire dal 2002 si è verificata, soprattutto in America Latina e Caraibi, una diminuzione del 26% del numero di minori impiegati in lavori pericolosi. Progressi più lenti si registrano invece in Africa Subsahariana, dove sono ancora 69 milioni i bambini impiegati in varie forme di sfruttamento economico in condizioni nocive per il loro benessere psico-fisico, e in Asia, dove i bambini lavoratori sono 44 milioni. Riguardo al problema dei bambini soldato invece non ci sono dati attendibili sul numero dei minori associati alle forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.
Chino Margherita Aurora, Manfredi Andrea, Orsi Valentina, Pasolini Federico
classe II E secondaria di I grado IC Villanova Mondovì
Sitografia
Bambini soldato
Per quanto molti stati siano riluttanti ad ammetterlo, l’uso di bambini soldato pu essere considerato come una forma di lavoro illegittimo per la natura pericolosa del lavoro.
https://www.unicef.it/doc/224/bambini-soldato.htm
Home – Unimondo Atlante On Line
Unimondo
https://www.unicef.it/doc/599/convenzione-diritti-infanzia-adolescenza.htm
https://www.unicef.it/doc/364/lavoro-minorile.htm
https://www.unicef.it/doc/8365/lunicef-italia-sulla-giornata-contro-lo-sfruttamento-del-lavoro-minorile.htm
https://www.unicef.it/doc/8228/global-child-forum-unicef-presenta-atlante-dei-diritti-dei-bambini-e-delle-imprese.htm
Lo sfruttamento minorile: ” un problema mai risolto”.
Lo sfruttamento minorile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 16 anni in tutto il mondo. Le aree principalmente interessate dal lavoro minorile sono i Paesi in via di sviluppo, soprattutto Colombia, Pakistan e Brasile. Non sono però esclusi dal fenomeno Stati Uniti ed Europa.
Wikipedia, l’enciclopedia libera
Paolo Caliari, detto il Veronese ( Verona, 1528 – Venezia, 19 aprile 1588), è stato un pittore italiano del rinascimento, attivo a Venezia e in altre località del Veneto. Caliari è noto in particolare per i suoi dipinti a soggetto religioso e mitologico di grande formato, comeNozze di Cana (1563), Cena a casa di Levi (1573) e Trionfo di Venezia (1582).
https://www.intersos.com